TRE DA MOSCA IL CAMPO DI KULIKOVO E ALTRE POESIE Dmitrij Aleksandrovic Prigov a cura di Pia Pera Dmitrij Prigov - cosa aspettano gli editori italiani ad accorgersi del più grande poeta di quel fenomeno forse in via di estinzione, i realia sovietici ancora incontaminati dalla perestrojka? Bisogna sbrigarsi, perché chi sa quali altri versi sta adesso scrivendo Prigov, poeta sempre controcorrente, convinto com'è che "il contrasto stilistico tra la miaopera e la tendenza prevalente è necessario per far sì che si venga a creare una 'massa' critica capace di opporsi alla titanica potenza di ciò che è in voga" 1 • L'Urss sta cambiando pelle, già comincia a essere solo un ricordo quel mondo cui il poeta, ma anche scultore, artista e rock-star, è connesso da un legame profondo, simbiotico, il mondo in cui nasceva il concettualismo moscovita, quel movimento della fine degli anni Sessanta e inizio anni Settanta così attento al problema del linguaggio quotidiano e della sua distanza dalla "lingua alta". "Compresi che l'artista di tipo classico stava andando incontro a un collasso, perché la vita e l'arte si stavano sempre più allontanando.l'una dall'altra. Perciò non mi rimaneva che rivolgermi alla vita di tutti i giorni e al suo linguaggio per poi da lì, dal suo interno, trasportarli nella sfera dell'arte 'alta' "2 • Prigov è amatissimo in Russia; le sue letture di poesia e i suoi happening sono immancabilmente gremiti di pubblico, eppure il suo primo libro di poesia in Urss è uscito solo un anno fa: Slezy geral'diceskoj dusi (Lacrime di un'anima araldica), Moskovskij rabocij, Mosca 1990, con prefazione di Evgenij Popov3, lo scrittore suo amico e vicino d'avanguardia che lo ha immortalato in Dusa patriota (L'anima del patriota), bellissimo fantastico romanzo il cui episodio centrale è costituito da un labirintico vagabondaggio per Mosca dei personaggi Prigov e Popov nel tentativo di partecipare anche loro al grande evento storico dei funerali di Breznev, il leader sovietico vero virtuoso dell'arte della stagnazione. Scrive Popov che "in tutti quegli anni di totale assenza di speranza, che adesso si chiamano stagnanti, D. A. Prigov ha lavorato senza starsene con le mani in mano nei più svariati generi di quell'arte che ancora ieri veniva chiamata 'non ufficiale' ". Il libro, pieno di grazia nella povertà di mezzi (come è spesso il caso nell'editoria sovietica) ha in copertina una finissima opera grafica dello stesso Prigov. È un libriccino, contiene solo una piccolissima parte della produzione del poeta, ma, continua Popov, "rinunciamo a una facile smorfia perché dopo tutto si tratta del primo libro nei suoi 48 anni di vita. Noi tutti sappiamo benissimo quale fosse l'atmosfera di quella vita dalla quale, sembrerebbe, si sta separando per sempre il nostro paese. Vada sé che il tono sfrontato di D. A. Prigov, compenetrato com'è di pena per la miseria visibile e invisibile al mondo dello stile di vita a noi imposto, non poteva essere bene accetto a una realtà falsa. Proprio questi realia di una falsa realtà sono l'oggetto dell'opera creativa di Prigov, ne nutrono i versi, la prosa, la grafica; e qualsiasi sua costruzione buffonesca o assurdista non parrà un'esagerazione, perché era fatta proprio così la vita in cui scoppiavano tragedie, non importa se al Cremlino o in rosticceria, e la figura del Carrabbiniere acquisiva contorni cosmici". Note. I) Intervista con Viktor Misiano, "Contemporanea", n.5, 1989. 2) Ibidem. 3) Cfr. "Linea d'ombra" n.52, 1990. Carrabbiniere Quando qui al posto suo sta il Carrabbiniere A lui tutto fino a Vnukovo si apre lo spazio A Occidente e a Oriente scruta il Carrabbiniere E ancora più lontano, verso il vuoto che s'apre più oltre E il centro è lì, dove sta il Carrabbiniere - Su di lui lo sguardo d'ogni dove si dirige D'ogni dove è visibile il Cariabbiniere Da Est è visibile il Carrabbiniere Anche da Sud è visibile il Carrabbiniere Anche dal mare è visibile il Carrabbiniere Anche dal cielo è visibile il Carrabbiniere E anche da sotto terra ... Tanto più che nemmeno si nasconde. Reagan Non vuol darci da mangiare, Reagan Ebbene, i suoi calcoli li sbaglia lui Dopotutto è laggiù, da loro, che si pensa Che per vivere ci sia bisogno di mangiare. Mentre à noi non serve, il loro pane Noi della nostra idea vivremo S'accorge di colpo dello sbaglio: Dove sono andati? Mentre noi già nel cuore gli stiamo. Giudizio banale sul tema: Della ragionevolezza degli ideali Il tempo a Mosca s'avvicinava all'ideale· Mentre prima ne era lontano assai Era balordo e brutale Per questo ci litigavamo spesso 43
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