Raf Vallone in Non c'è pace fra gli ulivi di De Santis. pediluvio contenesse per il corpo umano azioni miracolose, e da stupirci che non si formassero squadre di mondine volontarie. In Ladri di biciclette, che vidi in un cinema popolare, quando si fu al furto della bicicletta, degli operai si misero a rider forte: "Come a me guarda, anche a me, hai visto?" "E a me, non ti ricordi?". · Questa volta Giuseppe De Santis ha avuto la mano leggera, felice, ha preso un caso di elementare giustizia in un mondo scelto assai bene: la Ciociaria di çui gli era facile rivelare le riposte bellezze. Il giovane pastore Francesco Dominici si trova in quelle condizioni per cui un uomo semplice, che abbia svìluppato il senso della giustizia e dell'onore, offeso a sangue può diventare un bandito. Per questo il popolo ama tanto certe figure, non solo per i crimini pittoreschi che sono portate a compiere, ma per il bene che può essere in fondo alle loro anime. Reduce di guerra, Francesco non trova più il suo gregge, gli è stato rubato nel generale disordine. Tutti sanno il ladro chi è, Bonfiglio, che Francesco ha lasciato povero e ritrova proprietario di un numerosissimo gregge: glielo dicono e lo esortano a riprendersi le pecore: "Riprendere la roba propria non è rubare". Bonfiglio gli vuol rubare anche la donna amata, Lucia, che la famiglia preferisce di dare a lui perché benestante. Francesco riprende le sue pecore e fugge. Lucia al momento di fidanzarsi con Bonfiglio fugge anche lei, segue Francesco che viene arrestato e in tribunale tutti, per viltà, depongono contro di lui, anche Lucia costrettavi attraverso minacce e sevizie: è condannato. Intanto SAGGI/PALA.z:ZESCHI Bonfiglio, che per vendicarsi ha violentato Maria Grazia sorella .diFrancesco, vuole sposare Lucia, ma il matrimonio è impedito: alla soglia della chiesa la sedotta fa lo scandalo, Bonfiglio deve prendere Maria Grazia con sé. Francesco evade dal carcere e si dà alla macchia, Lucia lo raggiunge e dopo un incontro drammatico trionfa l'amore. Ora la popolazione è tutta contro Bonfiglio che, divenuto potente, un tiranno, ha fatto il trust delle pecore; Bonfiglio invaso da furore uccide Maria Grazia (quando fate queste figure brutte non caricate troppo la dose, dosate. meglio fruttano di più), ma cadrà per il fucile di Francesco che si costituisce. Il maresciallo che va per mettergli le manette si trattiene: "No, questo processo si deve rifare". Chi a questo punto si senta un po' d'umidità fra le ciglia non se ne vergogni: c'è cascato, ma è cascato bene, quella mezza lacrima viene dalla parte buona. Quando in un cinema mi succede un tale fatto, tiro fuori il fazzoletto perché gli altri vedano quello che fo. Un film dove il racconto appena regge, lasciamolo stare, stuzzicarlo è un'insidia inutile, seguiamo invece dei paesaggi bellissimi, confluite di greggi, scene di pastori e di carabinieri inquadrate bene, e scene d'amore sobrie, una caratteristica processione, chiaroscuri anche troppo belli (bisogna stare attenti: l'inquadratura che per due o tre secondi è bella, al quarto o quinto la bellezza è tutta per l'autore); attori efficaci e simpatici: Lucia e Francesco trovati felicemente. In Riso amaro De Santis ci fece vedere delle gambe meravigliose, qui ci lascia indovinare altre cose ugualmente belle. Bravi il Lulli e la Francia, e Vincenzo Talarico, un avvocato che meriterebbe di vincere le cause. (n. 2, 21-10-50) Il cammino della speranza Che bel titolo! Quanti, leggendolo, si figureranno una via fiancheggiata da siepi di rosa o da giaggioli azzurri. Siamo quattrocento metri sotto terra, in Sicilia, in una miniera di zolfo. La miniera viene chiusa perché passiva; i minatori disoccupati, sono senza mangiare. Ad alleviare la loro disgrazia interviene un delinquente, che attraverso facili allettamenti, li convince a espatriare, andare in Francia, nel Belgio ... dove è facile trovar lavoro e viver bene. Organizza una spedizione di emigrazione clandestina succhiando ai poveretti i proventi della vendita delle loro masserizie, sola cosa che posseggono, masserizie che non ho bisogno di descrivere. Ci ha stupito che durante il trasporto uno di quei traballanti carrettini non sia ribaltato uccidendo, per esempio, un bambino, almeno una gallina. Un dettaglio sfuggito agli autori del soggetto in vena di pessimismo e di colore. La conùtiva parte, lascia il paese natio che è Favara. Giunta a Napoli, il solerte organizzatore e duce, il quale detiene la cassa della comunità, si squaglia: sparisce. Privi di mezzi e di documenti gli emigranti clandestini vengono fermati dalla polizia che, dopo aver chiarito il fatto, consegna a ciascuno un foglio di via: bisogna rientrare alla base. La compagnia si scinde: alcuni decidono di tornare in Sicilia 65
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==