Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

Sdr11aLagctlof L'IMPERATORE DL PORTUGALLIA • CeesNootcboom ILCANTO DELL'ESSERE E DELL'APPARIRE Tre,_perso_naggi di un 1nqu1etante triangoloamoroso nellaBulgariadi un secolo fa e il loro àurorenell'Olanda d'oggi:si incontrano a Roma... SelmaLagerlof L'IMPERATORE DI PORTUGALLIA metàfrarealismo e leggendalastoria di un amore che trasfigurala reahà finoa farsifolliavis1onana. AugustStrindberg L'OLANDESE li mito dell'Olandesemaledeno"che erra sui mari alla ricercadelladonna fedele che lo reLars.Gustafsson PREPARA Tl\/1 DIFUGA Un'antologia di inutili tentativi di fuga dal tempo, dallastoriae dalla vira nella visione fantasticae ironica di un "Borgessvedese". Via Palestro, 22 - 20121 Milano - Tel. (02) 781458 .---------------- -- RachidBoudjedra LAPIOGGIA pp.108Lire13,000 acuradiGiulianaTosoRodinis Nell'arco diseinottiinsonni, inpienastagione d llepiogge, unagiovane donna algerina fai conticonil propriopassato. Perentorio att d'accusa almaschilismo dellasocietàalgerina. dellostessoautoreinpreparazione ILRIPUDIO ChinuaAchebe VIANDANTI DELLASTORIA pp.285Lire25.000 Traduzione di FrancaCavagnoli - introduzione di ItalaVivan L'ultimor manzo, eminentemente poli ico, delgrandescrittorenigeriano mettein scenai comportamenti diu asocietàrettadaunadittaturamilitarechesifaviavia piùtirannica nelclimaconfusoesbigottito dellaNigeriadeglianni'80.Intreccio fra storiacontemporanea etradizione. 16 GhassanKanafani RITORNO AHAIFA pp.80Lire15.000 presentazione di Francesco Gabrieli - acuradi IsabellaCameraD'Afflitto Perlaprimavoltanellaletteturaarabaunoscrittorepalestinese ciparladidue diaspore: quellaebraicaequellapalestinese, accomunate d llostessotragicodestino. DISTRIBUZIONE INLIBRERIA POE CONFRONTI nostro attuale vocabolario, e che uno nuovo da "laggiù" ci tirerà fuori dalla nostra difficile situazione, Ciò che Nietzsche chiamava la verità, quella "somma di rapporti umani che sono stati valorizzati, trasposti e poeticamente e retoricamente abbelliti, e che dopo un lungo uso sembrano femù, canonici e obbligatori pe1 un popolo", richiede ben più del suo "mobile esercito di metafore, metonimie e personificazioni" per cambiare, La verità è anche, come dice Unger, una questione di "convinzioni empiriche", Queste, le convinzioni che una cosa sia questo o quello, sono formate anche, in modi - è vero - che non comprendiamo, dall'esperienza. (La convinzione di Unger che "l'estrema scommessa in politica è la microstruttura dei rapporti personali" potrebbe derivare in gran parte dalla sua esperienza a Rio. Anche Rorty arriva a chiedersi per un attimo se ogni nazione non sia condannata a un proprio destino.) Un olismo di tipo guineano o davidsoniano potrebbe indurci a tracciare i confini delle nostre convinzioni e significati e idee sulla verità e i rapporti tra loro, Ma non si va oltre le filosofie che Quine, Davidson e lo stesso Rorty rifiutano spiegando come le convinzioni, il significato e la verità siano in rapporto col mondo. Di fatto, nel mostrarci come le nostre convinzioni siano in rapporto l'una con l'altra, ma non come noi potremmo cambiarle, questo olismo può lasciarci più delusi di prima, Possiamo chiamarlo pragmatico, ma il suo significato pratico, per noi, resta oscuro. (Dire che il modo in cui ci muoviamo intorno ad esso "indica l'opportunità di usare un certo vocabolario quando tentiamo di entrare in rapporto con un certo tipo di organismi" - "per certi scopi", forse, il vocabolario delle convinzioni e dei desideri - sembra una semplice riformulazione della domanda,) In politica, la nostra ipotesi migliore è che il tutto non sia scollegato quanto i suoi filosofi presumono: come minimo, come suggeriscono i liberali, che noi possiamo ritesserlo; come massimo, come affermano i radicali, che esso avrà buchi e smagliature, orli slabbrati e fili sciolti, risorse, per quanto scarse, con cui possiamo fare qualcosa di nuovo. Ma, liberali o radicali, dobbiamo partire dalle convinzioni di quelli con cui parliamo, e discutere in base a queste convinzioni. Rorty non demorde, Possiamo certamente parlare di un "appello alla ragione", laddove questo "significhi semplicemente un appello a.., un terreno comune", Ma avendo concesso questo, egli comincia nuovamente a preoccuparsi e ancora una volta attiva le tre obiezioni sovrapposte con cui sostiene la sua causa e la indebolisce nello stesso tempo. La sua preoccupazione è che un appello alla ragione solleverà lo spettro dei tipi naturali e altre presenze metafisiche, Queste potrebbero essere ironizzate - come suggerisce a un certo punto in Contingency -, "sociologizzate", trattate come semplici "pratiche contingenti", Ma "l'ironia", osserva poche pagine dopo, come fa spesso, "sembra per sua natura una faccenda privata", Metafisica o ironia; pratica o poesia; il pubblico o il privato, Le opposizioni sono nette, Ma come mostra la sua evidente - benché simpatetica- incertezza sulle ultime due, egli le rende entrambe molto più nette di quanto sarebbe necessario, Questo perché, alla maniera di un filosofo "pre-post'-', le conduce alle estreme conseguenza sulla base della prima, che gli sembra tutt'altro che assoluta. Noi agiamo come se il mondo che costruiamo nei nostri schemi, C?_ che qualcuno ha costruito per noi, esistesse come diciamo. E difficile non farlo, Ma non per questo siamo necessariamente tentati dalla metafisica. I mondi possibili sono sempre provvisori. Tutte le entità di cui parliamo, compresi noi stessi, esistono tra virgolette, Allo stesso tempo, crediamo in esse mentre lo facciamo, e prendiamo per vere alcune affermazioni su di esse, Ma vi saranno sempre nuove esperienze, nuovi vocabolari e, fin quando potremo parlarci, anche nuove discussioni,

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