Linea d'ombra - anno IX - n. 64 - ottobre 1991

111111 Yuko Tsushima 111111 Il figlio della fortuna Il primo romanzo di Yuko Tsushùna mai pubblicato in Italia. L'autrice, esponente acclamata della corrente del "romanzo dell'io", unisce il piano della realtà quotidiana a quello dell'immaginazione e dell'illusione, che porta a vivere, come vere, realtà apparenti create dalla mente. Ne Il figlio della fortuna la scoperta dell'attesa di un figlio determina un improvviso cambiamento nella difficile vita di Koko, giovane donna divorziata che vive sola in un modesto appartamento.· Ma l'esito sorprendente della gravidanza fru-àtramontru·etutto un mondo irreale, sostituito da una nuova capacità di vivere in modo meno passivo e chiuso il proprio destino di donna senza un compagno. 208 pagine/lire 20.000 AS1llEA Il mondo vissuto e narrato dalle donne 111111 ____ ,,....,. L'Indice. La lettura laureata in lettere. IL CONTESTO Italia: quel che segue no. Lorenzo C..è stato impiccato a Salisbury l '8.2.74; il 18.2.73 era stato condannato a morte per assassinio. Ecco qui la seconda parte della storia, avvenuta nel periodo delle mie vacanze italiane. Gli affari del negozio paterno andavano male: c'è chi dice perché non si tenevano i conti. Io penso perché un negozio, anche grosso, non può mantenere una famiglia di più di 100persone. Lorenzo C. va dallo stregone e chiede che cosa deve fare per migliorare gli affari e ha questa risposta: 'Soltanto costole umane di un uomo ucciso, messe all'interno del banco di vendita, possono risolvere i problemi d'affari'. Lorenzo C. vede per caso due bambini delle elementari in un fiume: uno dei due è un cugino della sua prima moglie. Fa loro bere una b<:;vandainebriante; uno dei due riesce a scappare e, dopo una settimana, arriva in una missione a 50 chilometri di distanza, sfinito.L'altro, il cugino della moglie, viene ammazzato. La polizia, a molti mesi di distanza, troverà costole umane nel banco di vendita del negozio". La Guidotti chiude così la sua lettera, riferendosi anche a un altro episodio avente altri protagonisti: "Entrambi i fatti mi hanno scioccata, proprio perché in passato mi avevano edificato. In parte sono certamente dovuti al conflitto fra cultura pagana e cultura cristiana, ma è altrettanto vero che il male che vedo fare posso farlo anch'io". Conclusione quest'ultima che dà la misura della sua statura umana e morale (una dottoressa missionaria che non si sente superiore a un cattolico poligamo, superstizioso e assassino!) e che tuttavia non toglie spazio a noi per domandarci se anche il primo morto, il bambino impropriamente nutrito, non muoia della stessa causa che è all'origine della tragica fine del secondo: l'abisso culturale che là porta una donna pur di alta estrazione a "migliorare" un neonato nutrendolo a caramelle e qua un uomo altrettanto distinto a pensare di risanare il bilancio di una ditta commerciale introducendo nel bancone di vendita costole di un uomo precedentemente sacrificato, mentre si sarebbero dovuti tenere i conti (ad avere una mente quantitativa ...) oppure, come riflette la Guidotti, sarebbe stato necessario diminuire il numero delle persone che ci campavano sopra (a non vivere in una società avente come orizzonte ultimo la famiglia ... dice niente il Mezzogiorno d'Italia?). La vicenda, che sconcerta la dottoressa, la quale tuttavia la guarda con occhi soltanto religiosi, lascia alla fine noi, che veniamo a cose tutte concluse e a nomi, a partire da "Rhodesia", tutti cambiati (o appena occultati?), in preda a un senso di angoscia difficilmente rintuzzabile, a meno, forse, di non condividere la stessa abnegazione di Luisa Guidotti e riceverne conforto alla maniera di lei. In questa storia, che si direbbe davvero esemplare dello scontro senza scampo fra cultura occidentale, egemone e • irresistibile, e culture autoctone, almeno africane, tutti muoiono senza vedere la fine naturale dei loro anni. I buoni, come la dottoressa; gli innocenti, come il bambino piccolo, gonfio di dolci, e quello più grandicello, assassinato; i buoni e cattivi come Lorenzo C., "sempre gentile", "capace di fare favori", uomo di fede che dice "lo abbiamo ricevuto da Dio con due mani, lo restituiamo a Dio con due mani" e nello stesso tempo spietato assassino. Non sarà vero, altri perscmaggi si salvano; non sarà vero, forse si fa torto all'interessata, che avrà certo presentato altre facce: ma sembra che in questo dramma l'unica figura al sicuro sia quella dell'infermiera, che è occidentale, sa cosa fare, è certa di ciò che è giusto e lo fa. Forse ancora più sottilmente inquietante, freudianamente unheimlich, quanto meno per uno spirito religioso, è la sorta di analogia che gli avvenimenti interni ed esterni al libro paiono instaurare fra la Chiesa che mette le ossa di Luisa Guidotti in una cattedrale, di certo perché qualcosa, oltre alla testimonianza, si produca, e Lorenzo C. che introduce ossa umane nel suo banco di vendita affinché l'azienda non fallisca. Il primo nobile e il secondo ignobile, non sono entrambi gesti che si pongono sullo stesso versante del displuvio culturale appena esplicitato e dunque entrambi votati alla sconfitta?

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