Io ho sempre sostenuto che la meta di Leslie Fiedler, sin dalla fine degli anni Cinquanta e all'inizio degli anni Sessanta non sia stata una ricerca di una nuova letteratura post-moderna elitista ma piuttosto un modo di metter fine alla cultura High Modem che diventava sempre più irrilevante per la massa. Credo che tu sia d'accordo che verso lafine degli anni Settanta ilpost-moderno sia già diventato un soggetto accademico saturo di teorie che per la più parte venivano importate dal!' Europa epiù precisamente dalla Francia. Direi pure che i critici americani non seppero sfruttare qualcosa che all'inizio era certamente un fenomeno americano e cioè un tentativo di promuovere una cultura pop che anche se solo indirettamente integrava le due culture High e Low. Pensi che gli americani si sono lasciati sfuggire una loro avanguardia? Inoltre, sei d'accordo che una volta che Habermas e Lyotard iniziano le loro polemiche il postmoderno ha già perso il suo impeto e la sua identità degli anni Cinquanta-Sessanta e che purtroppo alla fine degli anni Settanta rassomiglia sempre più ad una mera variante di Alto moderno? Si pensi a come la narrativa diventa sempre di più metanarrativa, metaletteratura, sur-fiction, ecc. e sembra scritta esclusivamente per gli addetti ai lavori. Leslie Fielder (foto Suny. Archivio Usis di Milano). INCONTRI/FIEDLER Ero conscio sin dai primi giorni che il postmodernismo (un termine che sembra sia stato io a utilizzare per la prima volta nei riguardi della letteratura, apparso in Cross the Border-Close the Gap) abbinava pericolosamente due impulsi contraddittori. Da una parte cercava sovversivamente di offuscare la distinzione tradizionale tra arte High e Low. I suoi esponenti nel campo dell'architettura, per esempio, insistevano che gli "Archi d'oro" della catena delfastfoodMcDonald rappresentavano un monumento durevole dei nostri tempi. D'altro canto, alcuni esponenti come gli scrittori Hawkes, Barthelme, Coover e Gass - assieme ai sur-fictionalist come Raymond Federman ___:__ sostenevano l'abbandono della trama, dei personaggi e dell'ambiente, e cioè, favorivano l'abbandono di tutti quegli elementi che costituiscono la ragione per cui i lettori di massa si rivolgono alla fiction. Nel secondo senso, il postmodernismo è un'estensione, alla fine quasi parodistica, di ciò che è anti-democratico e anti-popolare nell'Alto modernismo. In questo senso, c'è qualcosa di profondamente anti-americano, come pure politicamente reazionario e perfino fascista nel postmodernismo. Perfino nei giorni di gloria del Modernismo molti dei migliori scrittori negli Stati Uniti hanno abbandonato l'avanguardia - dopo un loro flirt giovanile - per diventare più accessibili al grande pubblico, mentre essi evolvevano e maturavano. Si pensi per esempio a Hemingway e a Nathanael West, o anche aWilliam Faulkner. Quindi, come suggerisco, non a caso i critici a cui si rivolgono i postmodemisti, mentre .il secolo declina, sono quasi tutti europei -alcuni persino ex-nazisti, come Paul De Man. Puoi parlarci della tua reazione alla popolarità goduta dalla Scuola di Francoforte negli anni Sessanta-Settanta, sia in Europa che negli Stati Uniti? Se c'è qualcosa ché mi ha sempre disturbato ancora di più dell' elitismo di destra questo è senz'altro la sua variante di sinistra. La Scuola di Francoforte, non importa dove si trovino i suoi pregi, è profondamente sfigurata da una paura di e da in odio per la cultura di massa. Ma questo è inerente al marxismo sin dall'inizio. Il primo lungo lavoro di Marx, per esempio, è stato La sacra famiglia, che per la più parte è una critica contro uno degli autori preferiti della classe operaia del tempo, e cioè contro Eugene Sue. Molti dei colleghi italiani, soprattutto coloro che dipendono quasi esclusivamente dalle loro letture di Frederick Jameson (Il postmoderno o la logica culturale del tardo capitalismo) e forse 37
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