Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

Moro e la storia d'Italia Marcello Flores Quando mi laureai, vent'anni fa, feci una tesi sulla storia italiana di venti anni addietro. Vent'anni, ai giovani ma anche agli insegnanti più aperti, sembravano un lasso di tempo sufficiente per compiere un'indagine storica, per dare un giudizio, per incastonare nel passato i fatti analizzati anche quando era presente un bisogno - politico, culturale - di attualizzazione. Oggi è impossibile trovare qualcuno che faccia la storia degli ultimi vent'anni, o forse trenta, soprattutto in Italia. Tra i molti motivi, probabilmente, vi è l'impressione di non poter venire a capo, per IJ!anèanza di accesso alle fonti e di documentazione disponibile, ma anche di ipotesi convincenti e coerenti, dei molti "misteri" che hanno costellato la storiapolitica italiana, daTambroni a De Lorenzo, da piazza Fontana a Moro, attraverso i numerosi "scandali" che a essi si sono intrecciati, Sìfar, Sindona, Lockeed, Ambrosiano, Gladio.Senza la soluzione di quei misteri e la spiegazione di quegli scandali, la storia italiana degli ultimi trent'anni - quella politica - appare fastidiosamente ripetitiva, incapace di rappresentare e anche di riflettere pallidamente quanto andava accadendo nella società, nella testa e nei comportamenti della gente. Ci vorrebbe uno storico sociale di vaglia per raccontare la grande trasformazione avvenuta in Italia dal centro-sinistra in avanti. Anche così, tuttavia, le vicende po_litiçheresterebbero oscure, o squallidamente evidenti nella loro inconsistenza. È ad altro genere di scrittura, allora, che occorre rifarsi per avere qualche iUuminazione sulla. storia più recente. Scritture di confine, programmaticamente parziali, intrecciate di soggettività e di estraniazione, ma sempre in modo esplicito coinvolte culturalmente ed emotivamente con gli avvenimenti narrati. L'ombradiMorodiAdrianoSofri (Sellerio, pp. 242, lire 10.000) appartiene a questo genere di racconto, in bilico tra il pamphlet politico e la ricostruzione storica, tra l'indagine poliziesca e la pacata:invettiva morale, tra la sociologia culturale e l'introspezione psicologica, individuale e collettiva.· Opere di questo tipo, è bene ricordarlo con nettezza, raggiungono il loro scopo solo quando sono sufficientemente risolte in uno stile alto, pur se spesso esse vengono apparentate a quel genere, da noi così diffuso, delle ricostruzioni storico-giornàlistiche (storia scritta da giornalisti o cronaca raccontata da storici, con esiti il più delle volte simili a prolungati articoli di giornale o a polpettoni storiografici allietati da qualche aneddoto). Lo scopo, da Sofri raggiunto semplicemerite e mirabilmente (e a ciò limito il mio giudizio "stilistico"), è quello di far venire a galla non solo i più riposti relitti della memoria, ma i rottami volutamente nascosti o ignorati in passato da chi aveva il compito di metterli in mostra e magari comporli in qualcosa di comprensibile .. Non è agevole dar conto di un libro costruito a spirale, che ruota attorno a un personaggio (Moro) e attorno a un evento (il suo rapimento), che entra in dettaglio in questioni minute e tuttavia importantissime (il covo di via Monte Nevoso, l'autenticità delle lettere), ma che abbraccia anche, con appropriata e sintetica noncuranza, problemi di portata ben più vasta (la solidarietà nazionale, la natura della Dc). A chi legga senza la volontà di trovarvi la verifica di certezze passate o il sostegno ai dubbi professati, a chi legga senza volere prove o intèrpretazioni, condanne e profili storici, il libro di Sofri potrà dare parecchio. Potrà aiutare a comprendere di quanti st_ratisia fatta la realtà,edi quanti puntidi vista laverità.Potrà stimolare aimpadronirsi di un relativismo critico assoluto e coerente, a non scendere a patti neppure con sé stessi e le proprie convinzioni. Potrà suggerire di non accettare giudizi affrettati e soprattutto definitivi, e di utilizzare, sempre e più volte, tutti gli obiettivi che la nostra "camera" mentale può mettere a fuoco, dal grandangolo al teleobiettivo. ILCONTESTO Chi, invece, confonde la propria identità con la coerenza del proprio mutamento o del proprio immobilismo, chi non è capace di ascoltare yecchie musiche suonate in modo nuovo o di scorgere dietro nuovi disegni orizzonti già più volte esplorati, resterà deluso, in tutto o in parte, dall'approccio di Sofri. Anche se non mancheranno, come è costume, omaggi e riconoscimenti che tenderanno a sorvolare su alcuni aspetti non marginali del racconto è delle . osservazioni compiute. Da questa rilettura della vicenda Moro tutti hanno motivo, chi parteggiò per la trattativa e chi per la fermezza, di ripensare criticamente i propri comportamenti, giudizi. Con uno sforzo di rigore intellettuale estremo, in cui è presente, credo, pur non esplicita; una qualche autocritica, Sofri ci costringe a riconoscerci partecipi e colpevoli di atteggiamenti (sia pur minimi) che non possiamo, oggi, che biasimare e stigmatizzare. Non c'è traccia, assolutamente.nessuna, di una qualche condiscendenza, giustificazione, comprensione per quanto tutti fecero e pensarono allora. II dramma di Moro-uomo e il dramma politico della sua tragica fine si intrecciano non risparmiando nessuno. Una rigorosa concatenazione dì osservazioni, annotazioni, associazioni, ci richiama tutti in gioco, perché tutti, in qualche modo, ci eravamo messi l'animo in pace. L'ombra che Sofri fa riemergere non è solo quella di Moro (anche se è soprattutto quella: monito perenne a tutti gli inquilini, di sopra e di sotto, del Palazzo), ma anche la nostra, quella di un'Italia che stava rapidamente chiudendo i conti, sommessamente e tragicamente, con il suo desiderio e fallimento di redenzione, di . rinnovamento, di rivoluzione. ' Invano si cercherebbe e si chiederebbe al libro di Sofri un racconto e un giudizio di quello che fu il prologo al dramma di Moro, il decennio che lo precedette. Ci sono accenni, e più d'uno, ma non può esserci - non vuole esserci - un riesame politico del post-'68. Per questo, speriamo, ci saranno altre prove di una Una foto storico (Archivio 4nsa). 2.9

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