della propaganda. Quando scrivo mi interesso a tutto ciò che è umano, e attraverso ciò evidentemente circola un certo tipo di ideologia umanista, un'ideologia che ha la passione dell'uomo. Insomma, tutto ciò per dire che non credo alla letteratura impegnata, anche se poi in realtà tutta la letteratura è impegnata dato che esprime sempre qualcosa, una visione del mondo, un'ideologia. La comparsa degli integralisti sulla scena politica algèrina ha prodotto qualcosa di nuovo nel suo atteggiamento politico nei confronti della scrittura? No, perché ho sempre denunciato il fanatismo, l'integralismo e l'ipocrisia sociale anche quando si presentavano sotto altre forme, magari meno aggressive di quelle attuali, ma pur sempre condannabili. Io non cambio. Sono sempre convinto che l'integralismo sia contro la vita, contro la gioia di vivere, contro la felicità umana: svilisce l'uomo, lo limita nelle sue possibilità. Oggi nel mondo arabo è in corso una lotta contro l'integralismo, e i miei libri di fatto vi partecipano. Non a caso sono stato messo all'indice e condannato a morte dagli integralisti: ogni venerdi nelle moschee sono condannato in quanto ateo, comunista e pornografo. Oggi nel Maghreb lo scrittore da abbattere è Boudjedra, perché ha osato affrontare apertamente argomenti che nessun altro scrittore arabo aveva mai avuto il coraggio di trattare. Come spiega questa crescita dell'integralismo in Algeria? Molto semplicemente. In Algeria il processo di urbanizzazione è stato molto rapido: la società è passata da una condizione rurale a una condizione urbana nel giro di .venticinque anni, senza mediazioni. Questa trasformazione ha prodotto degli scompensi sociali enormi, oltretutto le arretratezze arcaiche di un tempo si sono sovrapposte alle assurdità della società burocratica: gli uomini si sono trovati di fronte a una realtà che sono incapaci di dominare. Allora, il solo modo di ritrovarsi, per non sentirsi perduti, è quella di attaccarsi ai valori della tradizione, che così vengono enfatizzati, dando vita all'integralismo, al fanatismo, a questa maniera violenta di dire no al cambiamento. Ecco l'integralismo è la paura del cambiamento, di quelli che sono già avvenuti e di -quelli che potranno ancora intervenire nel futuro. La crescita dell'integralismo ha delle conseguenze sulla cultura algerina? Credo che in realtà produca un effetto contrario a quello che si augurano gli integralisti, dato che i loro attacchi alla cultura hanno mosso molte persone, che per reazione sono andite nella direzione opposta, in difesa della libertà di espressione. Va detto poi che non esiste una cultura o una letteratura integralista: al di fuori del Corano non sanno proporre nulla, non scrivono, non creano. Sono gli altri - coloro che si oppongono ali' integralismo in nome della tolleranza e della libertà - che producono una controcultura moderna. Ad esempio, durante l'ultimo ramadan gli integralisti volevano vietare i concerti: per reazione tutti i musicisti, anche quelli più esitanti, si sono messi a fare ancora più concerti e il pubblico è affluito ancora più numeroso. Non èpreoccupato dall'intolleranza che va crescendo da una parte all'altra del Mediterraneo? INCONTRI/BOUDJEDRA Sì, certo. D'altra parte è ·normale che il nord, di fronte ad un sud che sembra dominato dall'integralismo, si rinchiuda ancora di più nella sua intolleranza. Secondo me. però l'importanza dell'integralismo va ridimensionata: si tratta di una minoranza organizzata che fa molto rumore, ma che non rappresenta certo la maggioranza degli algerini. Purtroppo ho l'impressione che il nord esageri volutamente questo fenomeno per poter intervenire in· queste regioni, per produrre un moto di paura razzista e xenofoba. Insomma, si spaventa la gente con lo spettro dell'integralismo per dei motivi di politica interna e estera. Le sembra ancora possibile uno scambio tra nord e sud? Personalmente sono pessimista. Perché ci sia scambio ci deve essere uguaglianza nelle competenze, cosa che per il momento non esiste, dato che noi del sud siamo sempre alienati e poveri, sul piano materiale come su quello culturale e intellettuale. E fino a quando perdurerà lo squilibrio enorme che esiste oggi, non potranno esserci possibilità di scambio alla pari. Lo scambio nord/sud è un'utopia che forse un giorno si reali_zzerà, intanto però prevalgono lo scontro e l'incomprensione. Oggi vanno di moda i diritti dell'uomo, ma spesso si ha l'impressione che questi non siano uguali per tutti, come se ci fossero due pesi e due misure, a seconda degli interessi politici. Per me invece, gli uomini sono tutti uguali, indipendentemente dalla razza, dalla pelle, dall'età, dalla cultura. Quando vedo un uomo in difficoltà, nella miseria e nel dolore, io cerco sempre di aiutarlo. Eppure proprio lei è l'espressione di questa possibilità di scambio fruttuoso tra le culture ... Sì, ma io rappresento una minoranza. Che effetto lefa la crisi dei regimi comunisti del!' est europeo? Per me il socialismo resta un'utopia realizzabile, anche se forse ci vorrà ancora molto tempo. In sé il socialismo è una cosa meravigliosa in cui in fondo ritroviamo la bontà, la generosità, l'idea di Cristo. È però un ideale per il quale gli uomini non sono ancora pronti. Gli uomini che hanno cercato di applicarlo hanno fatto degli errori enormi, e spesso nei posti di responsabilità c'erano uomini che non vi credevano veramente. In fondo, è molto più facile realizzare il capitalismo perché porta in sé la sua condizione selvaggia, infischiandosene delle sofferenze della gente. Il socialismo invece vuole che gli uomini siano solidali, che siano degli esseri umani e non dei lupi. Insomma sono convinto che l'uomo sia condannato ad essere socialista, il problema è come applicarlo, con che uomini, in quali condizioni. A cosa sta lavorando attualmente? Sto preparando la riduzione teatrale della Lumaca testarda e della Pioggia, di cui curo il testo e la regia. È un esperimento che hanno proposto e siccome il teatro mi ha sempre interessato ho voluto provare. Inoltre sto pensando ad un nuovo romanzo, che sarà incentrato sul deserto, quello vero, non quello esotico e folcloristico dei turisti. In genere scrivo molto velocemente, ma giungo alla scrittura solo dopo una lunga elaborazione mentale: posso portare un libro dentro di me per diversi anni e poi seriverlo in tre o quattro settimane, lavorando diciotto ore al giorno. 53
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