Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

' SCIENZA/ JACOB geni da un organismo per inserirli in un altro e creare così delle varietà o delle specie nuove. Queste imprese provocano incubi, odorano di sapere proibito. Ridestano vecchi miti, quelli che narrano di mortali severamente puniti per aver rubato un potere riservato agli dèi. Nulla ci costringe a dedicarci ad atti deliranti, a trafficare con gli embrioni umani. A creare situazioni inestricabili. Una volta conosciuti i meccanismi che presiedono alla fecondazione e all'insediamento dell'embrione nell'utero, con il pretesto della lotta alla sterilità diventa. possibile tutta una serie di variazioni: chiedere a una nonna di essere madre dei suoi nipotini, far nascere dei gemelli a cent'anni di distanza, o utilizzare, per produrre dei bambini, gli ovociti di feti non vissuti. Ma tutto questo non fa parte né della biologia né della medicina, bensì della morale e del diritto. Quanto all'ingegneria genetica, essa è diventata lo strumento indispensabile di ogni ricerca sugli esseri viventi, che si tratti di studiare la differenziazione delle cellule o i virus, le malattie ereditari'e, il cancro, il cerv6llo o anche !'.evoluzione. L'ingegneria genetica fornisce alla medicina armi di potenza straordinaria per la diagnostica, per la prevenzione o per la terapia. Negli anni a venire, trasformerà certamente l'agricoltura e l' allevarnento. Ma, anche qui, nulla la obbliga a produrre mostri, animali ò · vegetali, il cui comportamento non sia stato accuratamente definito e controllato. Lo stesso vale per l'utilizzazione dell'ingegneria genetica nel campo della terapeutica umana, dove si presentano due situazioni molto diverse. Si possono prelevare cellule da un tessuto malato, per esempio dal sangue; modificare la costituzione genetica di 26 LAPRIMA AGENZIA SUI PROBLEMI D LL'EMARGINAZION! DELLA P CE ! DELL'AMBIENTE Da nove anni Aspe esce quindicinalmente edita dal Gruppo Abele di Torino. AGENZIA DI STAMPA SPE NOTIZIE CHE PUNGONO • Inchieste, opinioni, fatti e • Banche dati in collecommenti, documenti, espe- gamento con numerienze, flash, inserti speciali rosi centri studi • Numeri speciali monografici di approfondimento • Aspeuropa a partire dal '91 • Osservato .o periodico sulla nuova legge sulla droga • 12 redazioni sul territorio nazio_nale queste cellule sostituendo un gene leso con un gene sano; e poi reiniettare al malato le sue stesse cellule così trattate. Ci si rivolge in questo caso unicamente alle cellule del corpo malato, alle cellule somatiche senza toccare le cellule riproduttrici. Questo trattamento non si distingue dunque, in linea di principio, da quelli utilizzati da molto tempo dalla medicina, come il ricorso a protesi, a innesti o a trapianti d'organi. Si possono anche iniettare dei geni in modo tale che vadano a inserirsi in tutte le cellule, • comprese le cellule riproduttrici, di un individuo che le trasmetterà allora alla sua discendenza. Ma in questo caso si rischia di toccare il patrimonio stesso dell'umanità. E allora, su questo, un accordo unanime: va formalmente proibito! C'è chi vorrebbe limitare la ricerca in alcuni campi, come la genetica, con il pretesto che la conoscenza delle nostre diversità è incompatibile con una società egualitaria. Quest'argomento ricorda quelli cui si è fatto ricorso verso la metà del secolo in Germania e in,URSS. I tedeschi decisero di spingere la genetica umana fino ai suoi limiti, adottando una teoria della purificazione razziaktrarnite accoppiamento di uomini e donne selezionati. I russi, per parte loro, rifiutarono la genetica, tanto tra le piante che tra gli animali, e ·adottarono il principio lamarckiano dei caratteri acquisiti. Disastro in entrambi i casi. La ricerca della conoscenza nelle scienze della vita deve proseguire in tutta libertà, poiché essa ha molto da offrire alla nostra conoscenza di noi stessi e contribuisce alla lotta per alleviare la condizione umana. Al contrario, le applicazioni di questa conoscenza devono rimanere costantemente sotto sorveglianza. Quando si progettano nuove applicazioni, il passaggio all'azione dev'essere discusso a lungo e deciso soltanto in seguito a una riflessione davvero democratica, libera da ogni pressione professionale, politica o economica. Questa cosa ci riguarda tutti. Non solo a causa degli effetti possibili di pratiche discutibili e di sperimentazione sfrenata, ma anche perché la sfida alla natura lanciata dalla scienza può andare di pari passo a una minaccia alla cultura, se non addirittura al nostro stesso modo di pensare il mondo. Dalla metà di questo seco~oin poi abbiamo imparato molto ma sappiamo ancora poco, e quello che è pericoloso non è la conoscenza ma l'ignoranza. Quel che è inoltre pericoloso è la discrepanza tra la nostra conoscenza della natura e quella dell'anima umana. Perché, se si può parlare di cambiamento tra Archimede e Einstein, o tra Aristotele e Watson & Crick, la morale e Ìe relazioni umane non si sono evolute dai tempi di Platone. Trasformare il modo di generare, modificare le condizioni della morte, cambiare organi, trapiantare geni, non vuol dire dominare la specie. Come ogni nuova conoscenza, anche questa può venire utilizzata per il meglio o per il peggio. Sta a noi vigilare. Abbiamo la fortuna di vivere oggi in un mondo da cui sono scomparse la maggior parte delle ideologie totalitarie. Due contro-utopie contemporanee possono servirci da punti di riferimento: 1984 di George Orwell e Il mondo nuovo di Àldous Huxley. Gli orrori descritti da Orwell ci verranno probabilmente risparmiati. Sta a noi evitare quelli profetizzati da Huxley. Da La Pensée aujourd'hui, numero 2 della Collection Dossiers di "Le Nouvel Observateur", novembre 1990. Copyright "Le Nouvel Observateur".

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