STORIE/KUREISNI giochetti da adolescenti mia madre e il suo amante vanno a letto e sbatacchiano la stanza per una mezz'oretta. lo accendo una candela, spengo la radio e mi stendo lì, con le orecchie ben spalancate. È strano sentire la propria madre mentre lo fa. Si sentono gridolini abbastanza seri, sospiri e grugniti come se Howard cercasse di piantare un chiodo in un muro di mattoni. Mamma invece, sembra che la stiano operando: certe volte mi vien voglia di correre di là con la cassetta del pronto soccorso. Vi sembra una cosa interessante questa del venerdì sera o no? Lui viene a trovare la mamma solo di venerdì. Se Howard deve ritirare un premio per le sue sceneggiature o deve andare a qualche cena elegante con un critico, non ci viene a trovare fino al venerdì dopo. Il sabato non se ne parla neanche! Noi stiamo al nono piano. A un certo punto dico ad Howard: "Ehi, furbacchione. Staccati un po' gli occhi di dosso e vieni a vedere qui dalla finestra". Tùtta la zona sembra un cantiere. Ci sono assi e infissi di finestre dappertutto - pali, betoniere, sabbia, pietre, uomini che si aggirano tra mattoni sgretolati con i volti contratti in strane smorfie. "Be"' fa lui. "Non è uno schifo? Nadia penserà che siamo peggio della merda." "Mia piccola Nina" dice. Mi chiama sempre così quando si incavola. "Si, mio grande Howard?" "Perché vergognarsi di quel che si è?" "Perché in confronto aNadia non siamo poi una gran cosa, non ti pare?" "Be', io sì. E lo stesso vale anche per te. Quindi ora rimettiti a scrivere." Poi mi sfiora il viso con un dito. "Sei elettrizzata, vero? Questa per te è una cosa importante." Sì, credo proprio di sì. Per tutta la vita sono stata figlia unica e ho vissuto in una casa popolare con mia mamma, l'insegnante di drammaturgia. Voglio dire cioè, che sono stata figlia unica fino a quando avevo undici anni. Poi un bel giorno mia madre mi viene a dire che ha una grossa sorpresa per me, una di quelle che proprio non si dimenticano: ho una sorellastra coetanea che vive lontano, in un altro paese. "Tuo padre aveva una moglie in India", mi fa la mamma, agitandosi tutta ogni volta che dice "tuo padre". "Si sono sposati quando avevano quindici anni, come si usa laggiù. Così, quando ha deciso di lasciarmi, perché diceva che per lui ero una donna troppo forte, se n'è tornato in India dritto dritto da quella mogliettina.E questo proprio quando io ho scoperto di aspettare te. Nadia, l'altra sua figlia, è stata concepita poco dopo, ma poi è nata un solo giorno dopo di te. Immagina un po' tesoro. E da allora ho scoperto che ha anche altre due figlie!" Da quel giorno però, io non ho più pensato a quella mia sorellastra coetanea che viveva lontano, se non qualche volta giusto per detestarla perché aveva deciso di esistete così ali' improvviso. Finché una notte, di punto in bianco, scrivo a papà e gli chiedo di mandarla a stare un po' con noi. Mi alzo, scendo giù con l'ascensore, e vado fuori per strada a spedire la lettera prima di cambiare idea. Quella è stata una delle mie notti peggiori, e volevo tanto che Nadia mi salvasse. Qualche volta il venerdì pomeriggio, se non sono impegnata a scrivere una delle mie lunghissime lettere di odio al disc-jockey di qualche radio, Howard mi fa fare degli esercizi di immaginazione. Mi tocca sdraiarmi sul pavimento e immaginare un mucchio di cose per poi descriverle. Fa così anni Sessanta. E d'altra parte spesso, parlando di qualcuno, gli ho sentito dire: Eh, ma quella lì ha vissuto dei fantastici anni Sessanta! "Nina" mi dice un giorno, durante uno di questi giochetti, "devi inventare un po' il tuo rapporto con tua sorella. Voglio che me la descrivi". 1 Io sfreccio subito sul telecomando della mia immaginazione, con Howard che mi sta accovacciato accanto e mi tiene una mano sulla fronte, mandandomi amorosi segnali di sostegno. Finché, ecco che a un tratto si materializza l'immagine di una ragazza seduta sotto una palma, intenta a leggere un romanzo della Brontè e a bere yogurt. Vedo anche mio padre che coccola una bambina, e le racconta storie di tigri, elefanti e uomini che trascinano risciò. Vedo ... "Basta! Non riesco più a vedere niente!" Siccome non mi riesce più di visualizzarla, Nadia, adesso devo vederla. Dunque. Ecco ccime è andata. Mamma e io eravamo sedute a far colazione. Lei stava masticando il suo formaggio vegetariano. Era tutta vestita per andare a lavoro, infagottata in un ampio e lungo scamiciato violaceo, le calze nere, una fascia nera tra i capelli, e aveva tutta l'aria di una ragazza anni Cinquanta. Da un po' di tempo poi, si è fatta i capelli biondi e si guarda continuamente allo specchio. Io ero ancora in maglietta e calzoni. Mamma, come al solito, era tutta agitata per il lavoro. La sera prima, infatti, era rimasta attaccata al telefono due ore per parlarne con le sue amiche. Nel frattempo cercava di destare il mio interesse parlandomi del maltrattamento dei minori, e poi di incesto e dei suoi nessi con l'istruzione scolastica. Mentre io invece, le dicevo quanto detesto mangiare, quanto sia noioso, e come mi piacerebbe farlo una volta la settimana e non pensarci più. "Ma il palato è un organo dotato di sensibilità" mi diceva allora lei, "dovresti cercare di educarlo invece di ..." "Non cominciare con una delle tue fottutissime sensibilità." Ma a un certo punto arriva la posta. Mamma allora, apre una lettera spedita per via aerea. La legge due volte. lo sono sicura che è di papa, gliela strappo di mano e comincio a girare per la stanza cercando di capire di che si tratta. Carissime, è proprio una buona idea. Nadia mpverà il giorno cinque. Vi prego di andarla a prendere all'aeroporto. Davvero gentili ad offrirvi di ospitarla. Abbiatene cura, e la cosa più cara che io abbia al mondo. Vi abbraccio. Più sotto, scritto da Nadia: "Non vedo l'ora di conoscervi." Uhmmmm ... Mamma subitosi versadell'altrocaffèecominciaadesarninare la situazione. Si prende sempre delle terribili sbornie di caffè.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==