Linea d'ombra - anno IX - n. 64 - ottobre 1991

Risultano infatti fatali al piccolo aranciate e caramelle, prodotti forse locali, forse d'importazione, ma di sicuro estranei agli usi alimentàri autoctoni; e così i bomboloni, in Emilia dolci fritti ripieni di crema, in Rhodesia chissà, e tuttavia impensabili come genere con cui sostentarsi tutti i giorni. Quindi, possiamo senz'altro dire, la madre nutriva il bambino con cibi introdotti dalla colonizzazione, con cibi da bianchi. Non è neanche escluso che la sua risposta: "Fin dalla nascita, aranciate, bomboloni e caramelle", possa significare più un vanto che un'informazione data alla dottoressa: "Come, cosa gli davo? Ma le cose migliori, fin dalla nascita". Fin dalla nascita, dice. È ragionevole supporre che anche presso gli Shona esista una tradizione su come alimentare i neonati. Questa donna, trattando così il suo piccolo, a caramelle, molto probabilmente la infrange. Siccome poi tutto il contesto parla di preoccupazione e di affetto (i cibi che costano, il corteo delle tre macchine, l'invocazione paterna "è mio figlio, faccia qualcosa per mio figlio"), la donna evidentemente la infrange per fare di più, per migliorare. Possiamo spingerci a dire che si tratta di una donna, con tutte le virgolette che si vuole, "moderna", "progressista"? Una cosa per contro sembra assodata. Per lei "bianco è bello".· E se pensiamo a come la descrive la Guidotti, una donna che pare molto più vecchia del marito, poco elegante, patita; che si confronta, inevitabilmente, con una terza moglie bella ed elegante, fertile, dato che era al sesto mese di gravidanza, ecco che ha tutta l'aria di prendere corpo.sotto i nostri occhi un dramma sia coniugale che personale. Questa donna ha forse cercato, alimentando il proprio figlio con i generi più raffinati e deliziosi dei bianchi, di renderlo forte come i bianchi (il governo della Rhodesia è bianco), abile come loro (che hanno inventato le caramelle) e come loro sapiente e misericordioso (è una dottoressa bianca a cui i due genitori si rivolgono perché salvi il bambino). Insomma ha voluto per lui il massimo al mondo, che è poi il desiderio tipico dei genitori più o meno dappertutto, per quel _che è dato sapere. IL CONTESTO Una volta entrati in questa ottica, è più problematico condividere la critica, pur espressa così incisivamente, dell'infermiera Savini circa il loro operato parentale: "Ma gli hanno tenuto dietro con due mani?". La madre, almeno, e forse anche il padre ("io permettevo a mia moglie di prendere qualsiasi cosa dal negozio") sembrerebbero davvero averlo fatto, sulla base dei criteri di riferimento di cui disponevano, filtro inevitabile all'operare di chiunque. Di ignoranza si può propriamente parlare all'interno di un sistema culturale, non tra un sistema e un altro: sarebbe se no come far carico a un m~dievale di non essersi servito del metodo scientifico in questa o quell'occasione in cui sarebbe stato tanto fruttuoso ricorrervi, e chiamarlo ignorante. E degno di nota, d'altra parte, come il progetto di una estemporanea predica dietetica muoia sulle labbra della dottoressa, che arriva per via di sensibilità religiosa a sintonizzarsi con il padre a cui viene annunciata la morte del figlio e si rimette unicamente a Dio. Salvo poi, la Guidotti, farsi in qualche modo contagiare dalla Savini: cosicché sembra che l'ottenimento più importante, la sintonia raggiunta, venga alla fine quasi ridimensionato, e quello meno importante - ma chissà, un po' utile, purché tenuto in subordine - non sia fatto oggetto di alcun tentativo (la predica dietetica). Se qualcuno credesse che abbia non dico farneticato, ma almeno sostenuto senza adeguate prove la tesi che il bimbo sia morto, assai più che di ignoranza, di aspirazioni coltivate nel quadro di un soverchiante divario culturale, mi si consenta di portare a termine il racconto della dottoressa Guidotti, che diventa, da qui in poi, ancora più straordinario. "Questa storia fino a questo punto credo di avertela già contata - scrive al padre - perché è avvenuta prima del mio rientro in Villaggio nigeriano (foto di David BurnettContact/G/Neri)

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