INCONTRI/FORD sollevato parecchi problemi presenti nella letteratura americana in genere e in quella contemporanea in particolare ... Per esempio, la questione del sogno americano ... voi europei sembrate molto più ossessionati di noi americani da questo concetto. Non sono sicuro che il sogno americano ci condizioni tanto nella vita di ogni giorno, lo considero più un concetto utile a riassumere una visione generale. Può darsi che da qualche parte Horace Greely abbia parlato del sogno americano e quasi quasi avrei preferito che non l'avesse tirato in ballo, ma comunque, dato che esiste come schema generale per pensare ali' America, per parlare dell'America, bisogna in qualche 111odofarci i conti ... Comunque, quel che a me preme di più, e mi preme perché è una cosa che ho imparato da quando ho cominciato a leggere, perché secondo me è questa la funzione della letteratura, è ridefinire i concetti convenzionali, cioè a dire prendere quello che la saggezza convenzionale ci dice che siamo o dobbiamo fare e in qualche modo metterlo in tensione dinamica con quello che in realtà facciamo o tentiamo di fare come individui. E la letteratura deve un po' mediare questa tensione e fare opera di riconciliazione per noi, non solo come impulso alla conoscenza della verità, o all'adeguamento alle condizioni materiali, ma anche come mezzo per rendere la nostra vita più vivibile, migliore. Uno dei modi in cui finiamo per spingerci verso la follia, non solo in America, è quello di seppellirci sotto strati e strati di aspettative, di nozioni astratte su che cosa costituisca la felicità, o su quello che dovremmo fare, nozioni chè poi entrano in conflitto con la nostra capacità di esprimerci, di adeguarci alla realtà, ecc. Perciò, una ,delle cose che la letteratura può fare per aiutarci è, per esempio, ridefinire il sogno americano in una configurazione più adatta a noi, in cui possiamo far entrare più _comodamente le nostre vite, senza generare tutte quelle ansi.ee quelle frustrazioni. Se prendiamo ad esempio quel racconto, Ottimisti, che ho citato prima, la ragione per cui mi piace il finale è che se sono riuscito a convincere i lettori che la nozione convenzionale che dice che le famiglie vanno in rovina perché l'amore finisce è falsa, se sono riuscito a dimostrare che a volte l'amore continua anche a dispetto delle circostanze che hanno portato a una separazione traumàtica, avrò raggiunto il mio scopo di sfidare un luogo comune, di modificare immaginativamente il sogno americano, che dice che la felicità consiste nell'avere successo, nel tenere insieme la famiglia il più a lungo possibile, ecc. e che qualsiasi cosa esca da questo schema è assurda. Be', forse ho dimostrato che non è per forza così, che anche se la sfortuna ha voluto separare quella famiglia, il fatto che il legame, il rispetto, l'affetto tra loro sia sopravvissuto, come dimostra il narratore rievocando la storia, è una cosa positiva e questo, secondo me, è il contributo che la letteratura può portare alla ridefinizione di concetti come quello del sogno americano. A proposito dell'altra cosa che dicevi sulle formule stenografiche cui i miei personaggi fanno ricorso ... in effetti è una cosa che mi sta mo.lto a cuore: A volte la gente seleziona una parola o una frase dall'ambiente linguistico che ha a disposizione e la porge agli altri come una massima. So che alcuni recensori mi hanno accusato di essere un pÒ', come dire, sentenzioso, si dice così, vero? o magari anche tendenzioso, non mi ricordo mai bene ... Be', forse è vero, sono sia l'uno che l'altro, ma non credo che in quei ~asi lo abbia fatto inconsapevolmente, perché quando una persona parla con sincerità a un'altra, anche se usa frasi brevi, qualche luogo comune preso in prestito, quel che sta cercando di fare è di ·mettere l'interlocutore difronte alla lingua; cerca di risolvere una situazio30 Provincia americana (due foto di Charles Harbutt/ Archive/G.Neri) ne, di metterci sopra il balsamo del linguaggio della saggezza convenzionale, di trovare· un terreno comune, un elemento di continuità attraverso un linguaggio che ha ricevuto e che presenta caratteristiche rassicuranti, familiari. Per me, ma credo che sia così per tutti, il linguaggio ha molte, molte più qualità oltre alla più ovvia funzione referenziale. A volte un luogo comune, una frase trita, una verità ovvia possono avere effetti consolanti, basta volerlo, e non perché abbiano ancora un alto potenziale referenziale, ma perché ci arrivano attraverso la voce di qualcuno che ci vuole bene e ci è fàmiliare ed entrambi sappiamo cosa vogliono dire anche aldilà del loro valore referenziale ormai diluito, consunto. Perciò quando qualcuno parla in questa maniera, lo fa perché spinto dalle circostanze, perché ha esaurito le possibilità di creare linguaggio nuovo e se potessi rivolgermi a chi critica una soluzione del genere, gli direi "Continua a leg~ere, vai avanti, non ti fermare alla frase che non ti piace, guarda come si risolve la situazione", perché in tutti i casi in cui tento di descrivere una situazione drammatica, questi piccoli cerotti linguistici, funzionano solo fino .a un certo punto, sono un tentativo che non riesce in pieno e allora bisogna inventare un'espressione nuova, un gesto diverso ... E se alla fine di alcuni miei racconti ci sono dei personaggi, specialmente i narratori, che sembrano mettersi a filosofeggiare e qualche critico si preoccupa di dire che la gente, la gente comune, non parla
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