SAGGI/PONIATOWSKA Rulfo, ossessionato, ossessiona e lascia aperti alle visite, agli spiriti, ai fantasmi, alle anime in pena, ali' aldilà, al piccolo cielo della porta attraverso il quale si affacciano le stelle. Le donne, una presenza nera Anche in Luvina le donne sono una presenza nera, minacciosa, un'ombra che si muove compatta, in agguato, per cosa? Rulfo non lo dice, ma all'apparenza le donne stanno sempre chiedendo un favore, e l'autore sembra sentirsi perseguitato, perfino dalle vecchie che gli stanno intorno pregandolo, marce come fiori appassiti e rinsecchiti, tutte oltre i cinquanta, vecchie streghe. Per lui le donne sono solo un malaugurio. "Sì,.lì di fronte ... Delle donne ... Continuo a vederle. Guarda, lì dietro le fessure di quella porta vedo luccicare gli occhi che ci guardano ... Si stavano affacciand<i verso di qua ... Guardale. Vedo le palle luccicanti dei loro occhi ... Ma non hanno niente da darci da mangiare. Mi dissero, senza tirar fuori la testa, che in questo villaggio non c'era da mangiare ... Allora, sono entrata qui a pregare, a supplicare Dio per noi." "Ma dopo un po' lo sentii anch'io. Era come uno svolazzare di pipistrelli nel buio, molto vicino a noi. Di pipistrelli, con grandi ali, che sfioravano il suolo. Mi alzai e lo svolazzare si sentì più forte, come se lo stormo di pipistrelli si fosse spaventato e volasse verso i buchi delle porte. Allora camminai in punta di piedi verso là, sentendo davanti a me quel mormorio sordo. Mi fermai sulla porta e le vidi. Vidi tutte le donne di Luvina con il loro orcio sulla spalla, con lo scialle appeso alla loro testa e le loro figure nere sul · nero fondo detla notte." Bisogna tagliare i baffi alle donne In Anacleto Morones, prima di andare a letto con Pancha, Lucas Lucatero le chied_edi tagliarsi quei peli che ha sul labbro e le offre persino di portarle le forbici. Allora Pancha gli risponde: "- Come mi prendi in giro, Lucas Lucatero. Passi la vita a guardare i miei difetti. Lascia i miei baffi in pace. Così non avranno sospetti." - Senti, Juan, qual è il momento della tua vita in cui sei stato più felice? - Credo di non aver avuto mai nessun momento. - Possibile! Neanche quando fai all'amore sei felice? - B,eh, dipende. Tutto dipende da qualcosa. - Senti, Juan, perché nei tuoi racconti e nel tuo romanzo Pedro Pciramo le donne compaiono solo viste dagli uomini? - Il fatto è che pochi dei miei personaggi sono donne. -Ma il tuo grande personaggio femminile, Susana San Juan, è una pazza. Perché? O forse tu credi che le donne siano sempre un po' stupide? · _:__No. Le donne sono rotonde. -Rotonde? - Sì. Non hanno angoli e non si sa dove afferrarle. - Neanche tu hai mai potuto prenderle? - Mi è costata molta fatica. - Tutto costa fatica. - A me la donna piace molto, ma mi piace più come arnica che come compagna o come sposa, perché il matrimonio è una catena e dal momento in cui diventa una catena smette di funzionare. - E perché fai parlare Susana San Juan così da lontano? -Susana dice cose molto.concrete. Parla del suo amore per un altro, per Florencio. - Il fatto è che tu tratti male le donne, Juan, nessuna di loro funziona davvero. Sono tutte incarnazioni di qualche debolezza umana, sterili come Dorotea, pettegole come Eduviges, convertite come Natalia, pazze come Susana San Juan, o baffute come Pancha. - Pancha? Che Pancha? - Pancha, quella di Anacleto Morones. - Oh, come sei esagerata! -Come sei tu, Juan. Susana San Juan la getti sul letto disfatto con gli occhi vitrei, lo sguardo perso, bagnata di sudore, a dire cose senza senso. Nessuna donna per te funziona davvero come donna, nessuna dice questa bocca è mia, nessuna è fresca come il fresco mattino, solo Natalia ha le gambe rotonde e dure al sole, ma per quello che le servono, le si riempiono di pustole e di piaghe come il cervello, la corrode il rimorso, le illividisci le gambe, gliele annodi perché non tomi più ad aprirle. E poi, quello che fai a Damiana! - Cosa faccio io a Damiana, santodio? - La metti 'lì tutta la vita ad aspettare che ritorni Pedro Paramo. Invano apre la porta e si denuda perché Pedro Paramo non incontri ostacoli, lui non ritorna mai perché una notte ha gridato davanti alla sua porta: Damiana, aprimi la porta, Damiana, e lei non gli ha aperto. E quello che fai a Micaela! -A Micaela? - Sì, a Micaela. Lei spiega a Lucas Lucatero che non ha macchiato la sua anima: - Sono nubile, però ho un marito. Una cosa è essere signorina e un'altra è essere nubile. Tu lo sai. Io non sono signorina, ma sono nubile. - Facendo quello alla tua età, Micaela? -Ho dovuto farlo. Cosa guadagnavo a vivere come signorina. Sono donna. E una nasce per dare quello che a una le viene dato. - Parli con le stesse parole di Anacleto Morones. - Sì, lui mi consigliò che lo facessi, perché mi andasse via il mal di fegato. E mi misi insieme con qualcuno. Quello di avere cinquant'anni ed essere nuov·a è peccato." - Ma senti, cosa ti prende, perché ti arrabbi, sei diventata femminista? - No, sto solo ripetendo le tue parole. Siamo un popolo senza compassione e senza dolcezza Non sarebbe azzardato affermare che la letteratura di Rulfo si basa sul rancore. O sui rancori. La terra dà solo frutti stenti, il sole calcina; martella le pianure spelacchiate e le teste allucinate, le donne sono piatti roventi, la loro carne si scalda rapidamente al calore della terra. Gli uomini di Rulfo, o meglio le sue anime in pena, vagano per le pianure in fiamme cercando un padre che li ha rinnegati nel momento di concepirli, sono solo figli di una madre che ha lasciato loro l'incarico di vendicarla e sono morte presto, perché, non morendo, sarebbero state solo oggetto dello scherno altrui, di quelli che bevono birra calda nelle taverne, calda come piscio d'asino, di quelli che parlano della donna come della pitaya, che serve solo perché ha il suo buchino, lo stesso che lo "schiaccianoci" rompe per poter entrare nel vicolo di Valerio Trujano in Un pedaza de noche. Le donne ci sono solo per farsi 77
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