Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

IL CERVELLO PENSA? Ilya Prigogine traduzione di Saverio Esposito Nella sua Risposta alle terze obiezioni, Cartesio riafferma contro Hobbes la distinzione tra due sostanze, il corpo e lo spirito, che ci sono note per atti o accidenti che sono loro propri 1: "Esistono atti che noi chianùamo corporali, come la grandezza, la configurazione, il movimento, e tutte le altre cose che non possono venir concepite senza una estensione locale, e chiamiamo con il nome di corpo la sostanza in cui essi risiedono ... tutti questi atti convengono tra loro in quanto presuppongono l'estensione. E dopo, ci sono altri atti che noi chia- llyo Prigogine in uno foto di Giuliano Spognwl. nùamo intellettuali, come udire, volere, immaginare, sentire ... i quali tutti ... non possono essere senza pensiero, o percezione, o coscienza e conoscenza; e la sostanza nella quale risiedono, noi diciamo che è una cosa che pensa, o uno spirito ... (...) il pensiero, che è la ragione comune nella quale essi convengono, differisce totalmente dalla estensione, che è la ragione comune degli altri". Cartesio descrive qui il contrasto evidente che esiste tra i prinù oggetti della scienza fisica nascente (come il pendolo o la pietra che cade) e gli atti intellettuali.L'inserimento del pensiero in un mondo descritto dalle scienze fisiche è rimasto un soggetto di stupore per tutti i pensatori, filosofi, scienziati, o semplici uonùni di grande curiosità come Paul Valéry, che nei suoi Cahiers torna a più riprese sul problema del funzionamento del pensiero2 • Quando egli scrive che "la materia va dall'ordine al disordine'!, aggiunge "lo spirito nel suo lavoro va dal suo disordine al suo ordine"; e Valéry arriva fino a formulare una legge che governerebbe l'attività dello spirito o del pensiero, la self-variance: lo spirito, egli ci dice, è "l'instabilità medesima"3 • E oggi, a che punto siamo? Possiamo collocare le leggi del pensiero nell'immagine che la scienza contemporanea ci dà del mondo fisico? I progressi della neurofisiologia contemporanea sono stati spettacolari. Le reti di neuroni sono state studiate in innumerevoli pubblicazioni. Chi non ha sentito parlare di intelligenza artificiale o non si è posto la domanda "il computer pensa?". E tuttavia, il problema del dualismo cartesiano sussiste. Recentemente è stato pubblicato un libro molto interessante di Roger Penrose, un fisico e matematico enùnente: TheEmperor' s New Mind4 In es·sopossiamo leggere: "è la nostra incapacità di comprendere le leggi fondamentali della fisica che ci impedisce di arrivare ad affermare il concetto di 'mente' in termini fisici o logici". 70 Penrose sottolinea il carattere inaspettato di questa conclusione. La fisica non ha forse fatto immensi progressi? Non siamo forse alle frontiere del sapere? Non siamo forse arrivati a poter descrivere i prinù istanti dell'universo? Eppure io credo che Penrose abbia ragione: il pensiero non aveva posto nell'immagine che la fisica classica dava dell'uni verso. In quest'immagine, l'universo appariva come un immenso automa, sottoposto a leggi deternùnistiche e reversibili, nelle quali era difficile riconoscere quel che per noi caratterizza il pensiero: la coerenza o la creatività. Penrose crede che, per inserire queste proprietà nel mondo fisico, bisogna prendere in considerazione i buchi neri e la cosmologia; i buchi neri sono quegli strani oggetti (già concepiti da Laplace) che attirano irreversibilmente la materia grazie a un campo gravitazionale molto intenso. Su questo io non condivido il suo punto di vista poiché credo che i recenti progressi della fisica permettono quantomeno di situare il pensiero nell'immagine del mondo che oggi emerge. Vorrei precisare sin d'ora che non si tratta di riduzionismo, ma al contrario di dimostrare che le leggi della natura hanno aspetti che fino a pochissimo tempo fa sono stati nùsconosciuti, e che permettono di superare il ·dualismo cartesiano. Quali, dunque, i problemi? In breve, credo ve ne siano tre. Il problema della coerenza. Il cervello umano è fatto di un numero immenso di neuroni interconnessi, che si contano in miliardi. Come è possibile stabilire, in questa immensa rete di neuroni, dei fenomeni globali, implicanti un preciso coordinamento di questi elementi? Il problema dell'informazione. Il cervello è un sistema aperto, che riceve segnali dal mondo esterno e a tali segnali reagisce; c'è una forma di trattamento-dell'informazione. Pos- .siamo riconoscere i meccanismi che permettono, in principio, questo tipo di trattamento? Il problema dell'irreversibilità. Il pensiero non può esistere che nella prospettiva di una distinzione tra il passato e il futuro. Chi dice irreversibilità dice lo spezzarsi della simmetria temporale. Perciò non tutto è dato dal presente. Il pensiero, come sottolineava già Valéry, è creatore di novità. Inserire il pensiero nell'universo fisico, è oltrepassare il detèrminismo della visione meccanicistica classica. Vediamo ora brevemente come possiamo trattare questi tre aspetti. Per conùnciare, il problema della coerenza. Su questo, dobbiamo far ricorso a uno degli inattesi sviluppi del XX secolo: il non-equilibrio origina, in generale, la coerenza. Prendiamo, per esempio, un reattore chimico e iniettiamovi delle sostanze chimiche che in seguito preleveremo. Le apparecchiature di questo tipo sono oggi correnti, e notevpli esperienze sui reattori sono statefatte al Centro Paul-Pascal dell'Università diBordeaux, in una serie di ricerche iniziate da Adolphe Pacault e proseguite dai suoi numerosi e brillanti allievi5 • Cosa constatiamo? Se iniettiamo lentamente i prodotti di reazione, le sostanze nel· reattore raggiungono l'equilibrio. Se aumentiamo la velocità di immissione, costringiamo il sistema a uscire dall'equilibrio. Ed ecco che si producono fenomeni nuovi e del tutto inattesi.

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