IL CONTESTO di esclusione. Ciò di cui abbiamo bisogno.oggi invece è probabilmente un discorso di inclusione. Unaltro di questi famigerati esempi è quando si dice che nella lingua araba vi sono migliaia di sinonimi per "pugnale". È ridicolo. Vorrei raccontare un aneddoto citato da Edward Said in un suo articolo intitolato Letteratura dell'embargo. Un importante editore di New York, di cui non fa il nome, dieci anni fa gli chiese consigli sulla letteratura del terzo mondo -Asia, Africa, America Latina - che avrebbe potuto essere tradotta e commercializzata in inglese. Said cominciò a suggerire vari scrittori latino-americani, africani e asiatici, e suggerì anche alcuni nomi arabi, tra cui Nagib Mahfouz, che in seguito vinse il premio Nobel proprio due o tre anni fa. La risposta dell'editore anziano di questa rispettabile casa editrice newyorchese fu: "No, non possiamo fare Nagib Mahfouz perché l'arabo è un linguaggio controverso". Mi spiega che cosa significa? Linguis.ticamente è sbagliato. Culturalmente è esclusivo piuttosto che inclusivo.· Conduce a: l'arabo è intoccabile. Non posso accettarlo .come base di un giudizio. · Le sarebbe piaciuto l'ospite del programma della CBSFace the Nation, domenica 21 aprile, che ha detto che i turchi non amano i curdi perché sono arabi. Bellissimo. Dovrebbe essere premiato per la sua stupidità. I curdi fanno parte della nazione curda. Hanno la loro lingua e hanno più di un dialetto in quella lingua. È proprio perché sono non-arabi, non-turchi e non-iraniani che hanno cercato· l'autonomia, per preservare quell'eredità culturale e linguistica. È un caso di ignoranza davvero eccezionale. · Che cosa accadde ai curdi all'inizio degli anni Settanta? Gli Usa di Nixon e Kissinger furono coinvolti nel sostegno a una ribellione curda in Irak. Quali furono le circostanze che favorirono una simile azione? Credo-che quell'incidente dimostri che la politica americana è una politica di destabilizzazione reciprocamente assicurata, secondo l'espressione coniata da Christopher Hitchens nel suo articolo sulla rivista "Harper's" nel gennaio di quest'anno. A quell'epoca il governo iraniano, attraverso lo Scià, in un incontro con il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Kissinger si accordò e convinse il presidente Nixon a fornire armi e a dare inizio a una ribellione curda attraverso l'allora leader del movimento curdo in lrak, Barzani. Si incominciarono così a trasferire parecchi milioni di dollari di armi. L'intenzione era di destabilizzare l'lrak per favorire un accordo sui territori contesi, la vallata dello Shatt alArab che separa l'Iran e l'lrak - accordo che fu poi trovato nel 1975 ad Algeri. Ci fu un rapporto della Commissione Pike, la Commissione di indagine del Congresso, che però non è mai stato stampato integralmente. Io posseggo degli estratti usciti nel numero del 1976 del "Village Voice" a New York in cui si dice che "Kissinger e il capo di stato straniero speravano che i nostri clienti (cioè i curdi) non prevalessero. Essi preferivano invece che gli insorti si limitassero a mantenere un livello di ostilità sufficiente a I limare le risorse del paese confinante con il nostro alleato." Ecco il punto. "Questa politica non venne resa nota ai nostri clienti, che vennero incoraggiati a continuare a combattere, anche per mezzo di azioni segrete. La nostra fu un'impresa cinica." Il rapporto della Commissione Pike conclude che, secondo i dati che abbiamo a disposizione, quando fu trovato l'accordo che si diceva e il capo del Consiglio Rivoluzionario lrakeno Ahrnad Asan al-Bakr scatenò i suoi attàcchi contro la ribellione curda, fu sostenuto dallo Scià, una potenza straniera, la Cia, attraverso gli uffici di Nixon e Kissinger, 20 e gli israeliani erano presenti sulla scena. Quando cessarono gli aiuti, i curdi furono braccati