Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

LA SOLIDARIETÀ COMINCIA CON LA VITA Incontro con Victor Ramirez a cura di Danilo Manera Vfctor Ramirez (nato nel 1944 a San Roque, borgata di Las Palmas) è il più interessante, e per molti versi atipico, dei narratori che, a partire dagli anni '70, hanno dato vita a una importante fioritura di racconti e romanzi nelle isole Canarie. L'arcipelago possiede fin dal XVI sec. una personalità letteraria propria nell'ambito ispanico, che si starivalutando con crescente convinzione di fronte alla metropoli (la Spagna peninsula- . re). Padre di quattro figli, Ramfrez si guadagna da vivere come maestro. Le sue narrazioni sono raccolte nei volumi Ognuno trascina la propria ombra (Cada cual arrastra su sombra, 1971 e 1989), Racconti codardi (Cuentos cobardes, 1977), La cosa più bella della mia vita(Lo mas hermoso de mi vida, 1982), Diociscampi (Diosnoslibre, 1984), Sabbia Bionda e altri racconti (Arena Rubia y otros relatos, 1990), La volta tra dopo e adesso (La vez entre después y ahora, 1991). Due sono le impostazioni che vi predominano, riscontrabili a volte entrambe nello stesso racconto: quella che direi di realismo pedagogico, a sostegno delle tesi di una indignata e critica coscienza sociale, e quella che si rifà all'oralità popolare prediligendo l'esposizione, spesso disorganica efrastagliata, ma superbamente varia ed espressiva, di un testimone. A quest'ultimo modulo si riallaccia anche l'unico rom6lnZOfinora pubblicato da Ramirez, Ci hanno lasciato il morto (Nos dejaron el muerto, 1984 e 1990), dove le molteplici voci narranti si intrecciano in unfluire di vicende ascoltate, riferite, incanalate dal narratore principale. Fedele al proposito di rappresentare un mondo per cambiarlo, Ramirez si muove tra i doppiamente marginali, le classi umili di una terra appartata e divisa tra tre continenti, indagando gli aspetti meno paradisiaci di isole che i pieghevoli turistici ci presentano in una eterna e spensierata primavera. La sua bussola etica e politica porta iscritta come motto una frase del re · castigliano medievale Alfonso X il Saggio, secondo il quale i tiranni si sono sempre sforzati di rendere i propri sudditi stupidi e paurosi. Ignoranza e corruzione risultano per l'autore le coordinate della società in cui vive, e la sua analisi traspare nell'opposizione, di tendenza visceralmente anarchica, al militarismo, al clericalismo, alla monarchia, alla gerarchizzazione. Nei suoi racconti la realtà documentabile viene trapassata dall'eccesso deformante, dalla trasgressione, dalla tortuosa e illogica concatenazione degli eventi per accedere aforme di verità meno menzagnère, mentre il linguaggio viene scorticato per rendere palese l'ideologia o la mitologia che vi soggiace, e liberarne nel contempo le residuali potenzialità di riscatto. Il testo qui pubblicato deriva da due incontri, che hanno avuto luogo a Las Palmas de Gran Canaria nel marzo di quest'anno, e da alcuni appunti dell'autore sugli argomenti toccati. Al primo incontro erano presenti anche Rafael Franquelo, poeta e pittore, che ha curato con Vietar Ramirez fondamentali antologie della letteratura canaria e coordina con lui il supplemento culturale del giornale "Diario de Las. Palmas", e Antonio Féli.x Martin Hormiga, che anima ad Arrecife, capoluogo dell'isola di Lanzarote, il bollettino culturale "Litoral" ed è autore di testi teatrali e di favole. · Cosa ti spinge a scrivere e come concepisci nella tua realtà il ruolo dello scrittore? · Credo che la mia narrativa, come qualunque altra, sia un tentativo di risposta individuale, attraverso la fabulazione, a una data situazione sociale, o storica se preferisci. Ognuno risponde sulla base del proprio bagaglio esistenziale. lo aspiro, non senza apprensione, a far scaturire dalla solitudine del momento creativo un atto di solidarietà, magari di ribellione. Ammetto di possedere ineludibilmente una specie di falsa coscienza che mi aiuta a calibrare la realtà, una realtà pletorica di infamie, ingiustizie, menzogne istituzionalizzate, tradimenti impuniti, ma una realtà dove, nonostante tutto, l'amore e le ansie folli di giustizia non si sono ancora stancati di cercare un loro posto sotto il sole. Attorno al '73, in una specie di poetica piuttosto petulante, dichiaravo: "Scrivo per vendetta, per profondo senso di frustrazione, per acuto rancore di fronte a tanto male, perché ne ho voglia, per distrarmi, per il sadico desiderio di creare esseri che soffrano come quelli che davvero circolano da queste parti, per giocare e darmi qualche spiegazione che m'inganni un po' ". Ora, vedendo nella fabulazione letteraria un'occasione unica di praticare la libertà, mi costa enormemente constatare che il vero motore della scrittura sia la ricerca di fama e autoaffermazione. Il punto sta forse nel tipo di prestigio che si cerca e in come lo si utilizza poi. Secondo la posizione che adotta di fronte alla condizione umana, lo scrittore può infatti esercitare il ruolo di cortigiano del potere di turno od optare per una guerriglia da inerme sognatore, perché in fin dei conti non è altro che questo. Ogni atto creativo sfocia in un narcisismo che può essere sterile. Fortunatamente può anche essere fertile; tale possibile fertilità mi consola, mi anima e mi riempie d'orgoglio, perché in questo modo, la solitudine della chiaroveggenza porta a unirsi con i truffati e i condannati della terra, a guardarli in faccia riconoscendosi in loro. Tu prediligi l'edizione d'autore o comunque minoritaria, a diffusione spesso artigianale, tanto che risulta difficile procurarsi i tuoi libri, che ultimamente alcuni organismi culturali si sono incaricati di ristampare. Pubblichi di rado, a volte anni dopo la stesura dei testi, hai un atteggiamento poco conciliante con i mézzi di comunicazione di massa e non ti curi in nessun modo di promuovere la tua immagine. Perchè? Trovo tutto questo castrante. Forse sono credenze superstiziose, ma così la penso. L'atto creativo richiede un anonimato assoluto, una solitudine enorme. Forse mi potrebbe anche gratificare - benché mi farebbe sicuramente male - che le mie opere si stampassero ad alte tirature. Ma è una cosa che non mi ha mai preoccupato. Se uno vuol leggere buoni libri, ce ne sono tanti a disposizione. Per me sono all'avanguardia tutti i grandi scrittori, quelli sinceri, di ogni epoca. Quanto ai miei scritti, fanno in qualche modo la loro strada e a qualcuno arrivano. Come sai, ci sono anche ai nostri giorni scrittori eccezionali, di gran lunga 57

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