Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

ARMI E MIRAGGI Rafael Sdnchez Ferlosio a cura di Danilo Manera Rafael Sanchez Ferlosio (nato a Roma nel 1927 da madre italiana e padre spagnolo) è entrato di pieno diritto tra i classici della letteratura spagnola di questo secolo con due sole opere: El Jarama (1956; trad. it. Il Jarama, Einaudi 1963), considerato perfetto paradigma del mimetismo fotografico e fonografico neorealista - romanzo invero di abilissima fattura a livellò linguistico, ma che appare anche assai legato al gusto di un'e-poca - e· Industrias y. andanzas de Alfanhu( (1951, Imprese e vaga- . bondaggi di Alfanhu(, appena pubblicato da Rofoel S6nchez Ferlosio Theoria) cui invece il (foto di Ricordo Sanchez). tempo conferma lo sta" t_utodi sorprendente libro senza età e aggiunge la valenza di testimonianza impareggiabile d'una dimensione favolosa della Castiglia preindustriale. Consentitemi di presentarlo: racconta la scoperta del mondo da parte di un bambino assai particolare, che non riceve dagli adulti un'educazione precotta cui adeguarsi, ma costruisce da sé il proprio percorso di autoformazione, con l'aiuto semmai degli animali, che gli sono compagni preziosi. Partito in cerca di conoscenza all'età di Lazarillb, Alfanhuf ha infatti il raro dono di saper entrare in comunicazione con l'armonioso disordine della natura. Trova il proprio maestro ideale in un eccentrico tassidermista e sperimenta la realtà volgare e burattinesca della metropoli come la vita lenta e magica nelle remote campagne. Se le peculiari leggi di coerenza del suo modo di stare al mondo danno a tratti alla narrazione un sapore da paleofantascienza, è la sua disponibilità a farsi raggiungere da ogni cosa che osserva a redimere in poesia il gusto per gli eventi minimi, i dettagli improbabili, le emozioni fuggitive sulla soglia oltre la quale la terra vergine dell'infanzia si perde per sempre. Proverbialmente riservato e indifferente a premi, tirature e mondanità variè, il giovane Ferlosio si chiuse presto in un appartamento madrileno o nella casa avita nelle campagne dell'Estremadura per un lunghissimo e anomalo periplo intellettuale fra testi prima digrammatica e semiotica, poi di filosofia e storia. Severissimo verso i propri lavori, ha pubblicato pochi dei suoi saggi e conserva cataste di inediti. Ma quanto è giunto alle stampe è sempre stato necessario, fertile, inconfondibile. Ricordo almeno Las semanas deljard{n (Le settimane àel giardino, 1974), dissertazione segmentata in piccoli nuclei su problemi di teoria della narrazione, dello spettacolo e più in generale della conoscenza e Mientras no cambien Losdioses, nada ha cambiado (Finché non cambiano gli dèi, nulla è cambiato, 1986), che aprì la battaglia personale dell'autore contro le celebrazioni del V centenario della conquista e colonizzazione spagnola dell'America Latina. Nel _ corso degli anni '80 ha preso a intervenire saltuariamente sul quotidiano "El Pafs", mosso dall'ira o dalla tristezza che lo assalgono di fronte a certi accadimenti. La prima raccolta dei suoi articoli, La homilfa del 42 rat6n (L'omelia del topo, 1986) è un autentico breviario di incoercibile coscienza civile. In una prosa meticolosamente elaborata, tes·aincrollabilmente alla precisione e completezza dell'argomentare e dall' andatura pertanto spesso forense, ma anche percorsa a tratti da vampate di irruenza predicatoria o trovate sarcastiche, pulsa costantemente l' emozione della rettitudine offesa. Non per arrivare a conclu'sioni inoppugnabili, ma almeno per mettersi coraggiosamente in cammino verso la verità, che è l'imperativo etico cui l'autore obbedisce. Recentemente, Ferlosi•oha seguito la guerra del Golfo con una serie di articoli, dei qua)i traduciamo quasi integralmente l'ultimo ("El Pafs", 11.2.1991), composto da sei ragionamenti, condotti con eloquenza casuistica, su un conflitto che per l'autore è stato voluto; reso inevita- _biletramite la minaccia a scadenza prefissata della risoluzione 678 dell'ONU e deciso da furie d'egemonia e autoaffermazione più ancora che da motivi economici. Ferlosio sostiene infatti nei precedenti articoli che il blocco - più umano, più razionale e più politico - è stato · deliberatamente sabotato e scartato in quanto intollerabile per l'orgoglio nazionale statunitense. Saddam Hussein è stato esasperato fino al · suo stesso livello di arroganza per giustificare jl fatto di gettarsi su di lui e il suo paese con tutto il ferro e il fuoco del mondo, ben carichi di · ragione, una ragione con paramenti escatologici, che,. identificando · l'avversario come il Male, si predispone a perpetrare su di lui ogni sorta d'infamia. Per Ferlosio è poi oltremodo preoccupante che un organismo come l'ONU, costituito sulla base del diritto di guerra e che legittima eperpetua nel Consiglio di Sicurezza la fattualità della vittoria del 1945, un organismo che nonha saputo farsi carico della responsabilità dei milioni di iracheni sottoposti, volenti o nolenti, al dittatore che risolveva di affrontare, pretendadi°erigersi in arbitro assoluto e inappellabile del bene e del male, novello Arcangelo Michele. Su questa lunghezza d'onda sono le considerazioni qui esposte, in cui ad esempio il militarismo viene definito come deformazione in cui non è la funzione che suscita l'azione dell'organo di guerra, bensì quest'ultimo che sollecita autonomamente, al di là di qualsiasi causa o controllo, la funzione. E la diplomazia in auge viene descritta come - dispendio di chiacchiere 'fumogene tra posizioni inamovibili e pertanto diplomazia armata, col suo muoiasansonismo irresponsabile. Ma Ferlosio resta uno· scrittore, anche suo malgrado, e forse comunica ancor meglio la sua idea della giustizia e dell'ingiustizia con un piccolo racconto su un lupo vecchio che v.uoleandare in cielo, Il recidivo ("El Pais", 13.12.1987). Il lupo è un animale caro all'autore, il quale apre infatti un suo magnifico saggio sui "bambini selvatici" con un elogio del lupo, vittima - dice - di una millenaria propaganda denigratoria che ne ha fatto il modello del cattivo, mentre, al contrario, è uno degli animali più dolci e capaci di amore verso i propri simili e dissimili, come prova il fatto eclatante che la stragrande maggioranza dei casi noti di bambini adottati ed educati da animali abbia per protagonisti appunto dei lupi. · Non resta dunque che ringraziare Ferlosio per averci permesso di pubblicare il suo intervento puntiglioso e adirato e la sua favola triste. (D. M.) I. Sembra che alcuni alti comandi alleati si siano preoccupati, ancor prima delle ostilità, per la spiacevole confusione che avrebbe potuto derivare dal fatto che l'aviazione irachena era dotata dello stesso tipo di velivoli di una parte del contingente aereo francese. Il nome dell'aereoplano, Mirage, oyvero "miraggio" è, come direbbe un giornalista, carico di significati simbolici, non solo riferibili a quel tipo di malintesi (lasciar passare, credendoli propri, gli aerei nemici o sparare contro i propri, credendoli nemici), ma anche a un'altra confusione più

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