Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

STORIE /RAMiREZ: Ringrazia il cielo che hai un lavoro in tempi come questi - recrimina amorosa la madre, e lo scrittore tranquillizza con un pizzicotto sulla guancia. Pensa alle bambine - supplica minacciosa la moglie, e lo scrittore rassicura con una pacchetta sulla natica. A notte, dopo il pianto soffocato, con ancora nella memoria il giallo burlone delle fiamme sprigionate dal racconto che s'annichilava, lo scrittore osa ricordare. Ricorda, confusamente. E ricorderà come sorse il bisogno di scrivere il racconto, la ricerca del soggetto, della tecnica da utilizzare. Ricorda quant'era indispensabile scriverlo per poi distruggerlo. E sorride senza rancori. Ricostruisce nella memoria come gli parlò il venditore di vini nel negozio di Domingo; mentre questi, fatto già l'ordine, risistemava per abitudine la frutta e la verdura, un poco. Borillo e Paco il fratello di Tito se n'erano appena andati. Era l'ora dei bicchierini nel negozio di Domingo. Né Pepe della Lola né Tomasito Padr6n s'erano fatti vedere quel mezzogiorno, il che era strano. Manolo Navarro era di turno e Perico Socorro in mare. Lo scrittore tirava in lungo per la poltronaggine di non tornare tanto presto a casa, sorseggiando piano piano l'ultima birra. Il venditore di vini aveva chiesto a Domingo un bicchiere di latte. Quello che lo scrittore non ricorda con precisione è come e quando il vinattiere attaccò bottone. Ma ricorda che gli disse: il signor Domingo dice che lei scrive. Lo scrittore rispose che alle volte sì, per diletto, per ammazzare il tempo, tenersi occupato con qualcosa, e sorrise senza aver voglia di continuare la conversazione, piuttosto arrossito. Il venditore di vini aveva nella parlata un retrogusto di brutti ricordi e certi sospiri soffocati. Lo scrittore rammenta che aveva detto anche: mi piacerebbe saper scrivere come lei, cosa che lo sorprese, perché nessuno sapeva come lui scrivesse. Gli chiedeva scusa ad ogni istante - ricorda. Mi perdoni, ma - diceva, e continuava a parlare. Si bevve, tre, i bicchieri di latte d'un fiato, senza respirare. Aveva delle cose da raccontare - diceva. Ma non sapeva farlo. Gli parve tristissimo il sorriso mercenario del venditore di Vlill. A quell'ora non entrano donne a comprare. E lo scrittore · venne a sapere, silenzioso, un po' estraneo allo sfogo innecessario del venditore di vini, che fissava il bicchiere vuoto tra le sue dita, venne a sapere lo scrittore che quel tipo aveva servito nella Legione Straniera. Seppe di sbieco che s'era arruolato fuggendo spaventato da un possibile incarceramento per furto e sfascio di una chevrolet blu, roba di gioventù - sorrise compiaciuto. Lo scrittore ricorda che chiese un'altra birra e offrì quel che voleva al vinattiere. Questi rifiutò l'invito ringraziando e lo informò che soffriva d'ulcera- si indicò la bocca dello stomaco. Lo scrittore allora disse a Domingo che lasciasse stare, che non gli versasse altra birra e gli dicesse quanto gli doveva. Intanto, l'altro continuava a fargli sapere. La madre del venditore di vini si era ammalata per il dispiacere, era ancora 62 viva, ma in cattiva salute. Nella Legione c'era un tedesco di Amburgo e un cane inglese ed enorme, nero, chiamato Diable. Il padrone del cane era stato un francese che fu fucilato. , il vinattiere non sapeva perché. Un altro legionario, il destino è così, sorprese una sera il cane nero e il tedesco avvinghiati, in riva al mare. Il cane nero si drizzava dietro, il tedesco di Amburgo si intravedeva chino davanti. Il venditore di vini parlava con un respiro di pena dolce. Ricorda lo scrittore che si sentì a disagio, che non voleva continuare ad ascoltare. Ma che sentì. Ricorda che lo sguardo del venditore di vini si smarriva nel bicchiere vuoto e che la storia. che raccontava sembrava consumata dall'uso, che non si rivolgeva a nessuno. E che Domingo spazzava, tanto per fare qualcosa. L'altro legionario avvisò di nascosto un sergente. Il sergente ordinò a chi lo aveva avvertito e ad altri due di portare un carretto da trasporto dove si avvinghiavano Diable e il tedesco. Poi comandò loro di caricare gli avvinghiati sul carretto. E di trasferirlo in mezzo al cortile grande. Furono chiamati tutti quelli che fu possibile trovare, affinché vedessero e imparassero. Il tedesco piangeva urlando, sembrava sghignazzasse. Chiedeva con stertori da iena che qualcuno lo ammazzasse, che per la Santa Vergine gli tirassero un colpo. Era un tedesco· cattolico. E lo chiedeva per favore. Il cane nero, dietro, sopra l'uomo che supplicava, abbaiò spaventato, come se chiedesse perdono, vergognoso. Intorno agli avvinghiati si fece un coro. Uno gridò questo ti mette incinto, Frank. Quelli che guardavano facevano commenti, ridacchiavano, alcuni ci patirono, io e altri vomitammo. Lo scrittore ricorda che si giustificò dicendo che doveva andarsene, ma il vinattiere non fece caso alla sua scusa e lo udì dire: quando Diable riuscì a svincolarsi, corse ululando verso la spiaggia. Alcuni lo aizzarono a pietrate. • Quella sera, gettato ormai il seme dell'inquietudine, domandò a Domingo se era vero quello che raccontava il signore dei vini. Non lo so - disse Domingo, e a quanto pare a quel tedesco . diede di volta il cervello, lì inginocchiato, gu~dandqsi attorno, senz~ lacrime per continuare a piangere, e con un balzo afferrò un mitragliatore, ma non morì per i colpi che si sparò, bensì più tardi, mesi dopo, per una coltellata, battendosi in una rissa per una donna, una di quelle. All'alba del giorno dopo, insonne, non gli restò che cominciarlo. E lo cominciò. Ora, annientato il racconto dal fuoco, si imporrà senza successo di dormire. Da molto tempo lo scrittore non sa cosa sia un buon sonno di sei o o'ttoore di fila. Comunque: tre giorni dopo essersi dimenticato, infine, del racconto ammutolito, lo scrittore wmpra il giornale e si siede su una panchina accanto all'edicola. Legge, tra le altre cose, il bando di un concorso per romanzi indetto da una potente impresa che pubblica quotidiani, e lo scrittore sorride. Sorride con un'amarezza smisurata. Copyright Vfctor Ramirez, 1980, 1981.

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