Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

a fianco alle bestie stracariche. Le città di Urupuan e Guadalajara inviarono camion. Gli uffici del governo promisero ai sinistrati nuove terre. Per fortuna in Messico non è la terra che manca! Nei tempi di catastrofi ci sono sempre quelli che vogliono fuggire e quelli che vogliono restare. Non so quale scelta sia più coraggiosa, ammesso che una scelta del genere preveda una differenza di coraggio. Non so se sia più saggio fuggire sradicandosi dal focolare familiare, dai luoghi dell'infanzia e dell'avvenire, dai ricordi, dalla terra lavorata dalle mani degli avi, per affrontare una nuova avventura del vivere, ricominciare da capo nell'ignoto, o restare, qualunque sia il pericolo, tenacemente restare. Tendo a pensare che la scelta nàsca n·ell'inconscio più profondo, da cause misteriose che dividono uomini parimenti forti in caratteri avventurosi e caratteri conservatori. La maggioranza della popolazione se ne andò, e con essa un vecchio di 108 anni, così povero che non aveva neppure un asino, così solitario, ovviamente, perché qualcuno pensasse di offrirgli un posto su una mula, troppo indipendente per potersi sistemare su un camion, e che quindi partì a piedi, col suo fagotto sulle spalle. Una foto mostra il suo volto severo e minuto sotto un sombrero ... Un terzo abbondante degli abitanti decise di restare, sotto la pioggia di cenere, nonostante gli incendi, nonostante i cannoneggiamenti sotterranei, nonostante la crescita del vulcano ogni giorno più alto, ogni notte più ferocemente lampeggiante. Il parroco rifiutò di lasciare la chiesa, una bella chiesa, e di permettere che venisse portato via un Cristo miracoloso ... In capo a qualche giorno il cratere del vulcano di Paracutin era alto pareçchie centinaia di metri; di notte il suo pennacchio nascondeva mezzo firmamento. Le persone tenaci, forti nel pericolo, calme di fronte ali' eruzione, non pensavano certo di fare un buon affare. In qualunque disastro si possono fare traffici redditizi. A differenza di predoni e mercanti dei campi di battaglia, gli Indios contadini di San Juan Paran-garicutiro fecero i loro buoni affari in assoluta innocenza, e fu per questo che li fecero meno buoni di certi bottegai delle città vicine. Sopraggiunse il turismo. Ai piedi del vulcano, nella zona protetta dalle correnti atmosferiche che allontanavano le piogge di cenere e lapilli infocati, s'installarono baracche di venditori di birra e di conserve. A San Juan, attorno alle cervecerias (spacci di birra), alla luce violenta delle lampade ad arco, nella luminosità rossa.dell'incendio vulcanico, ci furono persino piccole orchestre di stridenti strumenti a corda e coppie danzanti: turisti nordamericani, dame e signori di città, di quelli che in una notte nei bar di Città del Messico spendono l'equivalente del salario annuale di un indio, e anche mod~sti sefioritos e sefioritas amanti delle riestas ... Evidentemente danzare sopra un vulcano procura sensazioni interessanti, che lasciano indifferenti, immagino, soltanto i bravi . Europei, che forse hanno torto.L'esodo STORIE/SERGE tuttavia proseguiva, causato dall'avanzata del fuoco e della lava; e furono abbandonati case e poderi coperti da uno spesso strato di cenere che soffocava la bella vegetazione ... Gli indios fornivano guide agli escursionisti, noleggiavano mule e camere umili e spoglie dove certamente, dopo le danze sul vulcano, vennero concepiti uomini e donne futuri ... Severi e indifferenti, grandi occhi colmi di eterna tristezza, capaci di esprimere solo un'impassibilità rassegnata, gli indios guardavano, appartati nell'ombra, le coppie che danzavano sulla cenere, i signori che bevevano birra e tequila, la forte acquavite di cactus, i nordamericani che manovravano i loro apparecchi fotografici ... E se gli indios pensavano a qualcosa, era soltanto alla morte dei campi coltivati e del villaggio, al futuro incerto, alle inattese monete guadagnate nella grande miseria ... Ho fatto due volte il pellegrinaggio al vulcano. Mattino. Il lago Patzcuaro rispecchia il cielo, addolcendolo. È il posto più quieto, il meno pietroso del Messico. Si potrebbe credere di essere in un paese mediterraneo, tanto la luminosità è priva di vapori, la montagna di asprezze, le piante di pericolo, l'acqua levigata da minacce. Il lago è tanto grande da dare un'impressione di vastità luminosa, l'altitudine tale da temperare il tropico, l'atmosfera così imbevuta di fresco che ci si sente liberati dalla sens_azione(costante nelle foreste e sulle coste) di una natura rigogliosa di vita primordiale, ma nemica dell'uomo e distruttrice anzitutto del suo cervello. Conosco la torpida sofferenza di vivere sotto il fuoco dello zenit nell'umidità delle foglie gigantesche ... Il dolce paese di Patzcuaro (il nome in lingua tarasca significa "Luogo delle delizie") sembra una Provenza, nei suoi momenti d'afa, fra mezzogiorno e le quattro ... Immagino la Provenza inconoscibile di tremila anni fa, verosimilmente abitata da una nobile razza abbronzata, silenziosa, attiva con lentezza, arti- · . sta, come quella di qui. Due ,\ncisioni di Posod_a:Emil,\anaZapata e L d . . 1 ., una calavera revoluc1anar1a . arazza,a 1re1 verop1u ----- :::=:=:;:;;:is::::::::::::!"" nerastra che bronzea, < tipomongolo, mi fa ancr. pensare ai Kazaki dell steppe dell'Asia Centn le, che hanno lo stess silenzio fermo, la stes1 dolcezza nel parlare voce bassa, la stessa gn zia nelle sagome, sia pm vestite di stracci. Sui bon del lago color madrepe: la i Tarascos sono se prattutto pescatori, un pc contadini. Vivono d< lago che solcano su lur ghe piroghe piatte scavai in un solo tronco d'alb< ro. I turisti li ammirarn Loro ignorano i turist ignorano i generali rive luzionari, ignorano I medicina, i mobili, i gi_o 85

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