SAGGI/GOBEffl senza fine. Ripensiamo tutto il passato, pensiamo tutto l'avvenire. Costruiamo la vita nostra, tu per me e io per te, dominiamo le nostr~ debolezze per essere più degni l'uno dell'altro. I nostri spiriti vivono contemplando e conformandosi ad un solo ideale di felicità comune, che s'irradia da una ricca e potente unità operosamente conquistata. La lontananza.è come un'occasione, una prova: aneliamo a ritrovarci, gli occhi dell'uno volti agli occhi dell'altro, perduti in un solo amore; ma il tempo che passa intanto lo votiamo all'amore e tutt'e due ardentemente ci prepariamo il dono più bello e più vero. Diventiamo migliori: tu seguendo ciò che trovi in me di ·migliore, io diventando la tua bellezza e bontà. E vogliamo che grande sia il caro dono, sì che il nostro amore brilli di rinnovata chiarezza e di profondo verace sacrifizio, reso più reale dal dono tuo a me, del mio a te. E le nostre lettere servono per elaborare insieme questa conquista, per fare insieme la via e prepararci insieme a contemplare il risultato così puro e sereno. Ora avrai ricevuto la mia lettera su Anassimandro e spero sia stata chiara, anche se è poco ordinata. Ma scrivimi molto, tutto ciò che non vedi limpidamente. . Discutiamo insieme, non solo i punti che non ti sono chili ma anche quelli che tu puoi aver interpretato in un modo ed io in un altro. .. Ho tanto caro di pensare con te! Dunque scrivimi, Beatrice mia. Ti propongo una cosa bella. Oggi è martedì, questa lettera ti arriverà certo prima di sabato. Ebbene sabato alle 14 (credo che Ada Gobetti con Benedetto Croce a Pollone, Biella, nel settembre 1939 (Arch.Centro Gobetti, Torino). 76 siaora inche tupossa fare ciò che vuoi) rileggiamo insieme la Storia del genere umano di Leopardi. Innalziamo lo spirito nostro fino a vedere insieme e amare e seguire la grandezza del nostro amore. Vuoi? Dunque si è intesi. E scrivimi poi tu che si faccia qualche . altra lettura dello stesso genere. Ora ti lascio amore mio. La mia mamma mi chiama perché devo andare alla stazione a prendere il babbo che arriva da Torino. . Addio Piero Sabato alle 14 saremo dunque insieme più intensamente più vivamente del solito. Ricordati. 5. Piero a Ada Torino, 3 agosto 1922· Mia cara, credo di poterti spiegare ora con più precisa calma e con più lucida penetrazione, forse anche con quella indipendenza da se stessi che sola rende sopportabile e non squallida una .ricerca autobiografica, il mio animo e la mia vita quali m'appaiono e quali li vengo valutando alla luce dì un presente bisogno di organicità e di storia in cui la nostra personalità deve pure avere la sua vera misura. Sono libero dai fatti, troppo libero nel senso che non mi offrono più interesse ormai, non mi'paiono più problemi elementi e fenomeni a cui in realtà io sono ancora psicologicamente legato' - nel mio spirito di razionalista c'è una eredità storica non risolta. Io non sento la mia dipendenza dalla storia perché spiegandomela la distruggo. Ma questa distruzione precoce lascia nella mia personalità d.eiresidui: è come se fossi il dio di un culto ignoto: insomma io mi credo ma non sono tutto in quell'atto in cui mi libero: la mia inferiorità sta nell'aver risolto il pròblema della mia espressione ma senza aver trovato la mia sintesi. Da questo equivoco può germogliare insieme con la chiarezza un fallimento e io non lo vidi mai tanto chiaramente come nel giugno scorso a Milano attraverso l'esame dei difetti più intimi della mia personalità. Esame che non ti potei ripetere ragionatamente perché son cose che non si possono e non si vogliono ripensare. Se per me dipendenza è annullamento è chiaro che, senza che mi si possa incolpare di piccola suscettibilità offèsa, per una semplice deduzione·necessaria, la convinzione non potrebbe non essere seguita serenamente dal fatto. Ossia la storia non può non essere coerente con le mie intenzioni, ma io non posso deliberatamente rinunciarv1. Nella mia posizione c'è di eroico soprattutto, forse solo, il distacco dagli altri, e il distacco da me stesso. Certo si tratta di un momento specifico della nostra storia e della nostra cultura anche se non lo trovo né espresso né vivo in altri, anche della passata generazione. Io sembro precoce ma sono invece perfettamente maturo in ciò che faccio - ma sono solo ciò che faccio? Per altri potrebbe bastare; forse in un certo senso potrebbe anche essere sufficiente obiettivamente. Ame non può bastare perché mi costa - obiettivamente - troppo esigua fatica; mi lascia tutto il tempo che voglio per disperdermi in infiniti altri tormenti, e questi restano dispersi davvero non espressi. Un'espressione simbolica di questo stato d'animo mi viene dalla storia. Io ho partecipato e non ho partecipato alla guerra. La
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