Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

arrestarla. Non appena gli assassini mancati si incontreranno, fra loro non sarà possibile che la separazione. Siamo in un'atmosfera fraTeresa Raquin e il film americano poliziesco. L'ombra delle vittime agisce ugualmente nel delitto non compiuto e ideale, l'amore non può avere per base il rimorso e i delitti che i due sarebbero destinati a rimproverarsi a vicenda. Nessuno finirebbe per odiarsi quanto loro se rimanessero insieme. Michelangelo Antonioni ha reso assai bene questa atmosfera di tristezza delittuosa in un paesaggio senza sole, fatto di nebbia e di pozzanghere, di piogge che colano in tutte le maniere per case malinconiche di periferia e mura di officine. I fratelli Goncourt dissero che Firenze è la città dove piove sempre, che cosa diranno di Milano gli spettatori del film? Non rappresenta un buon invito per una gita di piacere. Il racconto, purtroppo, come in maggioranza i racconti dei film, procede perartifizio puerile, osservando queste costruzioni par di vedere quelle case puntellate perché minacciano rovina, o talaltra si vedono, con apprensione, posare blocchi di pietra su piani di cartavelina. Il teatro dell'Ottocento era, sì, convenzionale, e come, ma c'era un soffio di lirismo che trasportava lo spettatore fin dalle prime battute, in uno stato di ebbrezza per cui tutto si poteva gabellare. La realtà fredda come si pratica oggi ha altre esigenze. Per Lucia Bosè questo film rappresenta la prova del fuoco: regista e sarti hanno fatto quanto era possibile per farla vincere e, sinceramente, ·non possiamo che incoraggiarla. Quel tanto di crudo, di _acerboche sono nella sua figura e nella sua espressione, si prestano per rendere con eficacia il carattere di questa donna in cui agisce solo l'istinto: ha momenti felici. Non siamo così ricchi di attrici per trascurare la promessa di questa diciannovenne: e per l'accusa che le si fa di una plastica estetizzante la spiegazione è facile: ferma e muta è più bella, per ora, i registi lo vedono bene, e forse glielo suggerisce il suo istinto. Il giudizio dei critici spesso fallisce, l'istinto delle donne fallisce . raramente. Massimo Girotti, invece, non risulta bene, svogliato, distratto, con la faccia di uomo buono trascina il suo personaggio senza convinzione, e quando gli si vede estrarre dalla valigia una rivoltella non gli si crede. Gassman o Jean Marais sarebbero stati più adatti in questo caso. (n.6, 18-11-50) Prima comunione Carlo Goldoni scelse, quale protagonista di una sua commedia, un ventaglio, Blasetti e Zavattini hanno scelto per il loro film un vestitino candido, quello che dovrà indossare la piccola Anna Carloni per fare la prima Comunione. Il ventaglio di Goldoni aveva l'unico scopo di mettere a soqquadro, con squisita arguzia, un intero campiello veneziano, al vestitino di Anna, al suo candore immacolato, si domanda qualcosa di più: dopo averne messa a soqquadro la persona per SAGGI/PALA%%ESCHI ricercarlo, far fare l'esame di coscienza al padre di lei, romano autentico, uomo esuberante e imbaldanzito dalla ricchezza e dal successo. Il Comm. Carloni è proprietario di un vapoforno che va a gonfie vele, che lo ha fatto arrivare alla commenda e all'automobile, a un'invidiabile agiatezza per la propria famiglia, la moglie porta delle bellissime volpi azzurre. Di tanta fortuna il Comm. Carloni non fa mistero anzi, fa quanto possibile perché gli altri se ne accorgano; tratta molto sottogamba la moglie, e la ritiene direttamente responsabile di quanto in casa non procede secondo i suoi desideri e il suo gusto, non solo, ma essendo il Comm. Carloni dotato di facile e pronta sensualità, non gli dispiace incominciare la giornata facendo una carezzina alla cameriera, magari laddove riesce più efficace il tatto, e coltiva una relazione peccaminosa con labella vicina della casa accanto, quella che ha la porta sul medesimo pianerottolo, i romani non amano di far tanta strada, e con la quale ha stabilito una telegrafia Marconi che funziona fino àl mattino, quando lui sta dietro alla finestra per radersi la barba. ·È la mattina di Pasqua, la casa del Comm. Carloni è in subbuglio perché la sarta non ha riportato il vestito di Anna. Sono quasi le nove e la cerimonia è fissata per le dieci, alla vicina parrocchia. Il Comm. Carloni è per le furie e, secondo il solito, se la rifà con la moglie: lei è la causa di tutto, la copre di vituperio, finché non decide di lanciarsi con la nuova macchina per le vie di Roma alla ricerca del vestito. Vestito che viene trovato, perduto, e ritrovato in una serie di strabilianti avventure dopo le quali il Comm. ,Carloni può contare al suo attivo la rottura dell'automobile, un "cornuto!" elargitogli in un locale pubblico da uno sconosciuto durante un alterco: autentico "do" di petto, e tornando a casa uno schiaffo dalla moglie la quale è ormai satura dello straripante maritO'che per la prima volta ha un istante di esitazione per domandarsi se di quanto gli accade non debba ricercare le cause precisamente in se stesso. Spettacolo educativo morale, come si vede, adatto per famiglie, che mi fa ricordare certe commedie ottocentesche, magari con la maschera dello "stenterello", nelle quali le più strepitose avventure venivano riscattate da un fine di giustizia o di bontà, a giustificazione delle emozioni provate o del tanto ridere che si era fatto. Ma lo spettatore dei giorni nostri è più complesso, più curioso, più scaltro, non è difficile faccia come quei bambini troppo ghiotti quando la mamma dà loro una fetta di pane coperta di marmellata: leccano la marmellata con cura e lasciano il pane. Aldo Fabrizi suda sette camicie per rend~re la figura del Comm. Carloni giustamente criticabile, ma non ce la fa, riesce soltanto a farci ridere: a Fabrizi si perdona tutto; e altrettante ne suda Gaby Morlay nella parte della moglie allo scopo di non esistere, ci riesce in modo perfetto, è il suo ruolo vicino al tracotante marito, e anche quando non potendone più gli allungherà uno· schiaffo, lo farà con tanta delicatezza che par di vederla attaccare il francobollo sopra una busta. (n. 5, 11-11-50) 69

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