risposto no, per carità, i bidun sono miei cari figli ... prima o p@ili sistemeremo tutti. Ma io so come, so quale è l'unico modo di sistemarci. Fare come ha fatto Saddam con i curdi, metterci in un campo tutti assieme e ammazzarci con i gas ... Noi siamo arabi, io sono kuwaitiano, mio padre è kuwaitiano, non ci sono dubbi, c'è scritto sul certificato di nascita che siamo nati qui. E allora perché siamo bidun? Chi lo capisce? Lo capisci tu? Perché non possiamo· andarcene? È chiaro, non possiamo andarcene perché non possiamo avere un passaporto. Guarda ora chiamo mio figlio e ti faccio vedere che scempio ..." Si volge alla moglie, la donna dice qualcosa a una ragazzina chè esce di corsa e torna poco dopo tenendo per mano un bambinetto di otto anni che mi bacia sulle guance, lo sguardo un po' spaurito, ancora ansimante perché stava fuori in strada a giocare a pallone. Il padre gli dice: "Fai vedere l'orecchio alla signora" e il bambino si solleva i capelli che gli coprono l'orecchio destro che è deforme, nero, enorme, una polpetta di carne tritata e rinsecchita, il lobo pendulo a dismisura. "Ecco l'hanno ridotto così i medici perché è un bidun. È nato con l'orecchio malformato, bastava un semplice intervento di plastica. Invece l'hanno tenuto in ospedale per tre mesi, gli hanno tolto la pelle dal torace ... tira su la maglietta e fai vedere alla signora ..." Il bambino tira su la maglietta e il torace è tutto una cicatrice. Rimane con la'maglietta tirata su a coprirsi l'orecchio. Forse preferisce mostrare lo scempio del torace che quello dell'orecchio. "Cosa posso fare per mio figlio ridotto così? Lo so. che lui non mi perdonerà mai per averlo fatto nascere come io non perdono mio padre". Guardo di sfuggita il vecchio che sta ascoltando e i nostri occhi si incrociano: mi fa cenno che è così, che queste parole non suonano come una bestemmia o almeno questo mi sembra di capire che voglia intendere.. · · Khalid continua a parlare, a inveire, la sua voce orij.sispezza ora tuona. Ripiglio a scrivere smozziconi di frasi. Dice Khalid: "Ho chiesto di portarlo a curare in Germania, in Italia ... I soldi li posso trovare, almeno li potevo trovare prima: Ma mi hanno riso in faccia. Mi hanno detto: e come fai a uscire dal paese senza passaporto? lo voglio solo un foglio dove si dica che posso uscire e rientrare per portare mio figlio in un posto dove lo curino. Voglio che mio figlio anche se è bidun abbia un orecchio umano. Ma chi me lo da questo foglio, questo lasciapassare? Chi? Noi siamo schiavi, noi siamo prigionieri di que~to paese che è il nostro paese. Lo sai che nemmeno alla Mecca possiamo andare? Ti dico che andrei ovunque. Ma dove? Nessuno ci vuole. E se qualcuno ci vuole, l'Emiro dice no, sono i miei cari figli. Così si sbatte la testa contro il muro. E poi, dimmi, tu,ami la tua terra o la tua nazionalità?" Non so che rispondere ma d'istinto opto per la cosa concreta, la tèrra. "Brava, anch'io amo la mia terra: L'ho spazzata la terra durante l'occupazione perché voglio bene a questa terra dove sono nato. E così anche se mi accettassero in un altro paese io magari ci andrei ma continuerei a amare la mia terra, ci penserei sempre. Lo sai che nemmeno alla Mecca possiamo andare? Ti pare giusto in un paese musulmano? no, no, così non si può andare avanti. Non abbiamo da mangiare, non abbiamo soldi, non ci danno lavoro. Dimmi, se domani vado a rubare, di chi è la colpa?" Il padre solleva la testa. Ammonisce il figlio. "No, questo non lo devi nemmeno pensare". Il giovane con la tunica bianca, quello che aveva fatto prima strane smorfie, mi spiega che se un bidun viene arrestato perché sospetto di avere commesso un qualche delitto, viene portato non in prigione ma al Deportation Center, in quanto non essendo kuwaitiano deve essere espulso. Ma essendo bidun non può essere rimandato al paese di provenienza, che non c'è perché lui è nato in Kuwait, lo attesta il certificato di nascita: quindi rimane lì, per anni e anni, per sempre. Muore in attesa di una impossibile estradizione. Mi dice èhe tanti bidun sono usciti dal Deportation center IL CONTESTO quando sono arrivati gli iracheni