CONFRONTI da Un colpo di stato, un racconto scritto nel 1984. Nel primo brano una coppia di turisti americani ("Lui aveva la faccia abbronzata e lentigginosa e indossava un paio di bermuda blu e una camicia gialia sportiva ( ... ) lei un camicione di batik rosso, stampato a disegni aborigeni"; Le vie dei canti, p. 40) acquista da un aborigeno una tela pagandola con una carta dell' American Expres_s. La narrazione oscilla fra il grottesco e l'irrealtà della situazione fino a una svolta finale che getta una luce diversa sull'intero episodio, quando l'artista aborigeno ha finito di spiegare il significato della sua tela: "L'americana aveva tirato fuori il fazzoletto e si asciugava gli angoli degli occhi. Sapeva benissimo che la tela era dipinta a uso dei bianchi, ma lui le aveva fatto intravedere qualcosa di raro e di strano e lei gliene era molto riconosèente" (Le vie dei canti, p. 45). Il secondo episodio si svolge in Africa. Chatwin sta leggendo I nutrimenti terrestri di Gide mentre il suo treno rallenta entrando in stazione. "No, pensai, questa roba non funzionerà mai, e guardai fuori dal finestrino. Una cesta di ananas si era fermata proprio lì. La ragazza sotto la cesta sorrise e quando le diedi il mio Gide rimase abocca aperta, scaraventò tutti e sei gli ananas nello scompartimento e corse via per mostrare il libro alle amiche - le quali a loro volta accorsero saltellando lungo le rotaie e invocando a gran voce: 'Ha un libro, per favore? Un libro? Un libro!'. Così uscirono dal finestrino un libro giallo con le orecchie e Volo di notte di SaintExupéry ed entrarono i 'frutti della terra', quelli veri: papaie, guai avi, altri ananas, carne grigliata di topo di palude e un cappello fatto con foglie di palma" (Che ci faccio qui?, p. 41). A parte la scelta quasi simbolica di Gide e di Saint-Exupéry nonché il commento un po' snob· di Chatwin ("Quelle ragazze sono gli estremi prodotti del lycée francese"), questo secondo brano si può avvicinare al primo perché in entrambi è in atto uno scambio, una comunicazione che sembra apparentemente impossibile. Nel primo brano una situazione falsa, stereotipata assume improvvisamente spessore e realtà, genera risultati imprevisti e autentici: si crea una comunicazione che va al di là di ogni aspettativa, che non prescinde dal fattore economico che è alla base del rapporto ma si appoggia su di esso e lo supera, lo adopera, quasi, per creare, straordinariamente, un rapporto intenso e reale. Allo stesso modo nel secondo brano lo scambio fra letteratura e realtà, fra libri e frutti, potrebbe essere letto come la metafora di uno scambio di tipo coloniale (merce occidentale, merce di scarto, rifiutata da chi la dona in cambio di prodotti del luogo) se non fosse per un elemento incongruo, quella "carne grigliata di topo di palude", e per il carattere del tutto gratuito (nel duplice senso di inutile e di regalato spontaneamente) della merce che le ragazze regalano a Chatwin. Per non parlare poi della felicità che esse mostrano apertamente, . pur se si tratta come abbiamo detto di merce di scarto, e che genera ancora una volta uno scambio autentico in una situazione che sembrerebbe rispecchiare lo sfruttamento coloniale. L'impossibilità di ricreare un mitico mondo perduto ha quindi un esito imprevisto: la fine dei viaggi come esperienze significative è stata ormai decretata una volta per tutte, al viaggiatore si è sostituito il turista, l'Occidente ha distrutto e continua a distruggere il Terzo Mondo che a sua volta non fa altro che accelerare questo processo, ma in questo contesto, in questo mondo ibrido in cui non sono solo i viaggiatori a spostarsi ma tutti, chi per svago, chi pèr necessità, esiste ancora la possibilità di scambi reali, di una comunicazione tanto più preziosa quanto più difficile. È una situazione paradossale: in un mondo che si è apparentemente omogeneizzato, in paesaggi che, come nelle riviste patinate di viaggi, possono trovarsi ovunque e fra l'Equatore e il Polo Nord l'unica differenza che si avverte è il bianco della neve, in un mondo in cui in Patagonia si trova un'imitazione in cemento del Partenone, nel mezzo dell' Australia un Kentucky Fried Chicken e fra i capelli di una barista del Camerun un'arpa celtica in plastica verde, simbolo della Guinness, i rapporti reali sono stranamente complessi e le differenze si fanno più sottili, più rare ma anche più sorprendenti. Forse con il suo rimescolamento di razze, popoli e culture il mondo contemporaneo non si è degradato ma è soltanto cambiato e il viaggiatore che voglia comprenderlo, a differenza del turista, deve cercare lo scambio, il contatto discreto, la comunicazione, l'incontro che avviene come per illuminazione, attraverso una visione improvvisa, un contatto difficile o semplicissimo. Ma perché ci sia scambio il rapporto deve essere fra uguali: e allora anche il lamento di Chatwin sull'Afghanistan o sull'Australia assume un altro senso, non è più il lamento per una mitica Tradizione scomparsa, rna per una cultura reale, quella dei popoli che egli incontra, che è stata distrutta dalle guerre o dalle invasioni più o meno pacifiche. Il degrado del mondo contemporaneo, quindi, non è dovuto alla convivenza più o meno pacifica di razze, popoli e culture, ma alla scomparsa e alla distruzione delle culture locali, tradizionali, alla perdita delle proprie origini: i gallesi emigrati in Patagonia ammettono tristemente di non saper ritrovare il loro paese d'origine sulla mappa del Galles e gli algerini di Marsiglia, descritti in La tristissima storia di Salah Bougrine del 1974, stanno per essere cacciati dalla città dove vivono. "E gli algerini dovranno tornarsene a casa, o finiranno nell'arida banlieue. E non ci saranno più Soirées de Ramadan. Non ci sarà più la Big Leila che balla nuda attorno a una vaschetta con i pesci rossi. E non ci sarà un posto dove andare per il marinaio nigeriano.che già presagisce la fine: 'Io andato cercare donna, ma troppo caro! Una botta tre sterline! Oh, signore, Londra è posto di paradiso. Marsiglia èfinish"' (Che ci faccio qui?, p. 317). Da parte sua, Chatwin nella sua apertura verso chi gli è estraneo, non ripudia la sua cultura ma la contamina con altre tradizioni, con le tracce residue di altre culture.Non esalta in BruceChatwin in una foto di Ulf Andersen Ida "Gulliver" n.2/3, 1990). I
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==