NUOVO ESAME PER IL POST-MODERNO Incontro con Leslie A. Fiedler a cura di Rocco Capozzi Leslie Fiedler (Newark, New Jersey 1917) è romanziere ma soprattutto critico letterario, e come tale è colui che ha saputo integrare alla critica antropologia, psicologia sociale, scavo nelle pulsioni profonde di una collettività. Basilare tra tutti i suoi saggi è Amore e morte nel romanzo americano (1960, ed. it. Longanesi): per capire attraverso la letteratura di un paese i suoi dilemmi e le sue contraddizioni di fondo. Forse il libro che ha più influenzato l'interpretazione della cultura americana presso due o tre generazioni di studiosi, ma anche di scrittori e registi. Ricordiamo anche The end of innocence (1955), Aspettando la fine (1964, ed. it. Rizzoli), Il ritorno del pellerossa (1968, ed. it. Rizzoli), Collected essays (1971), Lo straniero in Shakespeare (1972, ed. it. Argalìa), The inadvertent epic (1980), What was literature ( 1982), ecc. Dell'opera narrativa sono tradotti Il congresso dell'amore (1963, ed. it. Rizzoli), L'ultimo ebreo in America (1966, ed. it. Giuntina). Nella primavera del 1968 io ero uno degli studenti graduate all'università di Buffalo rimasti relativamente sorpresi nel sentirsi dire da Leslie Fiedler che gli studenti avrebbero dovuto andare a casa, nelle ore delpomeriggio, a guardare le soap operas (telenovelas) e altri programmi per la massa per meglio capire e studiare i "nuovi miti" offertici dai mass-mediçi. Come ricordi, molti dei tuoi colleghi rimasero altrettanto sorpresi, sebbene da anni tu già parlassi dell'importanza della cultura popolare. Potresti richiamarci, col senno del poi, questi giorni tra lafine degli anni Cinquanta fino ai giorni del noto '68, per spiegarci quali erano le tue aspettative nel proporre nuovi modi di esaminare la letteratura e la cultura in generale? Dall'inizio della mia carriera come scrittore (ho cominciato alquanto tardi a pubblicare; il mio primo libro è uscito quando avevo già circa quarant'anni) ho cercato di riparare i danni culturali causati dall'avanzamento del Modernismo e dalla dominazione della "cultura alta" (High Culture) nel mondo accademico: cioè la divisione del pubblico che deve scegliere "canzone e storia" in due càmpi ostili. Questo ho cercato di farlo nelle classi, nelle mie conferenze e nei miei scritti - "annoiante dal di dentro", e cioè, lavorando dentro la comunità universitaria e l' establishment critico e elitista. Naturalmente, io non ho mai disprezzato i capolavori della più recente Alta letteratura (High Literatùre) e tantomeno i classici canonizzati nel curriculum delle classi di letteratura. Invece, ho cercato di rileggere autori come Joyce e Shakespeare nel contesto della cultura popolare, indicando i loro debiti verso i disprezzati generi popolari dei loro tempi. Allo stesso tempo ho cercato di rileggere scrittori come Edgar Rice Burroughs, Margaret Mitchell e Stephen King non come sintomi di una decadenza del gusto o di una tirannia del mercato ma come opere d'arte con tutti i loro diritti. Per far questo, da una parte ho dovuto elaborare nelle mie classi nuove strategie per insegnare negli stessi corsi testi provenienti da ambedue i lati della Great Divide (la grande linea di divisione") invece di segregarle in corsi diversi - ghettizzati. Dall'altra parte ho trovato necessario ri-inventare la lingua della critica cercando un lessico non-ermetico, non pedante per valutare e esaminare le opere - un lessico che fosse comprensibile ad un pubblico più vasto possibile. Dunque, ho cercato di evitare ogni sorta di formalismi, dal New Criticism alla deconstruction, 36 dal momento che questi inevitabilmente portavano coloro che li esercitavano a tradurre ciò che dovevano dire in un codice penetrabile solo dai "pochi eletti" (i chosenfew). Confesso che io non sono mai completamente riuscito a diventare né un pedante pop né un critico pop; comunque, io almeno ci ho provato. Cross the Border-Close the Gap (Attraversi la frontierachiudi il divario) è indubbiamente il saggio che meglio riassume le tue proposte di eliminare il divario, la great divide, tra letteratura accademica/elitaria e la cultura di massa. Ma, siamo sinceri, circa trent'anni dopo, buona parte del mondo snob accademico rifiuta la cultura di massa e allo stesso tempo la massa non corre nelle librerie e nelle biblioteche a leggere Dante, Milton, Joyce, Kafka, ecc. ecc. Anch'io sono pienamente del tuo parere che nelle classi i professori per chiudere il gap dovrebbero almeno essere al corrente di ciò che gli studenti leggono o vedono alla TV e al cinema, e possibilmente cercare di integrare nelle loro lezioni esempi che provengono sia dalla cosidetta Alta letteratura ufficiale sia dalla cultura diffusa dai mass-media e quindi da Fellini, Woody Allen, Walt Dysney, Spielberg, o da personaggi come Indiana Jones, Roger Rabbit, Batman, ecc. Ma molti sono del parere che questo non sia un metodo valido per rendere pertinenti i classici; forse per paura che in questo modo non si faccia altro che continuare ad abbassare i cosiddetti standards - anzi, ci sono coloro che considerano un ravvicinamento di Dante a Paperino, come un insulto a Dante e alla letteratura Cross the Border-Close the Gap apparve per la prima volta in Playboy; il che era già un passo nella direzione giusta. Ma la prima vampata di euforia con cui scrivevo in quei giorni era un prodotto degli anni Sessanta, che da allora però è svaporata. Le due letterature non si sono fuse come io avevo sperato; eppure le cose sono un po' diverse alla fine del ventesimo secolo. Sono apparsi alcuni scrittori che attraggono i lettori di ambedue i gruppi - scrittori come Kurt Vonnegut, il quale rimane uno dei favoriti dei giovani "semi-istruiti" mentre viene insegnato nei corsi universitari e Thomas Pynchon che viene avidamente sollecitato negli incontri degli ammiratori di fantascienza, i quali odiano tutta la fiction canonizzata, a cui i suoi voluminosi romanzi complicati e immensamente allusivi appartengono. Allo stesso tempo certi scrittori hardcore di fantascienza come Delany adottano le tecniche del postmoderno; e Stephen King, quell'immenso produttore popolare dell'horror/kitsch, infarcisce il suo super-best-seller, It, con citazioni da Paterson di William Carlos Williams. Nel frattempo, molti professori, giovani e meno giovani, hanno imparato a vincere la fiducia e a sostenere l' ~ttenzione dei loro studenti dimostrando la loro conoscenza di telenovelas, seriali, fumetti e.çc.ecc. Inoltre, questi tendono a non fare la pericolosa distinzione fra i media della "stampa" e della "post-stampa" - quest'ultima letta dai loro studenti senza imbarazzo, e con più facilità e piacere. Né questi professori hanno alcun senso di vergogna che siano dei ruffiani o che si stiano abbassando/degradando mentre dimostrano questa conoscenza.
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