e attaccati senza che nessuno se ne preoccupasse. Cosa fece dunque Kissinger verso la fine? "Malgrado le esplicite richieste dei nuovi leader e del capo della Cia in quella zona al presidente e a -Kissinger, gli Usa rifiutarono di estendere gli aiuti umanitari alle migliaia di profughi (dopo l'inizio degli attacchi e delle uccisioni) creati dall'improvvisa interruzione degli aiuti militari. Come è stato ricordato alla Commissione da un alto ufficiale degli Usa, 'le azioni segrete non devono essere confuse con le opere missionarie"'. Così i curdi furono mandati allo sbaraglio nel 1972-75. Furono mandati allo sbaraglio nel 1990-91. Chissà quando accadrà di nuovo. In quanto armeno, io fui sconvolto dallo sviluppo della situazione negli anni Novanta: perché le minoranze vengono usate e poi abbandonate? È una cosa dolorosa. l>erchédobbiamo pagare il prezzo dei giochi che gli stati giocano ai fini dei loro interessi strategici geopolitici? Lei è amico dilalal Talabani, uno deileadercurdi in Irak. Cosa può dirci di lui? Jalal Talabani, bisogna dargliene atto, non fu comprato dalla Cia. In quell'epoca egli si allontanò dalla linea di Barzani. Abbandonò l'lrak e visse in Libano e in Siria, dove vivevo anch'io, e per questo ci incontrammo, nel corso degli anni Settanta. Lui era stato membro del Movimento Nazionalista Arabo, un'organizzazione che esisteva negli anni Cinquanta ed era durata fino alla guerra del 1967, e aveva scritto l'unica opera importante sulla questione curda in arabo, pubblicata all'inizio degli anni Sessanta. La sua idea era la seguente: perché i curdi abbiano diritto all'autonomia, deve esservi in atto un duplice processo di democrazia per la maggioranza che permetta l'autonomia per là minoranza. Questo è ciò che egli sta negoziando oggi nei suoi incontri con Saddam Hussein. Sta creando questa equazione, che non ci possono essere diritti per i curdi senza diritti per la maggioranza. Le due cose vanno di pari passo. È un lungimirante. Rifiutò di essere usato per la destabilizzazione dell' lrak negli anni Settanta perché capì che il prezzo di quella politica sarebbe stato pagato dalle vite e dal sangue dei curdi. Adesso egli scorge un'occasione per salvare il suo popolo, per creare una situazione in cui esso possa godere dell' autonomia; sta cercando di attuare il piano di autonomia del 1970 che il partito Baath introdusse ma che non è stato mai attuato. Adesso stanno cercando di capire coine potrà realizzarsi questa attuazione. È un uomo saggio. Spero solo che la comunità internazionale non faccia più scherzi che costino altre vite curde e che Saddam Hussein non stia preparando uno dei suoi trucchi. Ho fiducia nella leadership di Talabani. Sta lavorando da molto tempo. Non è un novellino. Come si è mosso secondo lei il movimento palestinese in questo periodo di crisi e di guerra, e come si sta muovendo adesso in questa fase post-bellica? Anche la questione palestinese è chiaramente a un crocevia. La crisi del Golfo ha per molti versi aggravato il problema.L'esistenza di un nesso, la terribile parola che il Presidente Bush non voleva accettare, è resa evidente dal fatto che le prime azioni diplomatiche del dopoguerra sono tentativi di esplorare le possibilità di un passo avanti nel conflitto arabo-israeliano. Gli americani insomma si rendono conto che, se non ci sarà una soluzione da quella parte, il problema palestinese potrebbe ·rappresentare una miccia per gli altri conflitti dell'area. Capiscono cioè la necessità che vi siano legami, rapporti, connessioni. La leadership palestinese è stata compromessa sul piano internazionale, non però di fronte al suo popolo. Nella prima metà di quest'anno ho scritto un articolo in cui citavo le parole di un vecchio palestinese secondo cui essi avevano
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