Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

TERREMOTI San Juan Parangaricutiro Victor Serge traduzione di Sergio Atzeni Victor Serge (vero nome Viktor L'vovic K.ibalcic) nacque in Belgio nel '90 dello scorso secolo, figlio di emigrati politici russi, e morì in Messico nel '47, poco prima del progettato ritorno in Francia. Ha raccontato la sua vita in uno dei più importanti ed "educativi" tra i libri del nostro secolo; Memorie di un rivoluzionario, disponibile fino a poco tempo fa in un'edizione economica negli Oscar, per cura di Attilio Chitarin. Le Memorie di Serge sono un libro che non si può non aver letto. Anarchico, poi bolscevico di tendenza trotskista, poi:-- dopo la prigionia (1933-36) e il fortunoso ritorno in Francia liberato da Stalin per le pressioni di intellettuali di tutto il mondo (primo Salvemini)- una sorta di libero rivoluzionario, attento e acutissimo interprete delle sorti del comunismo e della sua storia, esule inMessico per sfuggire al nazismo e, anche, alla vendetta stalinista che colpirà proprio in Messico il suo antico leader Trotsk.ij.·(Dal quale lo divise il massacro del soviet di Kronstadt, deciso dal partito bolscevico tutto ed eseguito da Trotsk.ij contro la ribellione di chi aveva osato prender sul serio la parola d'ordine "tutto il potere ai soviet". Contro il giudizio di Serge su Kronstadt, Trotsk.ijscrisse La loro morale e la nostra, un pamphlet d'autodifesa che ben dimostra la pochezza e il machiavellismo della morale dei bolscevichi e dei comunisti.) Serge fu, in quanto giornalista anarchico, imputato al processo della Banda Bonnot, fu partecipe della fallita rivoluzione catalana del '17,fu in Russia allo scoppio della rivoluzione e poi come funzionario dell'Internazionale e del Komintern, fu a Berlino e Vienna, fu in Siberia prigioniero, fu dentro gli avvenimenti del Fronte popolare francese e della sua caduta. Conobbe quasi tutti e di quasi tutti i grandi personaggi ~ eroi e . traditori, politici e artisti - della storia del comunismo internazionale o delle rivoluzioni del secolo dette ritratti indimenticabili in rapidi, incisivi, essenziali elementi. Da Lenin a Stalin, da Gramsci a Lukacs, da Esenin a Majakovsk.ij. Era egli stesso un ottimo scrittore, e alcuni dei suoi romanzi ambientati dentro le rivoluzioni vissute meritano di essere letti e riletti: Il caso Tulaev, soprattutto, uscito nel '48, sul caso Kirov, affresco possente della Russia del '35 e delle purghe staliniane (tradotto presso Bompiani), ma anche È mezzanotte nel secolo (e/o), Anni spietati (Mondadori), per citare quelli tradotti. Moltissimi i suoi saggi, articoli, interventi polemici, e importanti le ricostruzioni storiche L'anno primo della rivoluzione russa (Einaudi), Da Lenin a Stalin (Savelli), Vita e morte di Trotskij (Laterza) e infine i Carnets. Chi scrive ha regalato dozzine di copie di questi libri, e in particQ)are delle Memorie, a militanti delle "leve" del '68 e del '77, con scarsissimi risultati. Oggi, a comunismo caduto, Serge è ancora un riferimento importante: testimone onestissimo delle aspirazioni, esplosioni, cadute rivoluzionarie della prima metà Vietar Serge (Archivio Seuil) del secolo, ovviamente ~----- inviso ai burocrati e intellettuali di partito e regime e .