che hanno aperto le prigioni. "Che dovevan.ofare? Dovevano dire no grazie? Dovevano dire preferiamo rimanere qui tutta la vita perché siamo bidun?" Khalid si è calmato, sta bevendo il suo tè. Gli offro una sigaretta ma mi dice di no: lui fuma sessanta sigarette al giorno ma non ha ·mai fumato una sola sigaretta davanti a suo padre, per rispetto. Però gli dice quelle cose orrende, gli dice che non gli perdona di averlo fatto nascere. E il vecchio capisce. Prosegue Khalid, "Sai che hanno detto dopo la liberazione? Che i bidun che sono scappati quando gli iracheni hanno aperto le prigioni erano filo Saddam. Ma ha senso una cosa simile? Che senso ha? Lo sai tu?Lo so io? Lo sa l'Emiro? E ora tutti i bidun sono sospetti. Mio padre, quando c'era la guerra Iran-Irak, una volta al comando dei Vigili del Fuoco ha sputato sul televisore che faceva vedere Saddam Hussein che parlava delle sue vittorie. Lo hanno accusato di essere filo-iraniano. Invece no, non lo era, solo che sapeva che Saddam non era una brava persona. Lo hanno multato, due settimane di paga. E ora i bidun sarebbero tutti filo-iracheni; che senso ha? Lo sai tu? Lo so io? So solo che ora non mi danno più nessun lavoro perché sono bidun, peggio dei palestinesi ci trattano...Epoi quelli una nazionalità almeno ce l'hanno, sonopalestinesi, se ne fanno vanto, non sono bidun. Sai che i miei figli si vergognano a andare a scuola? Anch'io mi vergognavo a scuola quando mi ·chiedevano di dove ero e io dovevo dire che ero bidun ... Ero molto bravò a giocare a pallone ma non mi hanno mai fatto entrare in squadra. Avrei potuto diventare fantastico, un altro Maradona: ma no, noi bidun non possiamo giocare nemmeno a calcio, niente possiamo fare. Prima della guerra era una tragedia, ora è peggio".·· Parla il vecchio, con .voce lenta, implorante. Dice: "lo per me non chiedo niente, vorrei solo che lasciassero lavoraré i miei figli. Questo soltanto chiedo. Ma non vogliono. Sono andato dal comandante dei Vigili del fuoco tre settimane fa e gli ho detto: perché non prendi mio figlio? Lo sai che è un vero bidun, lo conosci, è venuto qui tante volte. E sai cosa mi ha risposto? Non posso. Perché potrebbero accusarmi di aver preso·un falso bidUne io ci rimetterei il posto. Questa è la tragedia di noi veri bidun". Stavo già per andarmene, per salutare tutti ma. ho voluto rimanere ancora per farmi spiegare la storia dei veri e falsi bidun. Me l'ha spiegata Khalid, sempre furioso, sempre gesticolando. La storia è questa: visto che in Kuwait c'era questa anomalia dei bidun, dai paesi vicini sono entrati clandestinamente iraniani, irakeni, sauditi e altri che hanno bruciato i loro documenti e si sono dichiarati bidun sperando che prima o poi ci sarebbe stata una sanatoria. A falsificare un certificato di nascita senzafoto non ci vuole molto. Così ora anche tra i bidun ci s.onoquelli di serie A e quelli.di serieiB. ma siccome sono tutti bidun, cioè senza documenti, come si fa a distinguerli? Sono uscita dalla casa dei miei amici bidun con il sospetto che non fossero veri bidun. Loro sostenevano di esserlo. lo pensavo che anche se non lo erano lo erano, nel senso che erano dei senza: senza lavoro, senza diritti, senza nazionalità, senza un Emiro al mondo che si preoccupasse di loro. "Non puoi far niente per noi? Non puoi parlare con qualcuno dell'Alto Commissariato per i rifugiati?" mi ha chiesto Khalid quando eravamo già sulla soglia della porta. "Noi . siamo dei rifugiati, siamo come dei profughi qui nelle nostre case". Ho parlato con un funzionario dell'Alto Commissariato che ho incontrato la sera dopo in albergo. Mi ha detto che loro si interessano soltanto dei rifugiati nei campi di raccolta e che parlare di rifugiati in città non ha senso. Ho parlato anche con dei giornalisti americani. Mi hanno detto che hanno scritto qualcosa di questa storia dei bidun ma che è troppo complicata, negli Stati Uniti la gente non capisce. Non è roba che va dritto al cuore, che commuove .. Nemmeno la storia del bambino con l'orecchio deforme? No, nemmeno quella. "Pensa ai bambini curdi" mi hanno detto. 7
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