SAGGI/GOBEffl importante. Oggi lo farei completamente diverso. Le mie prime critiche teatrali che sollevarono tante discussioni non oserei più firmarle. Gli stessi articoli di "La Rivoluzi[one] Lib[erale]" li sento già stilisticamente superati. Questo mi trattiene spesso dallo scrivere lavori di lunga lena. Se avess~ pubblicato l'anno scorso la storia del teatro oggi mi troverei a doverla rinnegare. Tuttavia incomincio a non potermi più accontentare di questo lavoro febbrile sempre aperto. Bisogna che dedichi qualche mese a una conclusione provvisoria per non lasciar perduti i semi innumerevoli di idee che mi trovo ad avere dispersi. E dovrei specialmente fare due lavori. Uno sulla lotta politica attuale. L'altro sulla letteratura moderna. Non dispero di poterli scrivere presto per concludere·così una parte che per un certo aspetto sarà, credo, la più intensa della mia vita. Poi farò lavori di altra mole forse di arte forse di storia. Dovrò anche pensare per qualche anno alla cattedra di filosofia. Ma le conclusioni filosofiche mie verranno più tardi e così gli orizzonti politici. Riesco bene a tener aspirazioni immense lavorando a piccole cose.( ...) Dal Diario di Ada (novembre 1925-febbraio 1926) La scelta del 'esilio " ... Non temere: solo abbi fede ... " (Marco, V, 36). Certo, se io ascoltassi la voce del mio istinto, penserei cosa migliore rimanere che non partire. Rimanere e lottare sino all'ultimo, inesorabilmente. Con qualunque mezzo, con qualunque arma, non importa se legale, non importa se moderna. Lottare anche sapendo la lotta inutile e la vittoria impossibile - gettare la propria vita così, per la gioia della battaglia. Ma comprendo io stessa come tali aspirazioni siano antistoriche e romantiche. Certo ribolle in me talvolta il f>anguedelle tribù barbare da cui discendo e che ad ogni scioglier di nevi sono prese dall'ansia di cambiare cielo e stato. E vedo come questo coraggio barbaro-che rasenta l'incoscienza sia assai meno vero del coraggio dell'uomo civile che il sacrificio fa consistere non nel gettare a vuoto la propria vita, ma nell'usarla ogni giorno ad un compito silenziosamente eroico. Anche tu vuoi lottare, ma scegli il mezzo che si accorda con la tua mentalità di uomo moderno: la penna. Anche tu non ti chiedi se il tuo sacrificio sia utile - ma in esso trovi una superiore giustificazione della tua esistenza. Tu non getti la tua vita per la gioia di un attimo di esaltazione, ma la consumi ora per ora, in perfetta coscienza, certo della inutilità del tuo sacrificio come della sua necessità e della dignità superiore che in esso puoi conquistare. La disperazione dell'antico Testamento, senza speranza di un nuovo Evangelo. Può sembrare questa una linea di vita tetra e inumana. Ma il nostro amore rende bella, limpida, buona ogni cosa. Tu pensi che sia meglio ora l'esilio che la rivoluzione: e certo è così, poiché in esso tu trovi la tua verità. Ma forse anche rivoluzione ha per te un significato un po' diverso che per me. Per me è lari volta primaverile dei Kurdi, per te la Comune di Parigi del 1871; io ci vedo troppo Rouget de l'Isle e troppo poco Marx. Una volta io e te vedevamo in questi miei istinti zingareschi solo un nemico da combattere: oggi ne vediamo anche il lato positivo. · · · 78 È giusto che tu sia la mia "amorevole negazione" qualche volta; è giusto che tu sappia sempre vedere la realtà nel suo più intimo, più cosciente significato: ed è giusto anche che ci sia in me questo eterno sgorgare di illusioni volta a volta credute e vissute con ardore, anche se effimere. A questo patto, soltanto, il nostro ritmo può essere completo e perfetto. Dopo la morte di Piero Forse non avrei dovuto lasciarti partire. Avrei dovuto essere meno complicata, più semplice; avrei dovuto capirti meno,· amarti con più egoismo. Invece di comprendere e di sentire come te le ragioni spirituali che ti spingevano a partire, combatterle con la forza data dalla convinzione di difendere il mio benessere familiare. Invece di far tacere, sorridendo, l'angoscia , urlarla forte e piangere e aggrapparmi a te disperatamente. Invece di dirti: "sarò tranquilla, il piccino non soffrirà", singhiozzarti: "Se tu parti sto in pena, sono inquieta, sto male. Non ho la forza di star sola: ho paura: non lasciarmi". Se invece di essere anche la compagna del tuo pensiero e della tua fede, fossi stata soltanto la tua donna, avrei voluto e saputo trattenerti: e forse nulla sarebbe successo. Ma allora non ci sarebbe stato il nostro amore, il nostro amore così alto e perfetto, quasi divino. Io sono la tua creatura, sono come tu mi hai fatta e voluta: e se tu non avessi visto in me la possibilità di diventare quale sono non mi avresti cercata e voluta. Non potevo io farmi forte della mia debolezza e della mia incomprensione per sbarrarti la via. Non potevo, io che ho sempre cercato di non esserti un inutile peso, che ho sempre cercato negli istanti decisivi di farmi scomparire, perché non gravasse sulla tua scelta e la tua volontà la mia piccola persona. Non potevo e non dovevo: sarebbe stato tradirti, mancarti, farti soffrire. Nella tua vita tutta fatta di fatica e di lotta, il nostro amore è stato la gioia: ·ma era gioia perché c'era in esso comprensione perfetta, e non battaglia. · Se tu non fossi partito, forse nulla sarebbe successo - o almeno ti sarei stata vicina: ma tu avresti sofferto di più. Sei stato solo ora laggiù, ma sapevi che c'ero, pensavi di ritrovarmi e di raccontarmi la tua tristezza: se invece per cedere alla mia preghiera, tu fossi rimasto, saresti stato scontento, perché ti saresti sentito incompreso e solo. Anima mia, mia vita, mio caro, ti ho lasciato partire sorridendo perché così voleva il nostro amore: e il nostro amore era ciò che di più bello eravamo riusciti a costruire, era il sole della nostra vita. Rinnegarlo, guastarlo era un delitto: e io dovevo conservarlo perfetto. Anche ora questo amore nostro non è distrutto; e talvolta, al di sopra di questa mia povera tristezza di donna che si sente sola, mi par di intravedere un conforto nella coscienza di ritrovarti in me. Per gentile concessione dell'editore Einaudi e del Centro Studi Piero Gobetti
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