· a fanatici di varia risma. Il testo che pubblichiamo. · inedito in Italia, lo abbiamo avuto da Vladi, ottimo pittore messicano, figlio di Victor Serge. È uno degli ultimi, dei più sereni di Serge, che anche del Messico riesce a darci immagini incisive e a dimostrare la sua capacità di collegare, di raffrontare, di guardare al mondo con inesausta curiosità e attenzione e partecipazione. Speriamo che la sua lettura possa stimolare il lettore al recupero, quantomeno, delle Memorie. (Goffredo Fofi) La mia esperienza di terremoti comincia nei sogni ed è legata ai sogni. L'osservatorio di Città del Messico registra più di 2000 temblores all'anno. La parola spagnola è incantevole. Viviamo su una terra istmica, vulcanica, tropicale, fra il fuoco degli abissi e il fuoco del sole, nella Quinta Era della mitologia azteca, Era dei Terremoti che, secondo le profezie precolombiane, deve concludersi con una catastrofe sismica. L'uomo sveglio, tenuto in esercizio, in esercizio d'inquietudine dal costo della vita e dalle notizie dei giornali, non si accorge della maggior parte dei 2000 temblores. Ma forse nel sonno ritroviamo un contatto più immediato, meno cieco, con i fatti del cosmo. In quello stato di semiveglia-semi sonno che precede la scomparsa completa della realtà esterna e ci fa penetrare nel mondo dei sogni, molte volte ho percepito chiaramente i tremiti della terra messicana. A volte ho sentito in me un timore calmo e lontano, meditativo, quasi indifferente, altre una pigrizia fatalista, simile a quella èhe provai, una notte di giugno del 1940, in un villaggio sul ciglio della Loira. Sfiniti dalla stanchezza dormivamo, dormivamo sul pavimento, la finestra della casa distrutta era spalancata sulla notte, all'improvviso uno strano canto di zanzare si librò nel cielo, si avvicinò, divenne rombo di motori ... Ci svegliammo tutti e quattro e quello che esclamò: "Ah, merda! Io non mi muovo più!" espresse la decisione comune di non rischiare un sovrappiù di stanchezza muscolare per paura della morte. Vinse in noi la-fatica di una sfibrante giornata di fuga, e vinse a tal punto che sotto il più bel bombardamento della sua vita Laurette non si svegliò. Nell'anima dell'uomo che va ingrigendo c'è anche la fatica di un'intera epoca di fatiche e di disastri, di fatiche attraverso i disastri. Sorride al temblor da nulla, chiude bene gli occhi, si addormenta. Se in questo momento dicesse la sua, penso direbbe: "Ai cataclismi umani sono abituato. Non seccatemi, voi altri, cataclismi geologici, che non vi decidete a scoppiare come si deve, che state là sotto, insinuanti come un'ennesima menzogna!" Mi addormento. L'anima e il cervello, che si sono liberati di me, riacquistano la loro disordinata libertà ... Sognai, e fu un sogno nettissimo: Ero con Jean D. in una grande stanza color mogano e velluto granata; Donatienne e una bambina venivano dal bagno, o da una stanza a fianco; la terra vacillò improvvisamente, con lente oscillazioni, e il building, una specie di grattacielo, dondolò a lungo, e ogni dondolio era più ampio del precedente ... Provai paura, ma sopraffatta da un'immensa curiosità. Guardai da una finestra alta, stretta. Vedevo un gran panorama dttadino, magnifico e severo: una curva della Senna, molto in basso, lattea sotto il chiaro di luna; i piccoli ponti ben noti si stagliavano, sagome nere sull'acqua metallica. A destra, in primo piano, la Torre del Cane del Cremlino, massiccia, color mattone patinato, nella penombra; più in basso, e più vicino, vascillava un edificio di cemento, alto, col tetto quadrato e le finestre illuminate. Non vedevo oscillare la città, mi pareva che il nostro edificio dondolasse per conto suo. Andai verso un'altra finestra, non ricordo cosa vidi. Pensai fosse neces-. sario scendere, chiamai precipitosamente Jean D. e Donatienne, irritato dai loro ritardi. Mi sopraffece l'idea che scendere sarebbe stato·inutile, che non ne avremmo avuto il tempo ... Tornai nella stanza.L'edificio cominciava a inclinarsi da un lato come una nave che affonda. Cadeva con dolcezza senza danneggiare il suo ordine 81

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==