IL CONTESTO mento in esame sviluppano una approfondita argomentazione a sostegno di esso: spesso, troppo spesso, si accontentano di mettere in risalto la estrema brutalità del regime nazista (di cui Gandhi per altro dimostra nei suoi scritti di essere pienamente cosciente) dando poi semplicemente per scontato che, appunto, contro un tale sistema una resistenza nonviolenta non avrebbe avuto alcuna possibilità di successo. Ma successo rispetto a quale obiettivo? a) Se l'obiettivo è quello di preservare la propria integrità morale, il rispetto di sé, il senso del proprio valore, il proprio onore, come lo chiamava Gandhi, allora bisogna convenire con Gandhi che gli ebrei che avessero opposto al nazismo una resistenza nonviolenta di tipo satyagraha avrebbero raggiunto questo obiettivo, almeno tanto quanto, e forse ancor più, di quegli· ebrei che scesero in lotta violenta. Di fronte all'aggressione la cosa più importante è resistere, dice spesso Gandhi: poi, chi, come lui, crede nella nonviolenza del forte, resista in modo nonviolento, chi invece non vi crede, resista in modo violento. Ma, certamente, la maggior parte dei critici di Gandhi non intendono mettere in discussione l'efficacia della lotta nonviolenta relativamente al fine di preservare il proprio onore. b) Ciò che viene contestata è l'efficacia della lotta nonviolenta, anche quella di tipo satyagraha, relativamente all'obiettivo di abbattere un regime totalitario come quello nazista. Gandhi ha . risposto molte volte nei suoi scritti, anche in quelli riportati nel citato numero di "Micromega", a questa obiezione: visto come sono di fatto andate le cose, la risposta gandhiana si presenta, soprattutto oggi, in parte come una risposta di tipo speclllativo, ma è però sempre della massima importanza cercare di saggiarne la validità. In primo luogo, per quanto riguarda gli ebrei tedeschi residenti nella Germania nazista, Gandhi sostiene talora che se essi avessero messo in atto (nel '38-'39 e possibilmente ancor prima) una sistematica resistenza nonviolenta di tipo satyagraha, essi avrebbero avuto buone possibilità, se non di "sciogliere il cuore di Hitler" di "sciogliere" quello dei tedeschi ariani, portando magari molti di essi, attraverso il proprio esempio, a una resistenza al nazismo. Mi pare si possa concedere a Gandhi che una resistenza violenta da parte degli ebrei tedeschi avrebbe avuto ancor minori possibilità di successo (che vale rispetto.a essa quello che Gandhi quasi contemporaneamente scriveva in relazione a una possibile lotta violenta dei cecoslovacchi, ossia che "cercare di ottenere la vittoria con uno scontro armato sarebbe soltanto una bravata" 24 ), mentre una lotta nonviolenta non avrebbe comunque richiesto più vittime né di quelle cui avrebbe portato una lotta violenta né di quelle cqi avrebbe portato (ed in effetti portò) l'assenza di ogni vasta resistenza organizzata .. Si può inoltre argomentare che, almeno nel '38, subito dopo la funesta "Notte dei Cristalli", si era sviluppato tra la popolazione tedesca un notevole senso di disagio e anche di indignazione nei confronti del pogrom scatenato dai nazisti, e che se in tale occasione fosse partita una sistematica resistenz.a nonviolenta degli ebrei tedeschi, essa non solo avrebbe bloccato quel processo di de-umanizzazione di essi che rese in seguito molto più facile al regime nazista far accettare a vasti strati della popolazione tedesca la politica dell'olocausto, ma avrebbe anche costretto l'opinione pubblica tedesca a prendere chiaramente posizione sulla persecuzione nazista degli ebrei.25 Come ha scritto lo studioso inglese Ian Kershaw, nel suo saggio La persecuzione degli ebrei e l'opinione popolare tedesca nel Terza Reich, "vi furono poche occasioni nel Terzo Reich, se mai ve ne fu una, che produssero una tale vasta ondata di sdegno - molto di esso 26 fondato su ragioni morali come il pogrom della Reichskristallnacht."26 Va