Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

Quarto potere ed era considerato uno dei grandi, uno dei migliori. Gabriel ci andò e insieme fecero una grandissima amicizia, Welles era un uomo così semplice, nobile e bello, e mi voleva bene, e arrivò a voler bene anche a Gabriel, per il quale non aveva segreti. Emilio Ferndndez è convinto che le qualità richieste al regista risiedano in· uno spirito specifico, in un livello particolare e naturale della coscienza, con cui si nasce. Il drammaturgo Rodolfo Usigli gli disse: Hai un istinto animale. Don Emilio sembra vivere così: è convinto di avere istinto per queste cose, il soggetto, le riprese, la scelta degli attori, il montaggio, perfino per distribuire il tempo della sua storia nelle dieci pizze di rigore. Io ho molta fiducia nel subcosciente, la mia coscienza non mi risolve i problemi, ma il mio subconscio ... Credo che più che in Dio si debba aver fiducia negli angeli custodi: il subconscio per me è un angelo custode, ci evita le stupidaggini, ha sempre ragione: la coscienza ci può portare fuori strada, perché uno può pensar male, mi capisce? ì riflessi del subcosciente invece ... Io ho una cosa, una sensibilità: se una cosa mi interessa vuol dire che va bene, sono una specie di barometro che può sentire il film, realizzarlo-al di là della tecnica. PerquestoEllndiosi è sempre rifiutato di insegnare: Uno può fare le cose, non spiegarle. Per Emilio Ferndndez ci sono due classi di registi: il regista che considera là regia come una professione e nient'altro, e il regista creatore, quello che lavora con un desiderio enorme di esprimersi, di raccontare, di ·dire qualcosa, mi capisce? L'altro non è che una fabbrica, un operaio, un lavoratore. Quasi sempre il regista creatore è indipendente, deve prodursi da solo, perché imprese e produttori non lo capiscono. Però alcuni creatori, quando c'è la comprensione di qualche produttore, gli danno la sceneggiatura, o gliene chiedo- · no una, e poi lo lasciano fare quello che vuole. La creatività del regista dipende dall'ispirazione dell'individuo, dal tema, dal messaggio. Il modo di filmare, invece, è secondario. Molte volte si fanno un sacco di programmi, ma quando arriva il momento il regista non deve fare quello che c'è scritto mari produrre il senso di quello che c'è scritto, portare avanti il messaggio in mezzo alle difficoltà topografiche, climatiche, politiche, o artistiche, degli artisti che funzionano o non funzionano, vanno più o meno bene, e poi con i mezzi che ha a disposizione, con le facilitazioni, con le promesse che vengono o non vengono mantenute ... E decidere in un attimo, per non fermare la produzione, che è carissima, costa una fortuna ogni minuto ... El Indio sostiene l'importanza dell'autocensura: Io ho dentro di me un codice morale che mi guida, ed è di rispettare il sesso. Bisogna suggerirlo in qualche modo, ma non far vedere apertamente un coito. Nei miei film è raro vedere un bacio, non ce n'è bisogno, mi sembra un po' fastidioso ... A me anche il mangiare sembra penoso, è come spogliarsi davanti alla gente. La censura dovrebbe essere volta soprattutto a tutelare la dignità della donna. Io vorrei che fosse come mia madre, perché tutti noi ricordiamo la nostra mamma come virtuosa, anche se per molti oggi è il contrario. Diventano culattoni perché la loro mamma era una puttana. Da. questo punto di vista è necessario mostrare il tema della prostituzione con prudenza: non è cattivo in sé, ma il rpodo di mostrarlo può SAGGI/TUNON In alto, Moria Felix (e il ritratto di Juarez) in // mostrodi RioEscondido (1947); in basso, Dolores Del Rio in Abbandono/o ( 1944), Archivio della Cineteca Nazionale del Messico. facilmente essere volgare e uccidere la sensibilità. È come un goloso a cui piace tanto mangiare: ma ingozzatelo come un'oca, alla fine vomita anche lui, no? Il pubblico messicano si entusiasmò per i primi film pornografici, ma il cineasta ha una missione rispetto al pubblico: educarlo. Bisogna educarlo, e se vogliono vedere le puttane nel bordello, adesso hanno fatto un bordello di tutta la città ... 91

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