Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

Interazione: ecco un concetto chiave che il pensiero cartesiano esclude. Si tratta di un'ignoranza propria dell'epoca? Non credo: quasi contemporaneamente aDescartes un altro grande scienziato, Pascal, riflette sulla natura e sull'uomo, giungendo a risultati alquanto differenti e, pernoi oggi, almeno per noi che pratichiamo scienze biologiche, decisamente più attuali. Pascal sembra cominciare là dove Descartes finisce: matematica e geometria così a lungo approfondite gli appaiono del tutto insufficienti a descrivere l'uomo, la natura, e, figuriamoci, Dio: "La geometria è il più bel mestiere del mondo ma2 insomma, non è che un mestiere( ...) il più alto esercizio dello spirito, ma così inutile( ...) buona per provare le nostre forze, non per usarle". E aggiunge: "Mi occupo oggi di studi così lontani da quello spirito (di geometria) che mi ricordo a malapena che esso esiste". (Lettera a Fermat del 10 agosto 1660). Nella natura Pascal non trova Dio e neanche le sue leggi. Il suo pensiero appare qui alquanto più radicale di quello cartesiano: in una natura decaduta (déchue) l'uomo è sospeso tra infinito e niente, tra miseria e grandezza: un uomo decaduto anch'esso con la natura; un uomo solo. Non esistono leggi divine in questa natura corrotta; quanto alla società umana, essa è basata sull'usurpazione: "Questo cane è mio, dicevano quei poveri bambini; quello è il mio posto al sole-ecco l'inizio e l'immagine dell'usurpazione di tutta la terra" (Pens. 231, edizione Chevalier, La Pléiade 1954). ' No, Dio non si mostra nella natura: "Mi sorprende la sicurezza con cui queste persone (i fautori dell'apologetica tradizionale) cominciano a parlare di Dio. Indirizzando il loro discorso agli A sinistra, Pascal in un disegno di Domai; a destra, Cartesio dipinto da Frans Hals (pori.). SCIENZA/BERT increduli il loro primo passo è quello di provare la divinità per mezzo delle opere della natura". Ma far credere agli atei che nella natura, nel movimento della luna e dei pianeti e in ogni minima cosa vedranno Dio significa corrvincerli che le prove della religione cristiana sono deboli: e nulla è più atto a fargliela disprezzare. "Bi sogna che l'evidenza di Dio non sia nella natura: (...) Vere, tu es Deus absconditus" (Pens. 366). Il Dio dei cristiani non è un Dio "simplement auteurdes vérités géométriques et del' ordre des éléments" (Pens. 602). L'uomo è solo davanti alla natura senza leggi e senza Dio: "Il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi spaventa" (Pens. 91). Inutile quindi il disegno di ricercare il progetto divino nella natura, che sarà invece l'idea dominante degli scienziati fino al secolo scorso; inutile indagare la geometrica armonia delle sfere: Dio è nascosto e, dopo la corruzione della natura gli uomini sono rimasti ciechi. La natura viene così drasticamente separata daDio, che può essere conosciuto soltanto attraverso Cristo, per grazia: mediante la fede. L'uomo di Pascal è l'uomo solo di Monod (Il caso e la necessità, 1970), ma non se ne gloria. La solitudine davanti a una natura ostile e senza Dio, in una società ingiusta, non è una conquista di cui essere lieti; è, lo dice lo stesso Monod, "il male dell'anima". L"'esprit de géométrie" cartesiano non serve a indagare un mondo complesso come quello della natura. I "geometri", i matematici, non vedono quello che hanno davanti in quanto sono abituati ai principi netti e grossolani della geometria. La natura è il regno della "finesse", e le cose della finesse non si lasciano manipolare in modo matematico; le si sente più che non le si veda; sono delicate e così numerose che è impossibile dimostrarle ordinatamente, come in geometria. Occorre vedere la cosa tutta alla volta con un unico sguardo e non per progresso di ragionamento. I matematici che vogliono trattare le "choses de finesse" inmodo geometrico si rendono ridicoli, poiché pretendono di cominciare con le definizioni e coi principi, il che in questo tipo di ragionamento non serve (Pens. 21). "Géométrie", "finesse", una distinzione eterna: oggi per dire la stessa cosa parleremmo di "emisfero sinistro" e di "emisfero destro". La natura di Pascal è molto più vicina alla biologia di quanto rion lo sia quella fisicalista cartesiana. Pascal, matematico, ha visto e conosce i limiti della scienza "dura" e quantitativa ("les principes nets et grossiers"). La geometria è un supporto alla finesse. Da sola è un "haut exercice de l'esprit" ma, al tempo stesso, è "inutile". È d'altra parte necessaria a quelli che non sono che "fins", e non hanno la pazienza "di scendere fino ai primi principi delle cose specufative ed' immaginazione che non hanno mai incontrate( ...) e che sono del tutto fuori dell'uso comune". (Pens. 21) · La natura di Pascal è assai meno invariante e regolare di quella cartesiana: "La diversità è così ampia" perfino "nel tono della voce, nel modo di camminare, di tossire, di starnutire ..." (La natura) ha mai prodotto due grappoli simili? E un grappolo ha due acini simili?" (Pens. 29). Per Pascal, come per noi, la natura è fluttuante e variabile, non ordinata e regolare: "la natura procede per· progressi, itus et 33

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