Dov'e la sinistra, dov'è la destra Luigi Manconi Mi è difficile capire perché non si debba vivere come un grandioso evento di liberazione quella che è stata definita la "conclusione della storia del comunismo" .. Se per centinaia di milioni di diseredati quanto è successo rappresenta - non solo simbolicamente ma nella materialità della vita quotidiana- la fine dell'oppressione e una speranza di libertà, cosa dovrebbe motivare un atteggiamento diverso in quanti si vogliono a sinistra? Se per centinaia di milioni di uomini comunismo, in tutte le sue versioni, ha significato terrore e fame, oppressione e miseria, nessuno - nessun intellettuale e nessun militante, nessun filosofo e nessun rocchettaro - può permettersi di dire: no, quello non è comunismo, quello è capita_lismo di stato, è socialismo autoritario, è socialimperialismo. E comunque altro, altrove, altrimenti. C'è in queste affermazioni, una tentazione intellettualistica definibile sociologicamente e culturalmente, come piccolo-borghese; e c'è un riflesso conservatore che si nutre di vezzi accademici. Anche se, evidentemente, non c'è solo questo nel richiamo al comunismo. Il comunismo - oltre che terrore e miseria - è stato, per milioni di uomini, idea e ideologia di emancipazione e di riscatto; ma si è trasformato nel suo contrario per gran parte di quegli stessi uomini che lo hanno voluto. Oggi, d'altra parte, come idea e èome ideologia, sempre meno il comunismo è capace di mobilitare le grandi masse. Attualmente, altre "grandi narrazioni" - le religioni e i nazionalismi, l'antirazzismo e, appunto, l'anticomunismo - muovono i passi e i •sentimenti, i gesti e le ribellioni di milioni di individui. Questo pone in una condizione di definitiva perifericità l'ideologia comunista, ridotta a strumento di legittimazione di residui regimi dispotici e a rituale di perpetuazione di alcuni circoli accademici occidentali. I più accorti tra questi ultimi sono indotti, ora, a un ulteriore slittamento nella definizione del "proprio" comunismo; non più ricerca di nuovi modelli, che sostituiscano quelli obsoleti o "traditi", ma negazione di qualunque modello. Il comunismo come, propriamente, utopia. Il comunismo come ciò che non è: questo suo non essere consentirebbe la critica- l'unica critica radicale posssibile - di ciò che è. Ovvero dell'esistente. Ecco, questa è- sembra essere-1 'ultima risorsa di chi vuole ancora dirsi comunista. Il rifiuto dello stato di cose presente richiederebbe una strumentazione analitica e critica - quella fornita dal marxismo -e un programma e una strategia finalizzati alla conquista degli "ideali dell'uguaglianza". Ma perché mai tali "ideali di uguaglianza" devono dirsi comu- . nisti, quando tutta intera la storia del comunismo rappresenta la negazione di quegli stessi ideali? Forse perché molti comunisti hanno soggettivamente perseguito quella aspirazione all'uguaglianza? Qui emerge, a mio avviso, una grave ambiguità: alimentata, tra l'altro, dall'idea che i militanti del Partito comunista dell'Unione Sovietica degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta siano stati come i militanti del Partito comunista italiano degli stessi decenni: i difensori della democrazia e degli strati sociali deboli; mentre in Urss si trattava - in gran parte - dei membri di un apparato di controllo e delazione, di autoriproduzione parassitaria, di perpetuazione di privilegi di ceto e di classe. Perché "regalare" a questo apparato gli "ideali di uguaglianza"? Perché consentire tuttora l'identificazione tra comunismo e.volontà di emancipazione, di giustizia, di autodeterminazione? E perché oggi - dopo il tentato golpe - la liquidazione del Pcus dovrebbe agevolare il "darwinismo sociale"? Non è stato proprio il Pcus a incentivare, nel corso di settanta anni, le più inique discriminazioni di classe? Con ogni probabilità Boris Eltsin e i suoi economisti non le impediranIL CONTESTO no né le ridurranno, e l'unica risorsa degli strati deboli della Russia (e di qualunque paese del mondo) sarà, se ci sarà, lo sviluppo della dialettica democratica e del conflitto sociale: pluralità di attori, sindacati e vertenze, scioperi e negoziati. · Questo significa accettare l'esistente così com'è? Al contrario: è pro~rio la proiezione ide~logico-utopica in un altrove a impedire di ag1re per la trasformazione concreta dell'esistente. E, invece, agire è possibile; ed è più agevole - più efficace e produttivo - farlo in assenza di ideologie. Si arriva, cosi, al punto cruciale. Perché la sinistra non sopporta di essere e sentirsi orfana ovvero priva delle consolazioni offerte dalle religioni e dalle id~ologie? Conclusa "la storia del comunismo", non è certo la fine della storia. L~ ~om_an_dei ~i~ertàe, an~or prima, di sopravvivenza da parte di ffilhardi di uoffilmrestano disattese; e restano largamente disattese le domande di giustizia sociale. Il comunismo non le ha soddisfatte spesso le ha mortificate. Il capitalismo e la democrazia liberale si rivelano incapaci di offrire soluzioni adeguate; ma costituiscono l'unico terreno su cui elaborare e sperimentare nuovi programmi e nuove strategie. E l'unico terreno su cui è possibile una lotta aperta tra destra e sinistra. · lo non credo affatto che l'unica sinistra degna sia quella liberal ,(troppo connotato ideologicamente e troppo compromesso storicamente anche questo termine), ma so per certo che la sinistra comunista non è sinistra. È destra. · È destra perché propriamente conservatrice. Sotto almeno tre aspetti che provo qui a illustrare. . Conservatriceperché ideologico-commemorativa. Piuttosto che farsi critica di tutti i sistemi ideologici e di tutti gli apparati di trasmissione delle culture :--perché complici dei rapporti di potere o, come si è dimostrato, inadeguati a contrastarli efficacemente - la sinistra comunista ha voluto farsi custode di una memoria e sede di perpetuazione di una ideologia: quella vecchio-comunista; tale memoria e tale ideologia (che hanno avuto, in altre fasi, una fondamentale funzione critica, conflittuale, antagonista) ora svolgono esclusivamente un ruolo di autorassicurazione e di autoriproduzione della propria identità. L'autoriproduzione delFoto di Roberto Koch/Contrasto. 5
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==