Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

STORIE/SERGE interno, l'ordine folle della vita di ogni giorno. Dissi a Jean D., ch'era tranquillo: "Saremo schiacciati", ma speravo ancora. Poi compresi che non c'era speranza e dissi: "Saremo uccisi, se non è un brutto sogno, una fuga nella nevrastenia!" Mi coprii il viso con le mani, mi svegliai - cioè: la continuazione del sogno era che mi . svegliavo ... A questo punto e' è uno iato, poi mi ritrovo solo nella notte, per strada, seguo una specie di Avenida Juarez (ho la sensazione che sia l' Avenida Jul,l[ez,ma più larga, immersa in una torbida atmosfera parigina). Sono preoccupato per la sorte di Laurette e Jeannine, voglio tornare a casa, mi dico che il_palazzo di calle Hermosillo è solido quanto basta a resistere al sisma, mi rispondo ch'è assurdo. Entro in un piccolo tabacchi all'angolo della strada, chiedo sigarette Virginia e il sisma ricomincia mentre il gerente le cerca. Ricevo le Virginia e, impacciato da un pacco, racimolo con difficoltà 35 centavos e un foglietto stracciato che non voglio perdere mentre dico eh' è idiota occupa,i:si di. centavos e di un foglietto quando la terra trema ... Esco, la terra si muove come mare in burrasca, monelli si inseguono sull'asfalto, mi urtano. Mi arrabbio.L'asfalto è bagnato, ha piovuto. Ci sono insegne luminose, sollevo lo sguardo verso le finestre di un alberghetto, tende color crema lievemente illuminate; siamo dalle parti degli ChampsElysées ... In realtà tornavo da un concerto sinfonico; un possente concerto di Grieg e L'uccello difuoco di Strawinski mi avevano trascinato in una fantasticheria molto intensa, ma quasi privad'ideeeimmagini. Di giorno avevo lavorato a pagine di romanzo che evocavano un campo di concentramento, tentando, senza riuscirci, di descrivere la fisionomia di un ufficiale. Ero·depresso, triste, a causa dei fatti e dei massacri di quei giorni.L'espressione "fuga nella nevrastenia" è in rapporto con le teorie di Freud sulla religione, a cui ho pensato spesso negli ultimi tempi; è curioso l'ingresso della psicanalisi nel corso del sogno. Parigi, Mosca e Città del Messico si mescolano con naturalezza formando un mio luogo interiore. - Tre settimane prima la terra aveva tremato fortemente per due volte, fra le tre e le quattro del pomeriggio. La casa oscillava come un carroarmato che avanza su un terreno leggermente accidentato. Le imposte si agitavano come se a muoverle fosse un forte vento, poi oscillavano le scaffalature dei libri e la lampadina elettrica dondolava a un ritmo folle. Scendemmo per una scala che beccheggiava e uscimmo in strada. Bambini si inginocchiavano tranquilli sotto gli alberi. Alberi; fili del telegrafo e linea dei tetti s'inclinavano e risollevavano dolcemente nella bella luce. Venti minuti più tardi, mi ero rimesso a scrivere, e il tavolo si allontanò da me mentre l'intera camera fu preda d'un dolce rollìo; come se avessi le vertigini, che cosa mi succede? Nessuna paura ma un sentimento sotterraneo di angoscia fisica, seguito nella notte da ansia e depressione; può darsi che quest'ultima implichi un principio di allucinazione. Lo stato di serniveglia, di attesa inquieta, favorisce in qualche modo la creazione. L'eruzione vulcanica del 21 febbraio 1943 mi fu preannunciata da un sogno preciso, curioso perché mi lasciò un ricordo intenso e perché provai il bisogno di parlarne ... Quando si è sognato durante i sonni di mezzo secolo, attraverso guerre, rivoluzioni, prigioni, fughe, delitti, si impara a respingere tranquillamente le misteriose costellazioni che sorgono nell'inco~cienza notturna. Quelle che 82 non si lasciano