Linea d'ombra - anno IX - n. 64 - ottobre 1991

STORIE/P'ECUCH questa è cosa secondaria, accessoria, in quanto che da allora, insieme con le lingue antiche, si è impadronito di me l'aldilà, e mi perseguita senza tregua come le false rappresentazioni perseguitano i pazzi. Tra mia moglie e me, naturalmente, è contrasto profondo, perché di fatto mi faccio mantenere da lei e per di più ho preso a sbevucchiare mica male: da noi i soldi, che pure mancano regolarmente, per una sbornia si trovano sempre; queste sono le fasi alterne in cui si articola la mia vita dacché mi sono dato alle lingue antiche: lite con mia moglie, sbornia, aldilà; ovvero sbornia, aldilà, lite con mia moglie; o anche aldilà, lite con mia moglie e sbornia. Ma al primo posto metterei comunque l'aldilà. È sorprendente: l'aldilà è proprio dappertuttò e a esaminare con occhio attento la vita ci si rende conto che ce n'è moltissimo, anche troppo. Ora sono sogni profetici, ora visitatori da altri mondi, ora allucinazioni, ora incontri con il sublime, ora apparizioni sotto le spoglie di idraulici, , e tante altre cose del genere che adesso è impossibile ricordarle tutte. Prendiamo come esempio la giornata di ieri ... Mi svegliai in preda a quel sentimento che si prova ali' uscire da un cinematografo dopo aver visto un film occidentale, pieno di immagini allettanti e non di questo mondo, benché non avessi sognato altro che mia moglie, la quale, attingendo a un libro enorme, mi prediceva il delirium tremens. Ero grato a quella visione, perché almeno non avevo sognato l'ingegner Rozenpud, un tale che aveva vissuto nel nostro appartamento, si era impiccato nel '51 e adesso dimora nell'armadio a muro in qualità di genio domestico, poi mi vestii, bevvi un caffè da un bicchierino sfaccettato e mi sedetti allo scrittoio di mia moglie per esercitarmi nella traduzione di un passo del Mahabahrata. Qualcosa non andava, ossia non che "qualcosa" non andasse, ma soffrivo dei postumi del giorno innanzi e bisognava che smaltissi per benino. Trovai nel cassetto della biancheria due rubli e pochi spiccioli e andai µel negozio di alimentari. Tornato a casa con la borsa a rete nella quale stavano buone buone due bottiglie di birra e i due pezzi di sapone da bucato il cui acquisto era vincolato a quello della birra, - cosa che d'altronde non mi aveva sorpreso, perché da noi è difficile che qualcosa ancora sorprenda-, anzitutto trovai spalancata la porta dell'appartamento e poi in cucina scoprii un essere strano: aveva un occhio solo, era scarmigliato e semisvestitoe sotto il nasoesibiva un'enorme verruca. A tutta prima costui mi guardò con ostilità, ma poi spostò lo sguardo sulla reticella con la birra, sembrò addolcirsi e disse affabilmente: - Viene proprio a proposito ... - e tirò fuori dalla tasca un buffo cavatappi. Non ci fu niente da fare, mi toccò offrirgliela, benché la cosa mi seccasse terribilmente, la mia regola mattutina essendo appunto un paio di birre: di più può anche andare, meno no. Bevemmo la birra e io chiesi: - Ma lei, esattamente, che cosa ci fa qui? - Studio la vita quotidiana, - quell'es_sere rispose chissà perché risentito. - Non vivete certo nella ricchezza, compagni terrestri, diciamo pure che siete miserabili, fa pena guardarvi. - C'è già stato un marziano ..., - notai. - Su Marte non c'evita organica, ossia non c'e alcun genere di vita per mancanza di ossigeno. - Questo l'ho già sentito. -E io l'ho sperimentato personalmente. Una volta, nel volare vicino a Marte, ho preso un campione della sua atmosfera. Il pianeta è povero, misero, del genere del vostro appartamento, non c'è praticamente niente da portar via, proprio così, praticamente niente da portar via, capisce che povertà! - Non ho capito, lei è di un altro pianeta? - Eh! - rispose quell'essere e parve inebetito. - Non racconti frottole. Nella nostra esistenza fantastica ci mancavano anche i visitatori da altri mondi. -È padrone di non credermi. E tutto sommato non ho tempo da perdere con lei; prendo la sveglia e me ne vado. La prendo a scopodiciamo così etnografico, come emblema della_vostra estrema povertà; non ha niente in contrario? - Se la prenda, - risposi e mi strinsi nelle spalle. L'ospite mise la sveglia nella tasca dei pantaloni, fece un gesto di saluto per nie nuovo e se ne andò imbronciato. Rimasto solo, sarei volentieri tornato al Mahabahrahta ma non ci fu verso: in anticamera risuonarono due lunghe scampanellate. Era Sviridov, il mio vicino di pianerottolo, sergente maggiore della polizia. Mise sul tavolo di cucina due bottiglie intere di "Zolotoe Kol' co" e disse: - Anneghiamo il dolore. Ieri ho ucciso un bandito. - Certo è un buon motivo, - dissi con un'espressione indefinita, non essendo in grado di stabilire lì per lì se l'uccisione di un bandito fosse una buona azione o una porcheria. - Eccome! - convenne con me Sviridov accalorandosi. - Un uomo resta un uomo, anche quando è una canaglia. E io come Disegno di Jeff Fisher.

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