Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

STORIE/SERGE d'incarnare quanto c'era di più diamantato nella letteratura europea di prima del disastro? Diamantato non è forse un aggettivo originale, ma spero sia la parola giusta: il diamante è duro, irriducibile, scintillante, di pura qualità cristallina, capace di rispecchiare innumerevoli aspetti del mondo. Gli manca soltanto il torbido oscurante della vita. Questo torbido della vita, precisamente, Giraudoux valutava con anima profonda e convertiva in diamante. La nostra barca, condotta da un giovane rematore indio dagli occhi a mandorla e dal naso dritto, che si lava molto raramente e nonostante ciò è un bel giovane, percorre il lago dai riflessi di cielo. Sullo sfondo di colline l'enorme pennacchio di nubi vulcaniche scoppia e si prolunga in chiome di vapori. Approdiamo a un'isola sassosa e verde. Reti di pescatori, capanni, boscaglia calda, piccoli campi di mais, cespugli di cactus, un sentiero che si arrampica verso la vetta fra blocchi frana i di lava antica. Perché proviamo questa gioia a salire? .Perché gli orizzonti si allargano? La gioia è troppo disinteressata, non contiene il minimo elemento di volontà. È piuttosto piacere d'evasione, di comunità con gli spazi della terra (qualunque contemplazione implica identificazione con le cose contemplate). Siamo felici di vedere le coste del lago emergere sotto il cielo infinito. Lucertole e serpenti, scivolando nell'erba secca, fanno un rumore lieve, un frusdo metallico. In cima all'isola una casa bianca e quadrata. Luogo privilegiato! Uno stormo di bambini scuri fugge. Li divertiamo, palesemente. Questi piccoli Tarascos, ragazzi e fanciulle, sono sani, molto abbronzati, ridenti. Almeno la metà sono molto belli. Larghi visi, ossùti e assieme pieni, fronti convesse, occhi scuri, vellutati, sguardi diretti, denti bianchi. Sono poco diversi dalle razze mediterranee. Nella stessa stanza, fresca, aperta sul panorama, stanno tre classi di circa otto bambini ciascuna. La maestra, un'india settuagenaria, simpatica e dignitosa, spiega che lei insegna aritmetica e castigliano; il tarasco lo conoscono (e il tarasco non ha alfabeto). La scrittura dei bambini è buona; sorprende, questa vecchia donna nel villaggio di pescatori. Quali tesori di capacità sconosciute sono posseduti dai bambini indios di queste terre? E ancora non è stato trovato quel po' di denaro necessario per riunire qualche centinaio in una buona scuola superiore che li rivelerebbe a se stessi. Nei locali notturni di Città del Messico, in un mese, si scialacquano più dollari di quanti sarebbero necessari a quest'impresa. Una regione del cielo perde luce, diventa greve e plumbea, come se vi regnassero piogge pesanti, ma le nuvole sono stranamente violacee. Entriamo, e viaggiamo molte ore, in un paese fantastico di desolazione grigia, cremosa, un paese di pallore diffuso sulla terra, un paese spettrale. Le ceneri, simili a una nebbia incolore e tuttavia scura, vagamente rossastra, coprono le pianure, i boschi, i campi coltivati, gli avvallamenti, i sentieri, a perdita d'occhio. Terra uccisa, vegetazione morta. Alberi caduti, alberi abbattuti. Non un uccello, non un insetto. È livida, potrebbe essere una tundra siberiana, ma cadaverica. "Un campo di battaglia, osserviamo, in cui le raffiche di esplosivo non abbiano lasciato più niente di vivo. Tutto è sommerso dalla polvere minerale." È stata una battaglia, in effetti, fra il fuoco sotterraneo e la terra viva, la terra vinta di cui si comprende ali' improvviso la fragilità sacrale. La terra, questa sostanza grigia e bruna, fragile come la sostanza cerebrale, che sempre rinasce alla vita, sempre 92 sopisce la vita, come la sostanza cerebrale. Ricordo il geologo che mi spiegava come la terra fertile sia creazione di organismi viventi, come ognuno dei suoi granelli abbia partecipato un numero incalcolabile di volte ali' esistenza organica ... Qui è finita per molto tempo, la polvere di lava ha annientato tutto. Mi ricordo la terrificante visione del deserto che prese il posto di Saint-Pierre della Martinica. Il cargo passava lentamente al largo dell'isola paradisiaca dal litorale bordato di alberi di cocco, dai pendii di smeraldo ch'erano campi di canna, dalle selve dorate che si arrampicavano verso i picchi conici; e all'improvviso vedemmo un singolare deserto di pietrame rossastro, di una tonalità di sangue coagulato, talvolta slavato, che si stendeva dall'alto della montagna verso il mare, in una colata levigata, assolutamente riuda, assolutamente sterile ... Nello stesso posto, all'alba dell'8 maggio 1902, c'era una città ricca di pesca, di commerci e di dolce piacere di vivere; la sera di quello stesso giorno la città non esisteva più, le ville della collina coi loro colonnati bianchi non esistevano più, i campi coltivati non esistevano più. Un uomo, uno solo fra 26.000, sopravviveva. Era l'unico giusto? La volta di un sotterraneo della prigione lo proteggeva miracolosamente. Ho visto scheletri pietrificati adunati ai bordi dell'incendio cosmico: mantenevano il movimento di corsa e di terrore dell'ultimo istante. Ho visto frammenti di bottiglia trasformati dall'incandescenza del mondo in folli fiori di vetro. In più di quarant'ani ·neppure un arbusto è rispuntato sulla lava irrigidita. Per ore viaggiamo attraverso il paese morto. Profonda relatività della morte. Le foglie morte tornano alla vita vegetale. L'erba, l'albero che fiorirà, spuntano sulla tomba; nella stessa tomba le decomposizioni fanno fermentare nuovi gerrni di vita. La morte delle creature materialmente è soltanto un ritorno all'anonimato dell'essere. Così tornano al mare le goccioline splendenti provocate dagli spruzzi delle onde. Ma.dove il fuoco elementare passa e trionfa più niente ricomincia; la sostanza sacra ridiventa simile alle rocce che hanno preceduto l'essere; il mistero della vita ripiomba nel nulla. Lave di Saint-Pierre, nevi minerali di Parangaricutiro, ecco l'immagine della fine totale. Piove sabbia e ceneri calde, avanziamo in una caligine livida. Infine si solleva la massiccia .colonna di fumo, muovendo i suoi tortiglioni che paiono viscere. San,Juan muore. Bella resistenza degli ultimi uomini. Le dimore crollano, le irte piante del nopal soccombono, un peso di cenere piega i tetti che ancora reggono, per poco. Non ci sono più giardini ma terreni indefiniti come non ho visto uguali da nessuna parte del mondo: superfici uniche, pure, morte. Rari bambini in sarapè, taciturni e sudici, perché l'acqua non esiste quasi più. Grigiore e sudiciume dappertutto. Visi, occhi, persino gli sguardi, sono colmi di cenere nera. La chiesa potrebbe essere stata mutilata da un bombardamento. Sulla piazza la Croce di pietra si lamenta in silenzio. In fondo a una via astratta, l'enorme eruzione sale oscura invadendo il cielo.' Partiamo, a piedi, per inerpicarci sugli ultimi pendii, verso il cratere. Le correnti atmosferiche orientano il mostruoso pennacchio di lave aeree in direzione contraria a quella da cui arriviamo. Altrove, da qualche parte, una colata di lava scende, e poi sale irresistibilmente verso le rovine del villaggio. Camminiamo sotto la pioggia minerale che si trasforma in tempesta. Il tramonto del

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