L'IDENTITA NARRATIVA Incontro con Paul Ricoeur a cura di Paola Sara Battistioli Paùl Ricoeur (Valence 1913) è succedutoa JeanHyppoliteall'Università di Strasburgoe ha poi insegnatonegli atenei di Paris-SorQonnee Nanterre (dove è stato rettoredal marzo 1968per un anno).Attualmente. è docente alla Divinity Schooldell'Università di Chicago.Direttoredel Centro di ricerche fenomenologiche ed ermeneutichedel CNRS, collabora assiduamente alla rivista "Esprit". Le radici del suo pensiero .si trovano nella fenomenologiahusserlianae nella filo.sofiadell'esistenza (Gabriel Marce!, Emmanuel Mounier, Karl Jaspers), sulla cui base ha innestato la riflessione ermeneutica. Preoccupazione di fondo: che la ·filosofia ermeneutica intrattengaun fecondo dialogo con la fenomenologia della religione, la linguistica, la psicanalisi, l'esegesi biblica, il . mito, la poesia, il raccontoe la narrazione.La sua ermeneuticafilosofica diviene epistemologia del simbolo; si lasciano cadere le pretese della soggettivitàaesserefondamentoultimo,poiché lacomprensionedell' esserci coincide con l'interpretazione applicata a elementi mediatori: segni, simboli, testi. L'i.dentitàdel soggetto è dedotta anzituttoa j:><!!:tire dal simbolo,e giunge così a essereuna identità simbolica,simbolizzata: l'essere dell'io viene dedotto dall'a-priori dei simboli. L'attenzione di Ricoeur si accentra sull'identità narrativa, o narrata, in cui il Sé è raggiunto narrando una storia, raccontando una vita. Su quest'ultimo tema - che non rappresenta però la riflessione ultima di Ricoeur: il racconto è racconto di Sé ad Altri, e si entra in tal modo nel regno dell'etica - abbiamo intervistatoRicoeur in margine al seminario "Il formalismodell'etica di fronteal tragicodell'azione" dell'Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. Il percorso di riflessione ricoueriano è tracciato dagli scritti: Il volontario e l'involontario (1950), Finitudine e colpa (1960), Della interpretazione. Saggio su Freud ( 1967), Il conflitto delle interpretazioni. Saggi di ermeneutica (1969), La metafora viva (1975), la trilogia Tempo e Racconto (1985), Soi-Meme comme un autre (1990). Come possiamo inserire il tema dell'identità narrativa nel triangolo tra l'opera, l'autore e il lettore? Possiamo affrontare il problema in tre modi differenti. In primo luogo dal punto di vista linguistico e dell'analisi strutturale del testo. Qui l'autore deve essere messo tra parentesi: il senso di un'opera è nell'opera stessa. Questo approccio è quello che ho chiàmato "autonomia semantica". Mi pare sia un'astrazione, a beneficio del metodo scientifico di avere un oggetto omogeneo. Se si introduce l'autore, si introducono elementi psicologici, biografici e dunque non si ha più una scienza coerente. Ogni scienza procede così, nel delimitare il suo oggetto. Bisogna solamente sapere che è un'astrazione. Il secondo approccio prevede di ristabilire il rapporto tra l'opera e il lettore, attraverso il carattere "proiettivo" dell'opera. Questa non è semplicemente un insieme di relazioni interne, ma è essa stessa, il disegno, il progetto di ciò che chiamiamo "mondo". Quest'idea di "mondo del testo" è un concetto che devo aH.G. Gadamer. Questa nozione forma uha sorta di ponte gettato tra l'opera e il lettore. Abbiamo qui tutto un altro tipo di approccio, il senso del testo è incompiuto, mentre un approccio semiotico considera il testo un'entità autosufficiente. Qui, al contrario, bisogna stare attenti al fatto che la lettura è una storia della lettura e che quésta storia della lettura diviene allo stesso tempostoria del testo. Ciò è vero sia per i testi religiosi che per quelli profani. Le letture successive divengono significations. Anche la nozione di senso è diversa, perché quando parliamo di senso secondo il primo approccio intendiamo per senso le inten;elazioni di tutti gli aspetti del testo. Qui senso vuol dire signification per qualcuno. Amo molto la parola francese signifiance. Hterzo approccio, di cui ho sempre diffidato, è il tentativo di reintrodurre l'autore a un certo momento, forse solo in terza posizione, pernon cadere in un certo tipodi critica (tipica del XIX secolo) in cui si mescolano la vita dell'autore e le sue opere. "È nato in quell'anno, ha scritto i tali libri ...". Si riassume il libro, poi si passa alla biografia, agli amori ... Forse il modo più appropriato è partire dall'idea che un discorso è esso stesso un'azione. È la teoria degli atti linguistici, speech acts, che permette di reintrodurre l '.autore come autore di un'azione. Il rapporto agente/ azione viene introdotto nel dominio del linguaggio, della scrittura. In realtà la scrittura segna una rottura a confronto del linguaggio orale, che quasi "cola" dalla bocca dell'uno nell'orecchio dell'altro. Con la scrittura l'opera è separata sia dal suo autore sia dal lettore. Il libro esiste là. E un problema molto specifico, consiste nel ritrovare una parola vivente in una scrittura. "Parola" nel senso di De Saussure, non come nella lingua italiana, dove parola vuol dire "vocabolo". Certo; è un problema 9i triangolazione. Possi~o affrontarlo da un capo qualunque. Credo sia meglio iniziare dall'opera isolata, poi accostare l'opera e il lettore, per finire con il trinomio opera-autore-lettore, dunque con la composizione progressiva di questa relazione complessa. Mi sembra che non si possa considerare Tempo e racconto una svolta nel Suo pensiero? Cosa pensa di questa mia interpretazione? Le sembra arbitraria?
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