SEI POESIE Kostas Tachtsis a cura di Caterina Carpinato Guardando per l'ultima volta La nostra nave è salpata. Piano piano lasceremo adesso anche il porto. Il sole sprofondato nell'orizzonte, indora per l'ultima volta, chissà, la terra dove iniziammo a vedere la sua luce. Che fra poco la distanza e il buio spegneranno - forse per sempre. Fuggiamo dallo sciocco urlo del mondo. In questo posto gli uomini non sanno apprezzare i nostri levissimi versi. Le nostre innocenti bassezze - sostengono - li offendono. Non vedono, non sentono che queste bassezze sono, dei nostri versi, la causa. Lontano dalla nostra fastidiosa presenza forse apprezzeranno meglio le nostre parole forse ci chiamano già grandi poeti. Ma soprattutto, in quei luoghi stranieri - gli stranieri sono sempre clementi con gli stranieri - più liberi, più dimentichi ci affideremo alle abitudini segrete. Così si è fatta presto notte. Non si può più con quest'umidità, rimanere sul ponte. Terra della patria, amata terra, buonanotte. Addio Quanti in questo momento diranno addio ad amici cari, quanti piangeranno per la felicità che svanisce e sv.entoleranno senza vigore i fazzoletti finché il loro dolore diventa un segno all'orizzonte ... Non sopporto questi addii. Il nostro amore somigliava ad un bel libro. Adesso che andrai via me lo poggerò sulle ginocchia e ad una ad una ne sfoglierò le pagine, i volti che tanto perfettamente descrissero tutte quelle cose meravigliose e commoventi che sono avvenute. E penserò cosa ho guadagnato in sentimenti, quanti nuovi difficili sensi ho appreso. Adesso che andrai via, questo mi rimane. Non l'addio le lacrime i fazzoletti. La chiave Un tempo avevo un amico, aveva forse vent'anni e gli piaceva viaggiare. Mi diceva: amico, i sogni vengono, se ne vanno, vengono con le navi. E quando si arrabbiava: quello che è per me una nave non ormeggerà mai nel tuo cuore. 48 lo avevo paura del mare e delle navi un dio sa cosa ho tollerato per amor suo i pianti di mia madre e il biasimo di mio padre per le amicizie dannose in fine adottarono alcuni provvedimenti: mi tolsero la chiave di casa e mi costrinsero - ritornavo spesso a notte fonda per causa sua - a scavalcare il muretto. Un tempo avevo un amico, aveva forse vent'anni e gli piaceva viaggiare ... Quella sera tornai presto a casa mi accolsero come il figliol prodigo accesero il grammofono sgozzarono una gallina e mi restituirono la chiave. Olimpia, giorno di festa Non sono venuto qui per ammirare come uno straniero quanto non ci appartiene più ho visto venir su gruppi di amici che tenevano fra le mani anemoni ed ho pensato di raccoglierne un po' anch'io così da anemone in anemone si proiettavano davanti a me ad uno ad uno tutti quei resti tra i pini e gli ulivi e quando raccolsi tanti anemoni quanti poteva contenerne il mio pugno mi misi a sedere fuori dalle rovine per guardare timidamente i giovani che facevano volare gli aquiloni. Venerdì santo Era la notte dei sepolcri e uscimmo per le vie e vi rimanemmo e mentre ancora la processione tardava vediamo improvvisamente Cristo giovane che ci passa davanti. Amore Ti caverò gli occhi e me li berrò perché possa vederti con i tuoi stessi occhi mentre ti guardi allo specchio per raderti. Dalla raccolta Kafenio to Vizantio, Atene 1956, Copyright Eredi Tachtsis.
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