Felipe Angeles era, in più, colto. La sua figura guadagnò importanza dopo la Convenzione di Aguascalientes: quando vidi l' atteggiamento che aveva preso don Venustiano, cominciai a sentire per lui un disprezzo, un risentimento, malgrado fosse coahuilese-... e compresi la grandezza del generale Felipe Angeles, insieme al generale Villa, vidi che questo era il partito più puro che c'era ... I suoi ricordi sono freschi: delle battaglie, comprese quelle di Zacatecas e di Celaya, in cui ci fecero a pezzi nella torre; dei cavalli che, dice, tutti potevano ottenere facilmente perché il Nord ne era pieno. La rivoluzione era, per don Emilio, una scuola di vita in cui prima di tutto si apprendeva a essere coraggiosi, si imitavano i modelli di uomo che più tardi El Indio si sarebbe vantato di incarnare. Un giorno, ricorda, eravamo in un posto, in un paesino, e io ero chinato e gli altri erano per terra e un tizio mi prese la testa e me la sollevò e sorridendo mi disse: mi fa piacere che tu vada in piedi, e non come questo mucchio di ... come vanno gli uomini piccoli. Resta così: grande, alto. Cerca sempre di capire chi ha fama di essere il più coraggioso e cercalo, vai due o tre passi più avanti di lui, e dì: vieni! È i_lsegreto più grande di tutti ... cercare chi ha fama di essere il più coraggioso (c'è sempre gente con questa fama), metterglisi di fianco, metterglisi davanti e chiamarlo; è il segreto di tutto. E così crebbe: con paura degli spettri, delle apparizioni, ma in battaglia non avevo paura. Arrivai a pensare una cosa: che la morte era come una donna, e le donne uno le guida come vuole, no? Non ci pensavo neppure, alla morte, né di essere ferito a Torle6n. La morte acquistò la caratteristica fondamentale di essere violenta. Solo da adulto prese coscienza, e fu terribile, del fatto che uno poteva morire di cuore o di fegato. Fu terribile! Non di un colpo., o cadendo con l'aereo, o da un edificio di dieci piani ... La morte naturale è un' ideaaliénaallaformazione dell'Indio, inconseguenza della scuola della rivoluzione che lo plasmò e a un 'idea della religione lontana, giacché anche se eravamo cattolici non so pregare e non me ne sono mai preoccupato. Non mi piacciono le cose della religione perché fanno paura. Sono completamente laico. La rivoluzione non era solo la morte, era anche una forma quotidiana di vita: così andò a scuola, imparò a leggere e a scrivere nel gruppo unico della truppa e ricorda il maestro Marcelino Cariwza che gli parlava della necessità di studiare, di non imparare a pappagallo e di sapere la grammatica. Nella rivoluzione seppe anche che esistevano i bordelli: Io non andai mai a un bordello: morivo dalla voglia, ma non ci andai mai. Ma per la sua giovane età e la costante attività, Emilio Fern6.ndez non acquistò allora coscienza della causa della sua lotta: Fino a pochi anni fa. .. Adesso che sono stato in prigione, sono stato prigioniero, mi è venuto tra le mani un libro scritto nel 1908, Messico barbaro di John Kenneth Turner; lì mi sono reso conto esattamente del perché c'è stato bisogno di una rivoluzione, delle ragioni per cui il popolo combatteva. Lì mi sono reso conto ... fino a poco tempo fa non avevo coscienza di niente. Nell'anno 1920 si aprì a Popotla, San Jacinto, il Collegio Militare, e El Indio entrò a studiare artiglieria, obbedendo così ai• desideri di Felipe Angeles che glielo suggeriva vedendo la serenità con cui il ragazza si comportava di fronte alle esplosioni. Da soldato semplice diventò caporale, poi sergente, sergente maggioSAGGI/TUNON re, arrivando a occupare il grado di capitano. Studiò alla scuola secondaria, consapevole della necessità di sapere l'algebra e da lì passò, nel 1923, alla Scuola Militare di Aeronautica, dove ricorda, il suo numero di matricola era il 13. A Emilio Fern6.ndez non piacque mai lafanteria, ma la cavalleria, e a scuola capii che l'aviazione era il massimo, ciò che c'era di più avanzato per i tempi a venire, che rispondeva alla necessità di avere uno strumento, fosse un cavallo o un aeroplano, perché questo dà una sensazione di potere e di abilità. Volando con _i biplani Morales, fatti in Messico, si sentiva un figlio di Icaro. Era un'epoca di ideali. Insieme ai suoi compagni avevamo la consapevolezza di ciò che significava essere un militare di carriera. Il Collegio Militare è l'istituzione più pulita del Messico. Vedevamo i civili con un certo disprezzo, come culattoni, effeminati: solo il militare era un vero uomo. Per chi si considerava per eredità un uomo d'armi, quando dovetti lasciare la carriera delle armi fu molto duro, pensare che dovevo essere un civile, molto duro. Quand'era cadetto della scuola di aeronautica El Indio Fern6.ndez andò ad arruolarsi sotto le bandiere di Adolfo De La Huerta, perché desiderava la democrazia, che per lui è la libertà di poter scegliere la persona che si vuole per governare e avere tutti i diritti civili. Emilio Fern6.ndez si dedicò con passione alla lotta delahuertista,finendo catturato in quegli scontri. Stava per essere fucilato quando una signorina, Carmen Padilla o Bonilla (non ricorda bene) intercedette per lui, poiché era molto giovane e dovevano lasciarlo vivere. Fu quindi trasferito alla prigione di Santiago Tlatelolco, della quale ricorda che fu fantastico! feci molte a ·- cizie. Condannato a vent'anni, ne fece tre prima di scappare, né! 1927, dirigendosi verso gli Stati Uniti: Io ho sempre avuto uno spirito ribelle. Sono stato in carcere per ragioni ideologiche o per ragioni circostanziali, per rissa, mai per furto né per cose del genere, malversazione di fondi o cose così, no, al contrario, è sempre stato per lesioni, per morte o per ideologia ... Quindi a me non mi hanno imprigionato. A me, per quante sbarre e prigioni mi mettano, non mi incarcerano ... Io mi sento libero di spirito, sapendo che devo uscire; se non mi lasciano uscire, dovrò uscire io in un modo o nell'altro. Secondo lui la cosa più umiliante dello stare in prigione è il trattamento che si riceve, e perciò il problema fondamentale è che uno può perdere il controllo e mettersi nei guai più dentro che fuori. Per Emilio Fern6.ndez era chiaro che i militari dovevano trovare un nuovo modo di servire il paese, lasciando il potere ai rappresentanti della democrazia, per cui l'arrivo del primo presidente civile, che fu Miguel Alem6.n, significò il trionfo della vera rivoluzione, benché El Indio sia convinto che questa non si realizzò afondo a causa della corruzione ... Ormai siamo disillusi: i sacrifici, il sangue sparso a vantaggio degli usurai della rivoluzione ... Tutti quelli che sono lassù non hanno mai sentito uno sparo, non hanno mai saputo cosa vuol dire sacrificarsi, come si è sacrificato il popolo, perché si conoscono alcuni nomi, ma furono migliaia, migliaia di persone che diedero la loro vita in una lotta fratricida ché questo la fecero diventare in seguito, perché all'inizio non era altro che una ribellione contro una dittatura. In realtà la problematica qui accennata corrisponde per El Indio a una sorta di essenza nazionale che risale a molti secoli fa: In Messico ci sono 89
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