Linea d'ombra - anno IX - n. 64 - ottobre 1991

Dopo di che, si andava fuori in quel taxi, a tutta birra verso ristoranti con menù francesi di cui papà conosceva il proprietario. A tavola ci raccontava sempre storie di fanatismo religioso e fatti di amena corruzione, mentre mamma si dava terribili morsi sul labbro ogni volta che si ritrovava a riderne - perché? Suppongo che si sentisse sempre sul punto di essere di nuovo calamitata dal fascino di papà. Dopo il rancio, andavamo a vedere qualche bello spettacolo, e mamma e papà si tenevano per mano tutto il tempo. Gli ultimi che abbiamo visto erano stati tutti scritti da Andrew Lloyd Webber. Dunque tutto rose e fiori, tranne per il fatto che, quando papà ripartiva, a noi non sempre ci andava di rinfilarci nel piccolo buco che ci era toccato in sorte. Non ci sentivamo poi troppo a nostro agio, mentre guardandoci l'una con l'altra, riprendevamo a strisciare quei nostri comunissimi piedi ancora una volta giù sulla terra. Ma perché era sempre sul punto di doverci lasciare? Mi ricordo che una volta, subito dopo una di queste sue visite, me ne sono uscita. Ne sentivo tanto la mancanza, e mentre ero da sola parlavo con lui. Poi, alle cinque del mattino sono tornata a casa, e alle otto mamma è entrata in camera mia: una donna sola e tutto quello che si può immaginare, in preda alla rabbia e alla disperazione. "Hai a che fare con droga e prostituzione?" Al!ora andavo con gli uomini per fare un po' di soldi. In una sala massaggi si faceva quel che si poteva. Ma nessuno di loro mi ha mai disgustato, e anzi spesso ci divertivamo insieme. Mamma però l'aveva scoperto, perché avevo sempre un mucchio di soldi. Dunque lei sapeva come stavano le cose, e mi controllava continuamente. "Sì." Niente scusg, Glielo dico e basta. "Sì, sì, sì". "Come pensavo." "Già, e per adesso questa è la mia vita. Posso tornare a dormire? Mi aspettano a lavoro per le dodici." "Non lo chiamare lavoro, Nina. Ci sono altri termini." E se n'è andata. Ma non era ancora andato a vuoto il suo primo giro di chiave giù in macchina, nel cortile, che io ero corsa in bagno, avevo riempito il lavandino e, preso quel lurido rasoio che lei usava per depilarsi le gambe, me l'ero cacciato nei polsi, prima in uno e poi nell'altro scavando disperatamente in cerca delle vene. (Dovreste provarci qualche volta; è più difficile di quanto si creda: la pelle dura, la gola che si contrae dal disgusto per l'acido del vomito che_ si sente salire.) Insomma, mi son partiti i nervi delle mani e mi hanno dovuto operare; e naturalmente tutti ce l'avevano con me perché avevo creato un altro problema. Qualche settimana dopo, invece, ho cambiato stratagemma. Ho ingoiato trenta pillole e mi hanno spedito in un ospedale psichiatrico nel Surrey, dove mi davano enigmi e indovinelli da risolvere, e, sempre a fini terapeutici, venivo regolarmente chiavata dallo psicologo, uno con l'unghia lunga al mignolo. Sono stata con Nadia alla Torre di Londra, al Monument, ad Hyde Park, a Buckingham Palace, e al National Theatre a vedere un non so che di culturale con un sacco di parrucche. Da un po' di giorni, Nadia sta cercando di farmi evitare altre confessioni, parlando solo del più e del meno, cosa che con la sottoscritta può durare tanto quanto lo zucchero tra i denti. Mamma è sempre STORIE/KUREISHI imbronciata, ma se la sta cavando bene con i suoi doveri di ospitalità. Per il resto, niente di interessante, tranne che è sempre più difficile far uscire Nadia dalla sua stanza, che ogni giorno passa delle ore in bagno a provarsi i trucchi, e che l'eroico Howard finalmente ha deciso di fare la sua apparizione. È tardo pomeriggio, e mamma non è ancora tornata. Dunque, indovinate un po' chi c'è? Howard e Nadia, che se ne stanno seduti sul divano dall'altra parte della stanza. È la prima volta che si vedono e già si può dire che uno tiene l'altro in palmo di mano ("in pugno" stavo quasi per scrivere). Per tutto il pomeriggio ho dovuto assistere ali' incontro fra queste due menti. Adesso sono passati alla politica. Le parole che con un suono secco rimbalzano dalle pareti sono: pluralismo, democrazia, teocrazia, e Benazir! I sensi di Howard sono tutti un fermento. Lo stronzetto non si capacita del fatto che un solo corpo (in giacca di pelle e maglione di cashemere neri) possa contenere tanta bellezza e tanta intelligenza, e che per di più, basta scuoterlo per sentire il vivace tintinnio di un mucchio di storie sul Terzo Mondo! Lì seduta, avvolta nei suoi braccialetti e il suo profumo, la vedo parlare con lui come non ha mai fatto con me - gesticolando! La fine nel prossimo numero. Dalla rivista "Granta" n. 22, 1987 per gentile concessione dell'editore Mondadori. Elisabet Sahtouris LA DANZA DELLA VITA Gaia, dal caos al cosmo Prefazione di James E. Lovelock SIAMOPOLVERE,MAPOLVEREDISTELLE L'avventuroso storia dello Terro e il viaggio dell'umanità, dal Big Bang al momento delle scelte per lo sopravvivenza. Uno prospettivo femminile sulle visioni dello natura c!I E/ Jc:HOL · F U T U R O Pp. 256, Lire 24.000 NELLELIBRERIE(DISTRIBUZIONEPDE) O DIRETTAMENTEA CASAVOSTRASENZASPESE • CCP 26441105, SCHOLÉFUTURO, • V. S. FRANCESCOD'ASSISI 3 • 10122 TORINO

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