LE -PIETRE E ALTRE POESIE Adunis a cura di Massimo M. Pesaresi Nato nel 1930 a Qassabin, in Siria, 'Ali Ahmad Sa'id è forse il maggior poeta arabo vivente (nel 1989 contese il premio Nobel a Nagib Mahfuz. Trasferitosi in Libano nel 1956, iniziò un'attività letteraria di giornalista ed editore. Nel 1957 fondò, insieme a Yusuf al-Khal, la rivista "Shi 'r" (Poesia), in cui scrittura sperimentale e critica militante si univano a un attento ascolto dell'Occidente europeo, soprattutto attraverso traduzioni di autori quali Rimbaud, Valéry, Pound; Eliot, Bonnefoy e altri (vi apparve anche il nostro Quasimodo, tradotto dal compianto italianista giordano 'Isa Na'uri). Adunis in una foto di Kamel Dridi Versolafinedeglianni (dal "Magazine littéraire'l Quaranta l'influsso del modernismo europeo aveva favorito l'introduzione del verso libero (al-shi 'r al-burr, "poesia libera") nella letteratura araba. Accanto a questa irmovazione formale si diffusero i temi mitòlogici di morte e resurrezione, sacrificio e salvezza, cari all'Eliot de La terra desolata: dopo la seconda guemrmondiale e la perdita della Palestina, infatti, gli antichi miti mediterranei del ciclo stagionale della natura (incarnati nelle figure di Osiride, Adone, Attis, ecc.) divennero un potente simbolo della desolazione presente e della·speranza di riscatto._Fu allora che 'Ali· Ahmad Sa 'id assunse lo pseudonimo di Adunis, mentre il gruppo di poetne novi che, oltre a lui, comprendeva Badr Shakir al-Sayyab, Yusuf al-Khai, Khalil Hawi e Jabra Ibrahim Jabra fu soprannominato Tammuziyyun, cioè "quelli di Tammuz" (l'Adone fenicio, che ha lasciato il suo nome, in alcuni paesi arabi, al mese di luglio, quando· la vegetazione muore sotto la canicola).- ! tragici fatti che hanno straziato il Medio Oriente negli ultimi anni hanno segnato la vita di questi poeti: Khalil Hawi si è suicidato all'indomani dell'invasione israeliana del Libano, nel giugno del 1982; Jabra Ibrahim Jabra, palestinese rifugiato in Iraq, vive - o forse muore, nei giorni in cui scrivo - a· Baghdad; Adunis è stato {'.OStrettoall'esilio a Parigi, dove vive stabilmente dal 1986, continuando a svolgere la sua attività anche attraverso la rivista "Mawaqif' (Posizioni), da lui fondata nel 1968 e che ora si pubblica a Londra. Il drammatico dialogo della cultura araba con la tradizione occidentale ha trovato un'emblematica formulazione nelle celebri conferenze che Adunis tenne al Collège de France nel maggio 1984: "Ai nostri giorni l'Occidente non è altro che la forma tecnica selvaggia che ricerca, attraverso l'arte e la poesia, la grazia del senso. E l'Oriente arabo e islamico non è altro che la realtà selvaggia che ricerca attraverso l'arte e la poesia, la sua grazia originale - grazia del senso e della forma.(. ..) Se neWOccidente ci sono i mezzi per rinnovare tecnicamente l'Oriente, nell'Oriente ci sono le forze che possono rinnovare l'Occidente nella sua visione poetica più profonda. Tutt'e due si bagnano ora nelle acque della ricerca di un nuovo orizzonte." La vasta produzione di Adunis comprende opere poetiche: 'Awraq fi 'l-rih (Foglie nel vento, 1958), 'Aghani Mihyaral-Dimashqi (Canti di Miyar damàsceno, 1961), Kitab al tahawwulat wal-hijrafi 'aqalim al-layl walnahar (Il libro dei cambiamenti e della migrazione nelle regioni della notte e del giorno, 1965), al-Masrah wal;maraya (Il palcoscenico e gli specchi, 1968), Mufrad bi sighat al-jam' (Singolare in forma di plurale, 1975), ora tutte raccolte-in al-A 'mal al-shi'riyya al-kamila (Opere poetiche complete, 2 voll., Beirut 1985), Kitab al-Qasa 'id al-khams (Il libro delle cinque poesie, Beirut 1980), Kitab al-hisar(II libro dell'assedio, Beirut 1985), Shahwa tataqaddamufi Khara'it al-madda (Desiderio che avanza nelle mappe della materia, Casablanca 1987); lavori di critica: Muqaddima li shi 'r al- 'arabi (Introduzione alla poesia araba, Beirut 1971), al-Thabit wal mutahawwil (L'immobile e il mutevole, Beirut 1974), al-Shi'riyya alarabiyya (Poetica araba, Beirut 1985), Siyasat al-shi 'r:dirasatfi 'l-shi 'riyya al- 'aabiyya al-mu 'asira (Politica della poesia: lezioni sulla poetica araba contemporanea, Beirut 1985); traduzioni da Saint-John Perse e da Georges Schéhadé (drammaturgo francese nato in Libano). Adunis ha inoltre curato un'antologia della letteratura araba: Diwanal'shi 'ral'arabi (3 voli., Sidon-Beirut 1964-1968). Penna di corvo Venuto senza fiori e senza campi, venuto senza stagioni? Non ho nulla nella sabbia e nel vento nello stupore del!' alba, solo un giovane sangue che scorre col cielo con la terra nelle mie profetiche tempie, uno stormo d'uccelli sènza fine. Venuto senza stagioni, 1 venuto senza fiori e senza campi e nel mio sangue una fontana di polvere. Vivo negli occhi mangio dagli occhi. Vivo, tiro avanti la vita in attesa di una nave che abbracci l'esistenza, che vada in fondo al mare, come se sognasse o fosse confusa come se partisse senza ritornare. Nel mio assedio, nel cancro del silenzio scrivo poesie sulla terra con penna di corvo,· non c'è luce, lo so, sulle mie palpebre - nulla, solo la saggezza della polvere siedo al caffè, con il giorno con il legno della sedia e una sigaretta buttata, siedo in attesa di chi non verrà, perché s'è'dimenticata. Voglio inginocchiarmi, voglio pregare la civetta con l'ala spezzata, le braci, i venti, - voglio pregare 43
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