rispedire docilmente nel limbo segreto da ci.Iisono sorte hanno necessariamente un significato o perlomeno una forza particolare. - Ero in un parco, Vincennes, Ostrova o Chapultepec, sul marciapiede di un viale in cui era appena passata una sfilata (non vedo la sfilata ma conservo un'impressione di abiti bianchi). La stagione è calda, illuminata dal sole. Ammiravo un albero contorto dai grandi rami, su uno sfondo di banale fogliame, dall'altra parte del selciato, oltre cui era un edificio in costruzione, grigio, più alto che largo, dai grandi portali zeppi di gente, persone che parevano formiche. Di colpo fui assalito da una sensazione di vertigine accompagnata da lieve nausea, cercai appoggio, vidi l'albero dondolare con movimenti ondeggianti, l'edificio grigio si spezzò lentamente in due e lametà superiore cominciò a sprofondare; le persone-formiche, all'interno, si agitavano come impazzite ... Pensai ai miei cari. Il giorno successivo Esperanza, la domestica india, mi disse che verso le sei del pomeriggio, mentre stava in giardino, aveva sentito un temblor che aveva fatto dondolare alberi ed erba .., Lavoravo dentro casa, non me ne ero accorto. Ma passando per l' Avenida Insurgentes vidi il retro di una casa nuovissima, spaccato, pareva un edificio di cartone a cui avessero assestato un colpo di scure. I pompieri si agitavano fra le macerie, un'ambulanza della Croce Verde aspettava al sole. Parte della casa era crollata ali' alba, dopo una scossa sismica. Aveva lo stesso colore cinereo di quella del mio sogno, i piani erano scoperchiati come quelli del sogno. . Vedevo chiaramente un letto di ferro che non si era mosso in una stanza gialla del terzo piano. Una giovane rifugiata catalana e i suoi due bambini erano rimasti uccisi, sacrificati a una proprietà immobiliare priva di scrupoli. (Stiamo attenti a non confondere le cause sociali con quelle cosmiche ..'.). Una mezz'ora più tardi, su un tram, io e Fritz Fraenckel parlammo di sogni e temblores. Il suo bel viso scavato, segnato dalle rughe, privo di vigore carnale, dalla fronte troppo grande a forma di un regolare semicerchio circondato da ciuffi di capelli grigi, dagli occhi stanchi pieni di luce blu, insisteva nella sua perpetua ricerca sull'uomo segreto, con tale scrupolosa intensità, indulgente e benevola, che anche soltanto entrare in rapporto con lui pareva far crescere nei suoi interlocutori la conoscenza di se stessi. Gli raccontai il sogno, la coincidenza; non c'er~ in questo nessun mistero per il vecchio psicanalista, ma lui voleva sempre scrutare oltre, risalire più lontano, magari fino alle impressioni prenatali. Gli dissj cose di cui ingenuamente mi accorgevo per la prima volta: che ben prima di conoscere il Messico avevo usato molte volte la parola sis"ma per definire degli avvenimenti; che nel mio ultimo romanzo (inedito) c'era fra i personaggi un sismologo; che a questo romanzo di tragedie russe avevo dato come titolo provvisorio: La terrà cominciava a tremare ... per altro, un brutto titolo. Mi rispose che secondo le interessanti ipotesi di Ferenczi, l'essere umano deve verosimilmente la sua stessa formazione psicologica, la nascita dell'intelligenza, a immense catastrofi planetarie ... Acquistammo i giornali della sera. . Annunciavano che un piccolo vulcano era appena spuntato in mezzo ai pacifici campi di San Juan Parangaricutiro, nello Stato di Michoacan. Nella notte successiva, fra il 22 e il 23 febbraio, ci svegliammo in preda a uno strano stupore. I letti dondolavano come canotti su un lago agitato. La solida casa di pietra e cemento armato bec-

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