Linea d'ombra - anno IX - n. 62 - lug./ago. 1991

leggendo tutto il libro di Flores è impossibile non accorgersi che a volte è la semplice e onesta registrazione di quello che si vede, perfino nel tono sbrigativamente paradossale di Roth, che vede più chiaro di quanto sanno fare intellettuali teoricamente, filosoficamente agguerriti: insomma, teste pensanti del calibro di Lukacs, Benjamin, Brecht, Emst Bloch sono infinitamente ambigue e deludenti in questa storia che Flores ci racconta: abili nel giustificare. La domanda potrebbe essere: qual è il tipo (o i tipi) di cultura e di linguaggio meno !llanipolabili, meno attaccabili dalla menzogna politica? Certamente, non la cultura e il linguaggio dei filosofi (il caso di Heidegger di fronte al nazismo potrebbe essere un'altra conferma di questa·capacità elusiva dei più autorevoli linguaggi filosofici del secolo di fronte alle vicende politiche cruciali). Per questo sono sempre più tentato di credere, volendo proprio fare delle graduatorie, che il maggiore scrittore politico di questo secolo sia stato, alla fine, George Orwell: testimone diretto, descrittivo, autobiografico per pura onestà gnoseologica, senza ambizioni politiche, anti-retorico, colui che ha fatto del giornalismo un'arte di prim'ordine, così poco enfatico e universalista nel suo tenace soeialismo da diffidare anche di Gandhi (su cui ha scritto un breve saggio eccellente: per rifiutarne, anzitutto, l'umanesimo ideale, . che tutti abbraccia: mentre per Orwell il rispetto degli individui passa attraverso l'idea che ognuno è un po' bizzarro e lunatico ...). Da q{!estopunto di vista è ovviamente interessante il modo in cui reagirono al resoconto di Gide due più giovani intellettuali comunisti, certo più marxisti e più impegnati, da ogni punto di vista, di quanto fosse mai stato Gide: cioè Brecht e Nizan. La loro mossa critica essenziale è la demolizione globale della personalità e della cultura. del testimone, che così viene presentato a priori sospetto e inattendibile: senza chiedersi perché l'URSS avesse prima dato credito a un tipo simile, né tanto meno domandarsi se anche in testimonianze di individui carichi di difetti e di incompetenze _specifichenon potesse esserci del vero. Del resto l' incompetenza e il volubile volo di farfalla di Gide (in questi termini lo accusò Ehrenburg, che lo aveva quasi costretto al viaggio) era una caratteristica non tanto personale dello scrittore-osservatore, quanto piuttosto una qualità creata e indotta dal sistema dei viaggi per "delegazione". Gli invitati, nei loro giri ufficiali, non potevano che essere e restare " farfalle" svolazzanti, superficiali e incompetenti di una realtà che veniva loro offerta già selezionata e accuratamente filtrata dalle autorità sovietiche. . Lo scrittore tedesco Enzensberger, in un interessante saggio di una ventina di anni fa intitolato Il turismo della rivoluzione ( 1972) analizzava proprio questo sistema-filtro dellaDelegacija. "Non c'è da stupirsi che questi viaggiatori abbiano fatto abbastanza spesso una figura ridicola" dice E. "Le carenze del movimento informativo non devono essere imputate a loro soltanto. Hanno ragioni obiettive". Gli elementi che creano il filtro conoscitivo della Delegacija vengono così elencati: 1. "Il delegato non intraprende il suo viaggio per proprio conto. Viene invitato. Normalmente non sostiene le spese del suo viaggio. È ospite e quindi sottostà alle leggi non scritte dell'ospitalità ..." 2. "Il delegato è. privilegiato rispetto alla popolazione da tutti i punti di vista. In ogni situazione di scarsità gode di privilegi ..." 3. "Il delegato è sempre assistito da un'organizzazione ... Per lo più viene affidato a un accompagnatore personale che funge da interprete; segretario, ecc.". Il sistema della Delegacija è un'invenzione russa. I suoi esordi possono essere datati agli inizi degli anni Venti. Scrisse Victor Serge nelle sue memorie: "portati a passeggio da un museo a un nido modello, i delegati del socialismo avevano l'aria di sentirsi in vacanza nella nostra repubblica assediata, dissanguata, con le carni a nudo. Scoprii una nuova forma di incoscienza, l'incoscienza marxista. Un capo di partito tedesco, Paul Levi, sportivo e pieno di sicurezza, mi diceva semplicemente che 'per un marxista le contraddizioni interne della rivoluzione russa non avevano nulla di sorprendente, e certo era vero, ma di quella verità generica egli si IL CONTESTO serviva come di uno schermo per nascondere la visione della realtà immediata, che ha, malgrado tutto, la sua importanza". Il libro di Flores potrebbe essere letto come un richissimo commento storicamente esplicativo di un tale contrasto fra "verità generiche" usate come schermo per nascondere, e una "realtà immediata, che ha, malgrado tutto la sua importanza". Questa frase semplice e ironica ha avuto bisogno di decenni e di tragedie per imporsi. Tornerei per concludere alla mia battuta iniziale: che il bello di questo libro è che è difficile parlarne, sintetizzarlo,. ridurlo a un'idea, ad una tesi, usarlo in una polemica immediata. È un libro fondamentale che chiunque abbia avuto a che fare con la sinistra dovrebbe collocare al centro della sua biblioteca. Anzitutto per questo: perché mi sembra uno dei frutti migliori di un lungo lavorio culturale, un libro inimmaginabile venti o trenta anni fa. Né la vecchia né la nuova sinistra degli anni Sessanta erano capaci di una tale obiettività, purtroppo! Finalmente, insomma, un libro non sprezzante, non settario, non paternalistico, che non esibisce mai un presunto punto di vista "superiore" rispetto alla materia (cioè testimonianze vive). C'è tutta la capacità di interpretare, e prima ancora, rispettare i punti di vista e le testimonianze (ma anche quando n'on sono molto rispettabili, come nel caso di Aragon, Flores non infierisce). Curiosità reale per la complessità della vicenda e consapevolezza che per vederci chiaro bisognava non farsi prendere la mano dalle semplificazioni, magari dalle sintesi facili, confortanti: perché in questa vicenda dell'immagine del-. l'URSS, tutta la sinistra ha dato la misura della propria autocoscienza, dei propri mezzi di comprensione, del proprio apparato, si potrebbe dire, gnoseologico. Il libro di Flores fa pensare a una cultura di sinistra matura, capace di guardare in faccia il proprio passato senza liquidarlo. Questa obiettività e maturità sono un dato culturale nuovo. Spero che ci siano in giro un po' di lettori in grado di accorgersene. MURSIA . un libro di tragicà attualità · I CURDI Storia di un popolo dimenticato. di FELICE FROIO · Origini e vicende di un popolo antichissimo · balzato drammaticamente alla ribalta MU~SIA 11

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==