TABATABA Bernard-Marie Koltès traduzione di Saverio Esposito Messa in scena da registi come Patrice Chéreau e Peter Stein in Germania, apprezzata da attori come Maria Casarès e da drammaturghi come Hein Milller, l'opera teatrale di Bernard-Marie Koltès sta per essere presentata in edizione italiana- in attesa messinscene adeguate alla sua importanza - dalJa Ubulibri, che ne ha raccolto per cura di Franco Quadri i testi fondamentali-(ma senza Tabataba). Nato a Metz nel '48, morto a Parigi nel 1989, Koltès è stato uno dei maggiori autori teatrali del nostro tempo. Le sue operr: Salinger ( 1977), La notteproprio prima delleforeste (1977), Battaglia tra negro e cani (1979, già edita in Italia da Costa & Nolan), La fuga a cavallo molto lontano nella città (1976-84), Molo Ovest (1986), Nella solitudine dei campi di cotone (1987), Il ritorno al deserto (1988) e Roberto Zucca (1988), oltre agli adattamenti di Legame di sangue di Fugart (1982) e del Racconto d'inverno (1988) e all'atto unico che qui pubblichiamo (presentato ad Avignone nel I986 dal Théatre Ouvert con la regia di Hammou Gra"iae l'interpretazione di Isaach de Bankolé e Myriam Tadesse ). Poeta dei margini, Koltés li ha narrati come pochi altri hanno saputo fare, iIJuminando il nostro tempo e alcune sue contraddizioni fondamentali (a cominciare dal nostro rapporto con l'altro etnico e con il discorso sociale) con aggressiva, ironica, passionale intelligenza. Personaggi: Maimouna, sorella maggiore Petit Abou, fratello minore Harley Davidson, moto. Il cortile interno di una casa. Le undici della sera. Quaranta gradi. MAIMOUNAPerché la notte non esci, quando tutti i ragazzi della tua età. sono già in ·strada in camicia, con la piega dei pantaloni ben stirata, e corrono appresso alle ragazze? ATabataba tutti sono fuori, a Tabataba tutti sono ben vestiti, i ragazzi vanno a caccia di ragazze e le ragazze hanno passato la giornata a pettinarsi e io, io ho un fratello con le mani nere di grasso che se ne sta lì a trafficare con la moto. Che vergogna! Tutti penseranno che non so stirare le camicie. Se la mattina, invece di smontare il motore della moto per rimontarlo la sera, se la mattina tu mi dessi la camicia da lavare, il vestito da stirare, il bottone dei pantaloni da, attaccare, io, la sera, non mi sentirei così umiliata quando gli altri ragazzi vengono e domandano: dov'è, Petit Abou, dov'è tuo fratello, dov'è il nostro amico, che vogliamo uscire con lui? Come mi vergogno! Eccolo dov'è, in cortile coi cani, i polli e le vecchie, un sudicio stracciaccio tra le mani! Lavati questa zazzera o ti piglio a schiaffi; fatti i riccioli, fatti le trecce, rasati a zero; dammi la camicia; smettila di essere la mia vergogna, là sera, quando vengono le vicine e chiedono tutte smorfiose, soprattutto Fatoumata: e tuo fratello? dov'è, il nostro caro? dov'è, Petit Abou? E cosa posso rispondere, io?: che sguazza nell'olio delle macchine, che puzza di vecchie motociclette, che non ha tutti i bottoni ai pantaloni? Che vergognà! Lascia questo straccio, tira fuori la testa dal culo di questa moto. Credi che una ragazza accetterebbe di salirci su, quando ha passato il pomeriggio a sistemarsi la chioma? Non ti serve 62 neanche a uscire, ti serve solo a restare. E cosa sembro io, con un fratello tutto sporco, in cortile in mezzo alle vecchie. chino sulla moto mentre tutti quanti sono fuori? Cosa sembro, io, a quest'ora della sera e con questo caldo, quando tu dovresti essere a bere birra sotto gli alberi, quando 1 dovresti esserè a ronzare attorno a quelle smorfiose di vicine? Sei il disonore di questo cortile, sei. Una sorella maggiore è responsabile del fratello. Ti ho insegnato io a lavarti, e ti ho lavato abbastanza io stessa, negrettino, t'ho strizzato, innaffiato, infilato nella tinozza, e adesso hai le mani bianche di grasso e puzzi di selvatico; basta guardarti perché mi si sporchi il vestito, sono stufa _di essere tua sorella e voglio prenderti à schiaffi. È l'ora buona, fa caldo, dimmi dove hai la camicia, lascia che ti pettini e ti profumi con Soir de Paris. Alza la testa, Petit Abou. Una sorella con un fratello che non esce è lo zimbello delle vicine, una sorella con un fratello che non è un uomo non è una vera donna. Esci, vergogna mia, umiliazione mia, gira per le strade di Tabataba e fammi onore: bevi birra, fatti le ragazze. PETITABou Non ho nessuna intenzione di andarmene per le strade di Tabataba, in mezzo alla merda di cane; e non voglio bere birra sotto gli alberi, non è neanche fredda e non è genuina. Non mi piacciono le vicine, sanno di gallina, non mi piace come si pettinano e come si vestono, mi piacciono di più la mattina quando preparano il pranzo. E quando comincia a far notte i miei amici non mi piacciono. Mi piace la moto, e le mani sporche di grasso, e lo straccio sudiéio; mi piacciono i.pantaloni senza tutti i bottoni,Ja camicia spiegazzata; mi piace il cortile e i vecchi e le capre; una capra sa di capra, e io non voglio odorar di gallina, voglio odorare del mio odore, voglio scegliere io la sporcizia che mi piace e voglio rimanermene nel cortile. Lascia in e_acei miei compagni e dimentica le vicine. E non startene lì ferma, ché non ·ho bisogno di te. Non guardarmi in quel modo,
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