Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

SCIENZA/BERT .Il nostro tempo è caratterizzato dal passaggio da una scienza çartesiana a una scienza pascaliana, e questo si traduce nel passaggio tra la fisica e là biologia, tra le scienze delle leggi e quelle della vita. Aut-aut, tertium non datur. .. Su principi del genere non si fa scienza, almeno non in biologia o in medicina. Pascal lo sapeva: "la sorgente di tutte le eresie è di non concepire l'accordo di due verità opposte (...) credendo che credere nell'una implichi l'esclusione dell'altra" (Pens. 786). Il fatto è che le scienze fisiche sono quantitative e tendenzialmente semplificatori~, inentre quelle biologiche sono maggiormente centrate sulla qualità e sull'interazione. Alle leggi "universali" la biologia sostituisce i concetti, e in particolare la biologia evolutiva considera di particolare interesse questioni come la qualità, la storicità, l'informazione, il valore selettivo ed altre di notevole interes e per le scienze comportamentali e assai meno per la fisica o per la biologia cosiddetta funzionale che alla fisica si richiama. "La biologia evoluzionista - conclude Mayr - è una sorta di ponte tra le scienze fisiche da un lato e le scienze sociali e le -discipline umanistiche dall'altro". La biologia ha certo contribuito, più di ogni altra scienza, a scalzare valori tradizÌonali, convinzioni millenarie, speranze ottimistiche in una società perfetta. È soprattutto grazie alla biologia che la nostra cultura ha "scommesso", per usare il termine pascaliano; contro l'esistenza di Dio. Scommessa gravida di conseguenze per tutti noi: senza la fede in un Dio architetto dell'universo l'angoscia della solitudine è assoluta: "Non so chi mi ha messo al mondo, né cosa è il mondo, né cosa sono io; sono ,in un'ignoranza terribile di ogni cosa; non so çosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa ciò che dico, che fa riflessioni su di tutto e su se stessa e non si conosce più di quanto non- conosca il resto. Vedo questi spaventosi spazi dell'universo che mi chiudono ..." (Pens. 335) "Effroyable", un universo senza Dio·, nato dal caso e diretto in nessun luogo. Ed' altra parte la sostituzione della fede in Dio con la fede nell'uomo rischia di portare, come sostiene Mayr, a ideologie di autointeresse e di egoismo alla lunga notevolmente distruttive. Eppure la biologia è anche creatrice di valori: "Allorché il darwinismo sociale veniva confuso con il darwinismo vero e proprio, la cooperazione e l'altruismo venivano spesso citati come prove delle te~denze etiche e umane, che non potevano in alcun modo essere state il prodotto della selezione naturale. Tale affermazione trascurava il fatto che la cooperazione (...) può essere un vantaggio selettivo" (Mayr. Cfr. anche Patrick Bateson su questa rivista). In realtà lo spenceriano concetto di "lotta per la vita" non ha nulla a che fare con la biologia; le guerre non sembrano essere geneticamente determinate. Il rapporto, l'interazione tra uomo e natura diventa ogni giorno piò evidente grazie alla biologia di cui l'ecologia.è parte; là natura non è, come pensava Descartes, quàlcosa di cui diventare "maitres et possesseurs", e rifiutare un'ideologia del genere non è, checché ne pensi Monod, un atteggiamento antiscientifico. · Questo non vuol dire non riconoscere quanto il pensiero scientifico debba a Descartes, nonostante il severo giudizio di Pascal ("Descartes inutile et incertai n") (Pens. 195); né possiamo associarci a Voltaire quando lo definisce (Le siècle de Louis XIV) "le plus grand mathématicien de son temps, mais le philosophe qui connut le moin la nature"; tanto più ricordando la superficialità ancora maggiore con cui lo stesso Voltaire ha tentato di misurarsi con Pascal. Proprio in Pascal, tuttavia, pietra di inciampo per molti pensatori di_ogni tendenza (ricordiamo gli attacchi astiosi di un reazionario intelligente come De Maistre o le perplessità di Chateaubriand), riconosciamo oggi un precursore essenziale del pensiero scientifico moderno. Grazie a Pascal non ci sentiamo orgogliosi né adulti, soli come siamo davanti a un universo vuoto, riuniti in una società basata sull'usurpazione. La nostra cultura, certo, ha "scommesso" contro Dio, ma contro il Dio paterno e bizzoso della tradizione, contro il Dio vanitoso che si rispecchia nelle meraviglie del creato, ii Dio che benedice bantliere e guerre sante, partiti politici e brava gente, il Dio di tutti i giorni e per tutte le occasioni, con cui si può venire a patti come i gesuiti delle Provinciali. Un rifiuto che, forse, non tocca il Dio pascaliano, che non osiamo ancora affrontare. Per restare in ambito scientifico, è nostra convinzione che il passaggio da una scienza cartesiana ad una scienza pascaliana caratterizzi il nostro tempo, e che ciò si traduce nel passaggio tra la fisica e la biologia, tra le scienze delle leggi e quelle della vita. Non basta certo questo a garantirci un mondo migliore né un maggior rispetto per gli altri e per l'ambiente: il problema del cambiamento è, in primo luogo, etico. E sull'etica, credo, Pascal ha ancora molto da dirci. MicroM Le ragioni della sinistra ~ 2/91 Mohandas K. Gandhi / Martin Buher / Judah L. Magnes Devono gli ebrei farsi massacrare? Un carteggio di straordinaria attualità fra il padre del pacifismo contemporaneo e due maestri del pensiero ebraico. 35

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