anche sottolineato che oggi siamo a conoscenza di lotte nonviolente efficaci condotte da vari gruppi, sia contro il regime nazista, sia contro altri regimi dittatoriali. Ben documentate sono ormai, per esempio, la lotta nonviolenta degli insegnanti norvegesi al regime di Quisling, nel 1942, e quella delle donne ariane tedesche in difesa dei loro mariti ebrei, in piena Berlino, nel 1943.27 . Come ho già avuto occasione di accennare sopra, Gandhi non invita soltanto gli ebrei tedeschi a scendere in lotta nonviolenta satyagraha contro il nazismo; il suo invito egli lo rivolge anche a cecoslovacchi, ai polacchi, agli inglesi, ai francesi, ai norvegesi, agli svizzeri e implicitamente agli altri popoli europei. Una delle ragioni che lo portano a ciò è la sua convinzione che una lotta violenta contro Hitler e il suo regime costringerà i Paesi che scendono in lotta iolenta contro di esso, se vogliono vincere, a superare in efferatezza la violenza stessa del regime nazista, e che questa stessa violenza, a sua volta, produrrà altre, più sofisticate ma non meno terribili forme di nazismo. Nel suo appello agli inglesi a combattere l'hitlerismo con la nonviolenza egli scrive, in data 7 luglio 1940: "Voi volete eliminare il nazismo, ma non riuscirete mai a eliminarlo adottando i suoi stessi metodi. I vostri soldati stanno compiendo la stessa opera di distruzione che compiono i tedeschi. La sola differenza è che forse i soldati inglesi non sono tanto spietati quanto quelli tedeschi. Ma anche se per il momento questo è vero, essi ben presto diverranno spietati quanto i tedeschi, se non addirittura di più. La guerra non può essere vinta in altro modo. In altre parole voi dovrete divenire più crudeli dei nazisti. Nessuna causa, per quanto giusta, può giustificare il massacro indiscriminato cui oggi stiamo assistendo." 28 E poco dopo, in data 11 agosto 1940 ribadisce che "Hitler ha brutalizzato non solo i tedeschi ma una larga parte dell'umanità. E ancora non si è giunti al termine di tutto ciò. Infatti l'Inghilterra, finché continuerà a seguire il metodo tradizionale, dovrà imitare i metodi nazisti se vorrà opporre una resistenza efficace. Dunque, il logico risultato del metodo violento è quello di brutalizzare sempre di . più l'uomo, compresa la 'maggioranza debole' .29 Gandhi teme anche che l'impiego della violenza massiccia per abbattere il sistema nazista da parte delle democrazie occidentali porti a un aumento di militarismo e al conseguente indebolimento o addirittura alla sparizione della democrazia anche in quegli stati. Scrive in data 12 novembre 1938: "La democrazia e la violenza non posso coesistere. Gli stati che oggi sono formalmente democratici o sono destinati a diventare ·apertamente totalitari oppure, se vogliono diventare veramente democratici, devono avere il coraggio di divenire nonviolenti"30 il che comporta, per Gandhi, che essi "dovranno rinunciare alle loro ambizioni imperialistiche e allo sfruttamento delle cosiddette nazioni incivili o semicivilizzate del mondo, e inoltre dovranno trasformare il loro modo di vita"31 E mette in guardia che" se la folle corsa agli armamenti continua, porterà a un massacro senza precedenti nella storia."32 E nel '47, a massacro avvenuto e suggellato dai bombardamenti atomici del Giappone, scrisse che "la morale che si può legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia provocata dalla bomba atomica è che una bomba non può essere distrutta da un'altra bomba, come la violenza non può essere eliminata dalla violenza. Il genere umano si può liberare dalla violenza soltanto ricorrendo alla nonviolenza." 33 Oggi, con il senno di poi, di fronte alla immane corsa agli armamenti che è seguita alla seconda guerra mondiale, alle sanguinose e brutali guerre che sono scoppiate sulla scia di essa, di fronte all'ulteriore sviluppo del militarismo tanto nel Primo
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