Linea d'ombra - anno IX - numero 63 - settembre 1991

IL CONTESTO omogenea e compatta e; inoltre, che essa ha alle spalle una ben organizzata opinione pubblica mondiale . La seconda tesi fondamentale di Gandhi è che una resistenza nonviolenza di tipo satyagraha da parte degli ebrei tedeschi sarebbe efficace, sia rispetto al fine di ·"sciogliere il cuore" dei tedeschi, sia e ancor di più rispetto al fine, che nella concezio~e gandhiana è un valore fondamentale, di mantenere la propna integrità, il rispetto di sé, il proprio onore. Per_que~t~ potev~ scrivere: "Se fossi un ebreo e fossi nato in Germama e v1ns1edess1 affermerei che la Germania è la inia patria come quella del più importante dei gentili tedeschi, e sfiderei i gentili a uccid~rmi o a gettarmi in prigione; mi rifiuterei di essere espulso o d1 essere sottomesso alla discriminazione." E aggiungeva: "Se un ebreo o tutti gli ebrei accetteranno di seguire il mio suggerimento, sicuramente non peggioreranno la loro situazione." 9 La terza tesi che Gandhi sostiene riguarda invece il conflitto arabo-ebraico i'n Palestina. La posizione di Gandhi è netta: "La Palestina appartiene agli arabi come l'Ing~ilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. E ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Ciò che sta avvenendo oggi in Palestina non può essere giustificato in base a nessun principio morale. I mandati non hanno alcun ~alore, tranne qu_ell_o conferito loro dall'ultima guerra. Sarebbe chiaramente un cnmtne contro l'umanità costringere gli orgogliosi arabi a restituire ìn parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale." 10 La pretesa o il diritto che gli ebrei fanno valere sulla · Palestina o parte di essa come loro territorio naziònale, invocando "la Bibbia e la tenacia con cui gli ebrei hanno sempre agognato il ritorno in Palestina" non sono per Gandhi validi. Ma anche se fossero validi, essendo fondati su ragioni di ordine religioso, essi non possono proprio per questo essere fatti valere mediante l'impiego della violenza; l'unica via legittima è anche qui per Gandhi quella della nonviolenza: "La Palestina biblica non è un'entità geografica. Essa deve trovarsi rn~iloro cuori (scil. degli ebrei). Ma ammesso anche che essi considerino la Palestina come loro patria, è ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei ~ucili inglesi, Un'azione religiosa non può essere compiuta con l'aiuto ·delle baionette e delle bombe ... Gli ebrei devono ricorrere al satyagraha nei confronti degli arabi e lasciare che questi li uccidano o li gettino nel Mar Morto senza alzar un sol dito contro di loro. Essi troveranno l'opinione mondiale solidale con la loro aspirazione religiosa. Vi sono centinaia di mo_diper tratt~e con gli arabi, se gli ebrei rinunciano all'appogg10 delle b_ru_onett~ inglesi. Al contrario attualmente gli ebrei sono comphc1 degh inglesi nella spoliazione di un popolo che non ha fatto nulla contro di loro." 11 È in forza di queste opinioni che Gandhi, alla fine del suo articolo di fondo, può sostenere che la resistenza violenta degli arabi, pur essendo incompatibile con i principi della non~iolenza di tipo satyagraha e quindi in base a essi ingiustificabile ( "io non credo in nessuna guerra" aveva scritto all'inizio dell'articolo), tuttavia risulta del tutto giustificabile se giudicata jn base ai principi per i quali comunemente si distingue tra v10lenza giustificata e violenza ingiustificata: "Non intendo difendere g~i eccessi commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto ti metodo della nonviolenza per resistere contro quella che giustamente considerano una ingiustificabile aggressione del loro paese. Ma in base ai canoni universalmente accettati del giusto e dell'ingiusto, non può essere detto niente contro la resistenza degli arabi di fronte alle preponderanti forze avversarie." 12 A parte le reazioni che l'articolo di fondo suscitò nella Germania nazista e le proteste di cui Gandhi fu fatto oggetto da parte di tedeschi e ad alcune delle quali risponde in un artic~lo pubblicato sull' "Harijan" in data 17 dicembre 1938, 13 la magg10r 24 parte delle reazioni critiche a q~anto Gandhi scrive nel suo articolo di fondo riguardano le tre tesi sopra evidenziate: ciò vale anche e soprattutto per le due lettere di Buber e Magnes e per lo scritto di Greenberg. Nel resto di questo articolo mi propongo di discutere alcune di queste critiche e di saggiare la validità delle posizioni di Gandhi. E comincio con le critiche rivolte alla terza tesi, anzi all'ultima parte di essa: i critici accusano qui Gandhi di "doppia morale", di non essere coerente nella sua predicazione della nonviolenza agli . ebrei allo stesso tempo che egli, almeno parzialmente, giustifi- . cherebbe la violenza degli arabi, o concederebbe comunque a essi le attenuanti di agire giustamente in base ai canoni comunemente accettati del giusto e dell'ingiusto. Così, ad esempio, Buber nella sua lettera scrive: " ...il suo rimprovero è diretto solo agli ebrei, perché permettono alle baionette inglesi di difenderli contro coloro che lanciano le bombe. La sua posizione verso questi ultimi è molto più cauta: lei dice che vorrebbe che gli arabi avessero scelto la via della nonviolenza ma, secondo i canoni comuni di ciò che è giusto e di ciò che non lo è, non c'è niente da ridire sul loro comportamento. Com'è possibile che in questo caso lei dia credito, anche se in forma limitata, ai canoni comuni mentre prima non l'aveva mai fatto?" 14 E Marco Vigevani, riprendendo la critica di Buber, scrive: "Solo di sfuggita Gandhi noterà che gli ebrei non sono angeli, senza però mai riconoscere loro quei canoni comuni di comportamento in virtù dei quali salva invece le violenze degli arabi e dei cinesi, e anzi parzialmente le giustifica." 15 • La risposta a questa critica è che essa si fonda su una totale misinterpretazione del pensiero gandhiano. Gandhi non giustifica in alcun modo, né parzialmente, né indirettamente la violenza degli arabi (o dei cinesi). Come potrebbe? La sua concezione nonviolenta rifiuta ogni violenza come ingiustificabile. 16 Il suo discorso è un altro: partendo dalla. premessa di valore (naturalmente discutibile) per cui la causa degli arabi è una causa giusta (la Palestina appartiene a loro) esso consiste semplicemente nella constatazione di fatto per cui se si accettano i éomuni canoni in base ai quali si distingue tra violenza giustificata (in quanto difensiva) e violenza ingiustificata (in quanto aggressiva) la violenza usata dagli arabi - che evidentemente non hanno fatto propria la dottrina della nonviolenza, come non la hanno fatta propria gli ebrei - risulta giustificara. Ma questo non comporta affatto che Gandhi stesso faccia propri quei canoni. Solo se egli stesso avesse applicato i canoni della nonviolenza alla condotta degli ebrei e, accettandoli, quelli comuni alla co_ndottadegli arabi: potrebbe essere accusato di doppia morale: anzi, non solo dt doppia morale, ma addirittura di vera e propria contraddizione visto che, mentre i "canoni comuni" comportano che una certa

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