Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

INCONTRI/BUNUEL C. L'angelo stermina(ore si troverebbe dunque dentro ogni personaggio ... in ognuno di noi. Ho pensato io per primo che il titolo avesse una relazione sotterranea con il tema del film, benché non sapessi quale. A posteriori l'ho interpretato così: nella società umana di oggi, gli uomini si mettono d'accordo ogni volta di meno, e di conseguenza si combattono tra loro. Ma perché non si intendono? Perché non risolvono questa situazione? Nel film è la stessa cosa: perché non trovano insieme una soluzione per uscire dal salone? C. Possiamo trovare in questo una qualche relazione con il tema del Fascino discreto della borghesia ... In un altro modo, ma è la stessa cosa: l'impossibilità di fare qualcosa che in principio si dovrebbe poter fare. T. C'è anche il tema della ripetizione di certe azioni. Credo di essere stato il primo a servirmene nel cinema. L'ingresso degli invitati nella lussuosa dimora dei Nobile e la salita per la scala al piano superiore l'ho mostrata due volte di seguito, senz'altra variante che una ripresa dall'alto e una in contre-plongée. Quando la copia venne stampata, il direttore della fotografia, Gabriel Figueroa, venne da me preoccupatissimo: "Senta, la copia non è buona. Una scena viene ripetuta. Dev'essere colpa del montatore." Gli dissi: "Gabriel, il montaggio lo faccio sempre io stesso. Per di più lei girava con me e sa che per la ripetizione della scena abbiamo usato un'altra inquadratura. Si tratta di una ripetizione volontaria ..." "Ah, capisco", disse, ma era davvero preoccupato. Ho visto poi che Bergman usa anche lui la ripetizione in Persona. Ci sono due donne, un'infermiera e una paziente. La macchina da presa è fissa. L'infermiera, di spalle, racconta per qualche minuto una storia. Finisce e si cambia: adesso è di fronte quella che era di spalle, e viceversa. E il racconto ~i ripete parola per parola. C. Ma perché la ripetizione? Mi attira, ha un effetto ipnotico. Ci sono già ripetizioni nei miei film precedenti, dal tempo di L'età dell'oro. Nell'Angelo sterminatore sono una costante. Dalla scena iniziale, quando tutti si siedono a tavola. Nobile si alza: "Signori, champagne. . Brindo per l'artista che stanotte ha cantato meravigliosamente. Brindiamo tutti in suo onore." Brindano, si siedono. Nobile si alza di nuovo: "Signori, champagne. Brindo per ..." eccetera. Nel film ci sono una ventina di ripetizioni, e alcune si notano meno di altre. T. Nel finale, l'unico modo di uscire dalla prigione del salone è di ripetere tutti i gesti fatti prima di rimanere imprigionati. Si prevedeva già l'uso della ripetizione. No, no, la prima mi è venuta mentre stavamo girando. Riprendendo l'ingresso del gruppo nella casa mi sono detto: "E se lo facessi di nuovo? Sì, mi piace, ne vale la pena." T. Però il film, la sua struttura, è basata sulla ripetizione ... Sì, è così, la struttura è circolare, e la ripetizione finale dei gesti nel concerto era prevista, quella sì. Ma le ripetizioni intermedie tra l'inizio e la fine furono improvvisate durante la lavorazione. 84 C. Questo motivo del trovarsi rinchiusi e della circolarità lo si trova anche in altri suoi film: la stanza angusta del Cane andaluso, il salotto asfissiante dell'Età dell'oro, la "stanza nella selva" di La selva dei dannati. Compresa l'isola del Robinson, il viaggio notturno di La ilusi6n viaja en tranvia. E così il tema dell'impotenza: i banditi di L'età dell'oro crollano lungo la strada e non arrivano fino alla spiaggia; i borghesi dell'Angelo sterminatore non riescono a uscire dal salone; quelli del Fascino discreto camminano lungo una strada senza arrivare da nessuna parte, e non riescono mai a mangiare ... È giusto, benché i temi varino da un film all'altro. Robinson non può abbandonare l'isola perché non ha i mezzi per poterlo fare, per esempio. Sarebbe stato meglio se sull'isola fossero sbarcate navi ogni giorno e lui, inspiegabilmente, non riuscisse a prenderle. T. L'angelo sterminatore è una parabola della condizione umana? Sarebbe meglio dire della condizione borghese. Tra operai non accadrebbe lo stesso, sicuramente si troverebbe una soluzione. Per esempio, in un quartiere operaio un uomo battezza la figlia, invita cinquanta amici per una festa, e alla fine non riescono a uscire dalla casa... Credo che finirebbero per trovare il modo di uscirne. Perché? Perché l'operaio è in relazione più stretta con le difficoltà concrete della vita. C. Anche questo argomento è in qualche modo accennato nel film. I servi, i lavoratori, riescono ad abbandonare la casa. Rimane solo il maggiordomo, perché nella gerarchia della servitù è il più vicino ai padroni. Un maggiordomo è un borghese nell'animo. T. Se il problema accadesse in casa di un operaio, sarebbe meno verosimile. La sua alienazione è di tipo diverso. Sì, ci potrebbe essere nn problema ugualmente grave, forse, ma senza relazione con la segregazione. T. Man mano che gli invitati di Nobile cominciano a essere sudici, man mano che le maschere cadono, dimenticano le forme della cortesia, dell'eleganza, e si trasformano in animali. Tra operai non sarebbe successo ... C. No, per favore! Non idealizziamo gli operai! Quel che succede agli invitati di Nobile è totalmente indipendente dalla classe sociale cui appartengono. Con operai o contadini accadrebbe qualcosa di simile, con lievi varianti nei modi. L'aggressività non è un dato esclusivamente borghese o esclusivamente proletario. È innata alla condizione umana, anche se alcuni, solo alcuni, psicologi o antropologi lo negano. Un operaio può picchiare la moglie, un borghese può preferire "torturarla psichicamente" . Quando sostengo che se il dramma dell'Angelo sterminatore accadesse tra operai sarebbe più povero, meno interessante, è perché ci sono più contrasti tra le forme squisite degli invitati di Nobile e la situazione quasi animalesca in cui finiscono per cadere. · C. Mi chiedo se qualcuno ha già notato una somiglianza tra A porte chiuse di Sartre e L'angelo sterminatore. T. Sì, lo fa il critico Miche[ Estève in un saggio molto interessante.

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