SAGGI/PONIATOWSKA Giuda per il Sabato santo, una foto scattato do Juon Rulfo nel 1940. diventavano vecchi e si indurivano come cuoio senza conciarsi. I vermi se li mangiavano dal di dentro, facendo uscire le-viscere, fino a lasciare solo le ossa. E siccome li appendevano in alto, rimanevano a dòndolarsi al soffio del vento per molti giorni, a volte per mesi, a volte ridotti a pantaloni che si gonfiavano al vento come se qualcu_no li avesse stesi lì ad asciugare. E uno, al vedere questo, capiva che la cosa adesso era seria davvero." 74 Come Pedro Paramo, Rulfo cammina nel deserto ed è un uomo di poche parole, arido, fosco. avvilito. Perché sembr_ache tutto avvilisca Rulfo, la vita, gli onori, il rapporto con gli altri e soprattutto le interviste. lo credo che si senta straniero da sempre, non solo nella capitale ma nel mondo. E il fatto è che è uscito da un burrone molto profondo, quello di Apulco, e sempre da lì, con molta fatica, ha tirato fuori i ricordi, e da allora, nel tesserli in due libri prodigiosi, gli è andato _fuori posto qualcosa dentro, forse l'anima.
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