Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

SAGGI/ AUDEN Nel comico, la verità che fa male è che l'eroe comico è felice sia quando non è nessuno sia quando sposa la principessa, e così io sbotterò: "Macché! Questo è l'uomo che non vorrei mai essere, anche se mi dicono che vive beato perché si mantiene felice in situazioni che io chiamerei di sofferenza. In altre parole, vivere con una principessa vuol dire accettare di soffrire". Anche la funzione religiosa della scienza è iconoclasta, la distruzione dell' eterolatria, mediante la convinzione che al singolo individuo non occorre nessuna fede per prendere decisioni, in quanto il suo temperamento è determinato dalle situazioni oggettive; cioè, non sono io a prendere una decisione nei confronti della Natura (me compreso), ma la Natura (me compreso) a prendere decisioni nei miei confronti. La scienza non può dire che "La fede comandata è la fede in Dio" più di quanto possa dirlo l'arte; essa può dire soltanto: "Nulla ha l'ultima parola nel decidere che cosa diventerai. Al contrario, tu hai il potere e la responsabilità di decidere che cosa la Natura (te compreso) diventerà". Ho una brutta balbuzie che, consentitemelo, mi rende la vita difficile, perché mi rende differente dagli altri. Invidio i parlatori disinvolti e penso a quanto debba essergli facile la vita. Divento permaloso, e mi rendo la vita più difficile del dovuto. Un giorno mi raccomandano un buon psicologo. Entro nel suo studio pensando: "Presto tutto sarà facile. Sarò capace di diventare il grand'uomo che ho sempre sognato di essere". Dopo poche visite, lo psicologo mi dimostra che la mia balbuzie è dovuta ad un conflitto tra la mia ambizione di essere più grande degli altri e la paura di essere solo un mediocre cosicché, piuttosto che ammettere quest'ultima cosa, mi sono appagato negativamente nella prima ... Siccome non saprei esser diverso essendo più grande, ho preferito essere diverso rendendomi inferiore. Il mio effettivo disagio, la balbuzie, fa sì che si possa credere che soffro dell'essere un'eccezione, mentre di fatto esso è una fuga dalla mia sofferenza vera, la paura di essere un mediocre. Che la mia balbuzie si possa curare o meno dipende dall'accettare anche la sofferenza di essere mediocre. Ma la storia non finisce qui. La vera questione è perché, se davvero sono mediocre, ne soffro in un modo così fuori dal comune. Forse posseggo effettivamente un dono eccezionale che suscita in me un senso di eccezionale vocazione etica, ma mi sono rifiutato di riconoscerla come tale perché l'esercitarla non mi avrebbe meritato il riconoscimento universale - dal momento che non è di quelle che la maggioranza riconosce -e ho accettato il giudizio della maggioranza come un'imposizione oggettiva, perché la mancanza del plauso mi avrebbe fatto soffrire. La scienza, mediante le conoscenze del mio psicologo, è riuscita a mostrarmi quale potere ho sul mio carattere. Mi sono reso balbuziente-e inoltre le potenzialità insite nella mia natura sono diverse da ciò che ·mi sarebbe andato a genio, ma la scienza non può farmi capace di esercitare il mio potere. Se lo psicologo mi assicura che potrò coltivare il mio dono in barba al fatto che la società lo consideri o meno un valore, egli non sta esercitando la sua autorità scientifica, ma la sua autorità di individuo estetico. Egli può dire con cognizione di causa: " Sarai infelice se ti 44 rifiuterai di svilupparlo"; ma io già lo so, e proprio a causa della balbuzie. Egli invece non può obiettivamente dire: "Se lo svilupperai, sarai felice", perché una parte della mia infelicità è dovuta alla consapevolezza (oggettivamente fondata) che se riesco non diventerò automaticamente un'attrazione mondana. Alla fine, se mi dice sorridendo: "La felicità non è di questo mondo" gli mollerò un pugno sul naso, perché non vedo nessun segno di una sua infelicità, e giacché mi ha appena allungato la sua fattura ho la prova che è una persona di successo.Un' affermazione del genere si può accettare solo da un'autorità religiosa, che consiste nel fatto che la persona stessa che la pronuncia è la prova della verità di ciò che dice. Egli Non esiste un Cristiano né una Società Cristiana, per cui nessuno può dire "Sono un Cristiano", ma soltanto "Sono un peccatore e credo che Gesù è il Cristo al quale mi si chiede di somigliare. Non sarò un Cristiano e neppure capirò in pieno la parola Cristiano finché non sarò diventato come Lui". Ogni attacco contro il Cristianesimo ha ragioni fondate, perché un qualsiasi tipo di paganesimo può sempre trovare tra i peccatori cristiani il tipo di paganesimo opposto, e confonderlo con l'offesa che Cristo rappresenta allo stesso titolo per entrambi. Il paganesimo estetico attacca la fede cristiana perché la ritiene abbastanza soprannaturale. Esso pretendeva che la Parola si facesse una Carne straordinaria. La sua obiezione contro l'Incarnazione è che Gesù non fu un eroe estetico, ma fu troppo umano sotto tutti gli aspetti. Esso tenta di avallare le sue affermazioni adducendo tutti iCristiani ignavi, sbiaditi, grossolani e repellenti in cui s'imbatte. Il paganesimo scientifico accozza tutte le religioni considerandole tutte soggettive e negromantiche, come se non vi fosse differenza tra quelle in cui Dio è stato completato solo in una visione é la fede Cristiana nella quale Dio si è manifestato nel mondo come individuo in un tempo e in un luogo storico. Esso è tutt'al più disposto ad accettare Gesù come un giusto dei suoi tempi, se non fosse per la sua sciocca illusione di essere l'unigenito Figlio del Padre. Esso adduce tutti i Cristiani violenti, bramosi di potere e superstiziosi che può trovare. "Come ben sai", dice la mia Immaginazione, "la ricerca del Dio Visibile, della perfezione suprema da venerare e alla quale obbedire è la passione divorante della mia vita, e così quando sento dire che un altro Dio è sceso tra gli uomini, puoi immaginarti con che impazienza mi faccio largo tra la folla per vederlo faccia a faccia. Ne sono meravigliata e delusa. Dov'è la grandezza? Un Dio dovrebbe avere un aspetto affascinante. In fatto di bellezza non sono sempliciotta come la massa. Un gusto raffinato trova fascinoso che Alcibiade sia stato così bello di fisico e così vile d'animo, o che la grande sapienza di Socrate si celasse dietro un volto tanto sgradevole. Ma osservo quest'uomo, e che vedo? Uno che è proprio come tutti gli altri. Se invece tento di ricordarmelo, la sola cosa che posso fare è dipingere quadri del bimbo che ciascuno comincia coll'essere, o del morto che ognuno finisce per diventare. "Ascolto cosa dice. Nessuna delle sue frasi mi fa esclamare:

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