SAGGI/PONIATOWSKA a Tampico e Veracruz. Rappresentavano la Germania nazista e l'Italia di Mussolini, con cui il Messico era in guerra. Erano ottocento marinai. "lo mi incaricai di sorvegliarli. Guadalajara era la loro prigione: potevano circolare per le strade ma non uscire dalla città, e tutti i giorni facevo l'appello. Il mio era un compito rutinario perché non c'era alcuna possibilità di fuga- a Guadalajara arrivava solo la ferrovia.L'Atlantico, dov'erano attraccate le loro navi, era l'unico punto dove avrebbero potuto stabilire qualche tipo di contatto." Prima di. sposarsi, Rulfo lavorò alla Goodrich vendendo piante. "Ero commesso viaggiatore, a ventott'anni percorsi la repubblica con la mia mac<:hina, conosco stradette e sentieri per i quali non passa nessuno. Avevo molte ordinazioni, le piante si vendono da sole." (E io che credevo, poveretta me, che Rulfo non sapesse neppure guidare; dei suoi colleghi, Fuentes, Monsivais, Pacheco, Paz, Xirau, Arreola, nessuno guida). "Il lavoro che mi è piaciuto di più è stato quello della Commissione di Papaloapan, la costruzione di un impianto elettrico per far arrivare acqua alle terre aride intorno a Veracruz durante il governo di Aleman." Rulfo non finirà mai di sorprenderci. Chi mai sa che è stato membro del Sierra Club? "Ho scalato il Popo e l'Itza, il Pico de Orizaba, il ghiacciaio di Toluca, il Tanzftaro, quel vulcano al confine tra Messico e Guatemala. Sono buon camminatore e miglior alpinista, sono salito sull'ltzacfhuatl dalla parte che chiamano dei pettini, e pochi hanno osato passare per quelle creste perché sono molto pericolose; si può provare una volta, ma non viene voglia di tornare; è troppo pericoloso. La nostra guida durante le escursioni alpinistiche era un signore esperto, non ricordo il suo nome; non ricordo bene i nomi delle persone, mi sfuggono, non mi tornano in mente, sto cominciando a dimenticare le cose." (Rulfo si intristisce, una ventata di panico passa sul suo volto teso che pochi minuti prima si era disteso parlando degli alberi.) Tra una risposta a denti stretti e l'altra, ha parlato del suo albero favorito, la cordelina, che dà frutti simili alle nespole cinesi, ma in grappoli. "I frutti cominciano a pendere a grappoli. È un albero molto nobile, che cresce isolato ed è molto vivo ... È un albero che ha una vita ... una vita quasi umana (la voce di Rulfo nel dire così diventa molto bella) perché è una specie di rampicante e cerca di appoggiarsi dove può. Se le si toglie l'appoggio, la cordelina allunga i suoi rami, o come si chiamano, fin dove trova un nuovo punto di appoggio e lì si aggrappa." (Mi piace moltissimo questa conversazione con Rulfo a proposito della cordelina; la faccia non gli si è contratta neanche una volta, non ha fatto gesti, al contrario, parla portando la testa all'indietro, come se la ricordasse. Forse è questo l'effetto benefico dell'albero sull'uomo: il solo pensarci lo rende più dolce; Rulfo contento ricorda e si rilassa, diventa un po' albero lui stesso e non gli costa nessuna fatica, perché è sempre stato attaccato alle cose della terra.) "Un altro albero che è molto bello quando germoglia, un po' prima che cominci a dare frutti, è il noce di Castiglfa. Le foglie hanno un colore che non è simile a nessun altro verde. Io sono molto amico di tutti gli alberi, di tutti, meno che degli hizaches e dei mezquites." Rulfo bambino vide passare i cristeros lungo i fianchi del colle "Mio padre morì quando io avevo sei anni, mia madre quando 72 ne avevo otto. Quando i miei genitori morirono, io facevo solo .zeri, nel mio quaderno di scuola, solo palline, solo zeri scrivevo. Sono nato il 16 maggio del 1918 a Sayula, ma dopo mi portarono a San Gabriel. Sono figlio di Juan Nepomuceno Rulfo e di Maria Vizcafno. Ho molti nomi, Juan Nepomuceno Carlos Pérez Rulfo Vizcafno. Mia madre si chiamava Vizcafno e in Spagna c'è una provincia che si chiama Vizcaya, ma nessuno, in Spagna, si chiama Vizcafno, questo cognome non esiste, per cui lo inventarono qui in Messico. Imiei genitori erano hacendados, uno aveva una hacienda, San Pedro Toxin, e l'altro Apulco, che era dove passavamo le vacanze. Apulco è sopra un burrone e San Pedro alla foce del fiume Armeria. Anche nel racconto de La pianura in fiamme appare questo fiume della mia infanzia. Lì si nascondevano i briganti. Mio padre fu ucciso da una banda di briganti che agivano in quella zona, solo per derubarlo. Da quelle parti. era pieno di banditi, rimasugli di gente che si era messa con la Rivoluzione e a cui era rimasta voglia di continuare a combattere e a saccheggiare. La nostra hacienda di San Pedro la bruciarono circa quattro volte quando ancora viveva mio padre. Mio zio lo assassinarono, mio nonno lo appesero per gli alluci e li perse; la violenza era tanta e tutti morivano a trentatre anni. Come Cristo, sì. Così sono figlio di gente ricca che ha perso tutto con la Rivoluzione." Santo Dio, Santo immortale, Prega per noi. Anime benedette del purgatorio, Pregate per noi. San Matteo, Prega per noi, Santo Bambino di Atocha, Prega per noi. Santo sant' Antoniuccio, Prega per noi. Da bambino Rulfo vide passare i cristeros lungo i fianchi del colle, e sua madre gli chiudeva gli occhi perché non vi rimanesse inciso il sinistro manichino di un impiccato o la marionetta dai fili rotti che i soldati conducevano a spintoni fino al muro delle fucilazioni. Furono le donne che mandarono gli uomini a morire nella guerra dei cristeros "Mia nonna Maria Rulfo Navarro non parlava con nessuno. Leggeva solo il suo libro di devozioni; anzi, non lo leggeva neanche, lo sapeva a memoria. E quando non lo leggeva andava in chiesa. Benché non fosse propriamente cristera, mia nonna non lasciava la chiesa. I miei fratelli e io vivevamo soli, eravamo quattro, ci facevamo compagnia fra di noi." Nel suo racconto Ci hanno dato la terra, Rulfo dice "Siamo quattro. lo li conto: due davanti, altri due dietro. Guardo più indietro e non vedo nessuno. Allora mi dico: siamo in quattro." Orfano, Rulfo lo è come lo sono quasi tutti i messicani: orfano di padre, orfano di madre, orfano di governo. Come J uan Preciado va cercando suo padre, sono molti i figli di Pedro Paramo. Sua madre, Doloritas, gli raccomanda: "Fagli pagar_caro, figlio mio, di averci dimenticato." Juan, il figlio abbandonato, arriva a un
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