SAGGI/PONIATOWSKA Come Pedro Paramo, Rulfo cammina nel deserto ed è un uomo di poche parole, arido, fosco, avvilito. Il fatto è che è uscito da un burrone molto profondo, quello di Apulco, e sempre da lì, con molta fatica, ha tirato fuori i ricordi. villaggio abbandonato. Nelle sue strade, nelle sue case cadenti, ode il mormorio delle anime in pena. La testa gli si riempie di rumori, di voci. In Luvina l'abbandono in cui vivono i poveri diventa ancora più brutale. Nessuno si preoccupa di loro, nessunò se ne fa carico, il padre getta nel mondo i figli, il governo si disfa di loro appena possibile. "- Dici che il Governo ci aiuterà, professore? Tu conosci il Governo? Dissi loro di sì. - È che si dà il caso che anche noi lo conosciamo. Quello che non sappiamo affatto è di chi è figlio il Governo. Io dissi loro che era figlio della Patria. Loro scossero la testa dicendo di no. E risero. Fu l'unica volta che vidi ridere la gente di Luvina. Fecero vedere le bocche sdentate e mi dissero di no, che il Governo era figlio di nessuno." Rulfo è figlio di tutti gli abbandoni, quello dei suoi genitori, quello della terra. "A San Gabriel frequentai la primaria e quando ci fu la Cristiada venimmo a Guadalajara perché non c'era più scuola, non c'era più niente; era zona di agitazione e di rivolta, non si poteva uscire in strada, sentivo solo i colpi e tutti i minuti entravano i cristeros e entravano i federali a saccheggiare e poi entravano di nuovo i cristeros a saccheggiare, insomma non si poteva assolutamente restare lì e la gente cominciò ad andarsene, ad abbandonare i villaggi, ad abbandonare la terra." Lo stesso scrisse Rulfo in Pedro Paramo: "Da allora la terra rimase incolta e come in rovina. Faceva pena vederla riempirsi di acciacchi con tanti flagelli che l'invasero appena la lasciarono sola. Da allora in poi si è consumata la gente; gli uomini si sbandarono in cerca di altri 'abbeveratoi'. Ricordo giorni in cui Comala si riempiva di addii e ci sembrava perfino una cosa allegra andare a salutare quelli che partivano. Il fatto è che se ne andavano con l'intenzione di tornare. Ci affidavano le loro cose e la loro famiglia. Poi alcuni mandavano a prendere la famiglia, anche se non le loro cose. Io rimasi perché non sapevo dove andare. Altri rimasero aspettando che don Pedro morisse, perché a quanto dicevano, aveva promesso loro di lasciarli eredi dei suoi beni, e alcuni vissero ancora con quella speranza. Però passarono anni e anni e lui era ancora vivo, sempre lì, come uno spaventapasseri davanti alle terre della Mezzaluna." "A San Gabriel- ripete Rulfo- frequentai la primaria con delle suorine francesi che avevano dei sai molto lunghi, bianchi, inamidati, e gestivano il colleggio del villaggio, ma dall'inizio della Cristi.ada lasciarono il collegio e non ci fu più collegio, né suore, né niente di niente e perciò mi mandarono coi miei fratelli a Guadalajara, in un orfanatrofio, e lì entrai al terzo anno della primaria e lì mangiavamo ed era una specie di prigione orribile. Di fatto in quel tempo gli orfanatrofi erano come correzionali perché la gente ricca di Guadalajara mandava lì i suoi figli per castigarli quando si comportavano male, li rinchiudevano lì." In tutta Jalisco e nel Bajio è la donna che comanda "A Guadalajara non veniva a visitarci nessuno. Mia nonna Maria Rulfo Navarro rimase a San Gabriel. Aveva un carattere così forte che anche suo figlio, militare, il colonnello David Pérez Rulfo, faceva quello che diceva lei. In tutta Jalisco e nel Bajfo è la donna che comanda. Non solo, furono le donne a fare la Cristiada, perché obbligavano gli uomini ad andare a combattere, il marito, i figli. Li spronavano: "Se non vai non sei un uomo", e a Jalisco dire a un uomo che non è un uomo è l'offesa peggiore. Allora le spose incitavano il marito, le madri i figli, le sorelle i fratelli e perciò furono loro le artefici della Cristiada. Il prete le utilizzava, le istigava durante la messa, un sermone dopo l'altro. Così fomentavano la causa. Diceva che bisognava andare a combattere, lo diceva in tutti i toni, credo che fosse l'unica cosa che diceva, che si doveva combattere per Cristo, ammazzare per Cristo. Lo diceva tanto che lui stesso si ribellò e prese le armi. Anche Padre Renteria in Pedro Paramo lascia Comala, ma lui non rubava le ragazze come quell'altro, il prete Sedano di Zapotlan; che in seguito gli spaventati abitanti di Jalisco videro impiccato a un palo. Io fui anticristero, mi sembrò sempre una guerra stupida, tanto da una parte come dal)' altra, del governo e del clero. La guerra dei cristeros ci fu soprattutto a Jalisco, ma ancheaMichoacan, aNayarit, aZacatecas, a Colima, à Guanajuato. Iniziò sull'altopiano di Guanajuato, lì ci fu il primo scoppio, ma si estese presto e durò dal 1926 al 1928 quasi 29, una guerra contro il decreto che stabiliva che i preti non potevano dir messa, che le chiese erano di proprietà dello Stato. Molta gente ricca finanziò allora i cristeros, diede loro denaro perché comprassero armi e attrezzature. Quando andò in guerra, il prete del mio villaggio lasciò la biblioteca in casa nostra, perché noi vivevamo davanti alla parrocchia trasformata in caserma, e prima di andarsene il prete fece tutto il trasloco. Aveva molti libri perché si definiva censore ecclesiastico e prendeva i libri dalle case della gente che aveva libri per vedere se poteva leggerli. Aveva l'Indice e in base ad esso li proibiva, ma quello che faceva in realtà era tenerseli, perché nella sua biblioteca c'erano molti più libri profani che religiosi, gli stessi che io mi misi a leggere, i romanzi di Alessandro Pumas, quelli di Victor Hugo, Dick Turpin, Buffalo Bill, Sitting Bull. Lessi tutti questi libri a dieci anni, passavo tutto il tempo leggendo, non si poteva uscire in strada perché si poteva essere colpiti da una pallottola. Sentivo molti spari, dopo una battaglia fra federali e cristeros c'erano impiccati a tutti i pali. Comunque, saccheggiavano tanto i federali quanto i cristeros. Da allora Rulfo vaga sperduto Da questa infanzia escono tutti i racconti, tutta l'opera di Rulfo, breve, folgorante, scarna come l'entrata dei cristeros nel villaggio, il saccheggio, il massacro. Breve, sanguinaria e fanatica come il grido Viva Cristo Re. Perché Rulfo non ne sa altra, non conosce il sapore delle cose dolci, è stato impiccato anche lui a un palo del telegrafo, anche lui dondola da allora, perché non è sicuro che sua madre gli chiuse gli occhi, sua madre non gli chiuse niente, Maria Vizcaino morì quando lui aveva dieci anni e prima lui riuscì a vedere tutti i manichini col volto annerito che si cullavano al vento con la corda al collo. Anche a lui hanno fatto male e da allora è andato in giro sperduto. Li ha visti e continua a vederli e li tiene indelebilmente impressi nella fronte, proprio lì dove adesso mettono una stellina d'oro ai bambini beneducati. "E;a raro che non vedessimo qualcuno dei nostri appeso per i piedi a un palo lungo qualche strada. Restavano lì finché 73
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==