IL CONTESTO Gandhi e la questione ebraica Quale risposta alla violenza? Giuliano Pontara Il 20 novembre 1938, anche in seguito all'insistenza con cui amici ebrei lo avevano più volte invitato a pronunciarsi pubblicamente sulla persecuzione degli ebrei nella Germania nazista e sulla controversia arabo-ebraica in Palestina, Gandhi, che sino ad allora aveva esitato a farlo, scrisse un articolo che apparve come fondo sul numero del 28 novembre di "Harijan", il settimanale da lui fondato nel 1933. ("Harijan" letteralmen.te significa "Il popolo di Dio", espressione usata da Gandhi per riferirsi agli ultimi della società castale indiana, gli intoccabili). Erano passati due mesi dal Patto di Monaco e due settimane dalla funesta "Notte dei cristalli". L'articolo di Gandhi ebbe una notevole circolazione e le tesi che in esso faceva valere provocarono in varie parti del mondo svariate reazioni critiche, le quali indussero Gandhi a ritornare più volte in susseguenti articoli su quelle tesi per cercare di rispondere ai suoi critici e di ~hiarire meglio le sue posizioni. Tra gli interventi critici più pensati figurano certamente quelli di tre ebrei allora molto noti: Martin Buber ( 1878-1965), filosofo assai conosciuto e che nei primi anni del nazismo, tra il 1933-35, aveva girato la Germania incoraggiando gli ebrei a opporre una resistenza spirituale al nazismo, Judah L. Magnes (1877-1948), rabbino, primo rettore della Hebrew University, e Hayim Greenberg (1889-1953), sionista laborista e direttore di "The Jewish Frontier", una influente rivista mensile che si pubblicava a New York. I primi due appartenevano a un piccolo gruppo di intellettuali ebrei residenti a Gerusalemme chiamato "1:he Bond", fautore di un sionismo moderato, astatuale, favorevole a una restrizione volontaria della immigrazione ebrea in Palestina per evitare che gli ebrei ivi residenti superassero numericamente gli arabi. In diretta risposta all'articolo di fondo di Gandhi essi scrissero due lunghe lettere pubblicandole nell'opuscolo Two Letters to GandhifromMartinBuberandJ. L. Magnes. 1 H. Greenberg, che già· nel '37 aveva scritto una lettera aperta a Gandhi chiedendogli di pronunciarsi contro quello che egli definiva il terrorismo antiebraico scatenato in Palestina in quel torno di tempo, pubblicava a sua volta un articolo di risposta a Gandhi sulla sua rivista, numero di marzo del '39. 2 Gandhi non rispose mai alle due lettere di Buber e Magnes: a quanto pare, appena scritte esse non lo raggiunsero e in seguito, quando varie copie di esse circolarono in India egli non si curò di leggerle. 3 Lesse invece çon attenzione l'articolo di Greenberg del quale pubblicò le parti fondamentali sul numero di "Harijan" del 27 maggio 1939 sul quale appare anche la sua risposta. I nove articoli di Gandhi riguardanti la questione ebraica nella Germania nazista e in Palestina sono stati recentemente pubblicati, assieme alle due lettere di Buber e Magnes, sul numero 2/91 di "Micromega" (pp.143-84 ): il tutto è tradotto in italiano da Monica Marinoni e presentato da Marco Vigevani il quale, in una breve introduzione (pp. 137-42 ) dal titolo La 'doppia morale' del Mahatma (cosa stanno a significare le virgolette messe attorno al termine doppia morale, tanto nel titolo quanto alla fine dello scritto?) riassume, per altro senza discuterli, le tesi e gli argomenti essenziali dei tre autori. Quattro dei nove articoli di Gandhi erano già reperibili in italiano nella antologia di scritti gandhiani Teoria e pratica della nonviolenza che contiene anche le parti centrali dell'articolo di Greenberg pubblicate da Gandhi su "Harijan". 4 Nell'articolo di fondo Gandhi mostra di vedere molto chiara_. mente quello che allora molti ancora non vedevano e molti altri non volevano vedere, la natura spietata dell' hitlerismo, specie nei confronti degli ebrei: "la persecuzione degli ebrei che oggi viene attuata in Germania non ha precedenti nella storia. Gli antichi tiranni non sono mai giunti al punto di follia a cui sembra essere giunto Hitler. E il dittatore tedesco sta agendo con uno zelo addirittura religioso. Egli infatti sta fondando una nuova religione, basata sul nazionalismo più estremo e intollerante, in nome del quale qualsiasi atto disumano diviene un atto di umanità, degno di perpetua riconoscenza. Il delitto di un giovane chiaramente folle ma indubbiamente audace viene fatto ricadere su tutta la sua razza con una incredibile ferocia." 5 La ferocia cui Gandhi qui si riferisce è appunto la rappresaglia nazista contro gli ebrei la notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, conosciuta come la "Notte dei cristalli", in seguito all'assassinio di un diplomatico tedesco a Parigi ad opera di un giovane ebreo di nome Herschel Gryntspan. "La Germania - scrive poco dopo Gandhi -sta dimostrando al mondo con quanta efficienza può essere impiegata la violenza quando non è ostacolata da nessuna ipocrisia e da nessuna debolezza spacciata per umanitarismo. E sta dimostrando anche quanto odiosa, terribile e terrificante sia la violenza quando appare allo stato puro". 6 Di fronte a questa violenza allo stato puro, di fronte alla ferocia della persecuzione nazista contro gli ebrei Gandhi dichiara che "se vi potesse mai essere una guerra giustificabile in nome dell'umanità, una guerra contro la Germania per impedire l' assur - da persecuzione di un'intera razza sarebbe pienamente giustificata". Ma in base alla concezione nonviolenta fondata sul principio dell' ahimsa di cui Gandhi è convinto assertore non vi sono guerre giustificabili; in base a questa concezione l'unico modo moralmente giustificabile di combattere il nazismo è quello nonviolento consono con i principi della strategia satyag raha: "io non credo in nessuna guerra" scrive subito dopo ìl passo testé citato. "Non mi è possibile dunque affrontare una discussione sui pro e i contro di una simile guerra." 7 Di qui la sua proposta agli ebrei residenti in Germania di organizzare la resistenza e di condurla in modo nonviolento. Tre tesi fondamentali emergono dall'articolo di fondo di Gandhi sulla questione ebraica. La prima tesi è che la via della resistenza nonviolenta di tipo satyagraha 8 per gli ebrei residenti in Germania è possibile. A sostegno di questa tesi Gandhi adduce tre argomenti. Il primo è che il credo religioso degli ebrei in un Dio più personale del Dio in cui credono i cristiani, i musulmani e gli indù, "anche se di fatto nella sua essenza Egli è sempre lo stesso in tutte le religioni", un Dio che guida tutte le loro azioni, è atto a infondere in essi quella fede, quella disposizione al sacrificio, quella capacità di soffrire e anche di andare lottando incontro alla morte senza le quali per Gandhi la lotta nonviolenta di tipo satyagraha non è possibile. Il secondo argomento che Gandhi adduce a sostegno della possibilità di una lotta nonviolenta di tipo satyagraha da parte degli ebrei in Germania è che la loro situazione è del tutto simile a quella in cui si trovarono in Sud Africa gli indiani che sotto la sua guida organizzarono una efficace lotta satyagraha contro la persecuzione razzista del regime Kruger. Il terzo argomento addotto da Gandhi è che gli ebrei in Germania costituiscono una comunità 23
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