Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

CONFRONTI Tra folletti e zombies.· le "Poguesie" di Shane McGowan Peppo Delconte L'anima irlandese ama lasciare segni indelebili, cicatrici profonde ovunque: nella poesia, nel romanzo, nel teatro, nella musica popolare. Una stirpe dannata dalla storia (e pronta a perpetuare tale dannazione nei riti sanguinosi di una rivolta mai domata e mai vincente) o di una lotta fratricida si continua a liberare delle proprie radici nella leggenda, nella capacità dì collegare ogni forma di espressione alla grande tradizione celtica. Questo legame genetico rende inconfondibilmente irlandesi anche gli artisti più sradicati, gli eroi del rock o i picari alcolisti.che affondano nelle metropoli inglesi o americane. Il linguaggio dell'irlandese, il suo spleen, la sua violenza visionaria non temono le trappole di integrazione. E l'ultima testimonianza viene dalle "Poguesie" di ShaneMcGowan, proposte ora (con traduzione a fronte) dalla Arcana Editrice (Poguesie. I testi di Shane McGowan con i Pogues. trad. qi Alberto Campo, pp. 128, L. 20.000) . McGowan è il cantante e autore dei Pogues, un gruppo di irlandesi di Londra che fa una musica di difficile classificazione (una miscela di punk rock e. di folk), ma di ascolto straordinariamente stimolante. Emerso dai locali più malfamati degli ultimi anni Settanta, Shane McGowan scrive versi, si sbronza, delira, fa la fame e progetta improbabili scenari d'avanguardia in una Londra marginale e ribelle, fino a sbarcare senza troppe illusioni nel mondo del disco. Forma nell'84 con pochi amici un gruppo dal nome programmatico Pogue Ma hone (che in celtico suona "baciami il culo"), poi semplificato in Pogues. Li scopre Elvis Costello, che produce i primi due album e sposa la bellissima bassista Cait O'Riordan. · Ilgruppochecontaoggi 8 elementi, (e 5 lp) avvicina con sfrontatezza i suoni di chitarre elettriche trombe e sax a quelli dei flauti, fisarmoniche e arpe celtiche (e naturalmente lattine di birra a tonnellate). Ma la presenza essenziale resta lui, Shane, il cantante più brutto e turbolento della scena britannica: una voce sgangherata che viene fuori da una dentatura in rovina, uno sguardo stravolto e dei versi allucinati che proprio non sembrano pensati solo per il vinile (in Inghilterra li ha pubblicati la Faber & Faber): Per lui si sono cercati nomi illustri di padri putativi: dai poeti della beat generation ai suoi ammiratori Lou Reed, Bob Dylan, Tom Waits. Per le sue origini punk, c '.è anche chi lodefinisce un "romantico di scuola urbano-brutalista" o addirittura un Villon del Duemila. Ma soprattutto non si può dimenticare la matrice irlandese: accanto a espressioni volgari e sanguigne affiorano deliziosi giochi di rime, visioni magiche, grida di disperazione, impennate d'umorismo. E soprattutto una folla di creature che sembrano provenire da diverse dimensioni: spettri e folletti si mescolano a puttane e a zombies drogati; come se tutte le popolazioni fiabesche di un Yeats fossero sopra vissute nelle menti di questi celti sradicati dei bassifondi di Londra. Shane McGowan ovviamente sfugge certi discorsi: afferma di non amare i libri, non vuole uscire dal suo ghetto di hooligans, crede solo nel calcio, nella birra, nella figa e nelle scommesse ... Poi però scrive una Novena per Lorca (che certo non ha conosciuto in qualche pub) e sfoggia un immaginario dove sembrano raccolti in bell'ordine tutti i sacri ingredienti del folclore patrio. Più di una volta ci s'imbatte, leggendo le "Poguesie", nell'immagine terribile di un uomo con in groppa, attanagliato, un cadavere o uno spettro. Come nella fiaba irlandese di Teig O'Kane e il cadavere stupendamente riesumata da Yeats (dove tra l'altro il poeta di Sligo Pogues (Dal libro della Arcana). spiega gli "incantesimi dei folletti", indicati dagli irlandesi con la parola celtica Pishogues, stranamente simile a Pogues ). Anche Heinrich Zimmer studiò un'analoga fiaba indù, Il re e il suo cadavere. E dietro ogni immagine archetipale come questa riemerge potentissimo il simbolo di una metamorfosi, la promessa di una rinascita; o almeno, come nella selvaggia disperazione di McGowan, il miraggio di una nuova alba dopo tutto l'orrore della notte. · Le buie strade di Londra Mi piaceva andare a spasso Nella brezza estiva Lungo Dalling Road Vicino ai vecchi alberi rinsecchiti E bere con gli amici All'Harn:mersmith Broadway Cari vecchi sudici ubriachi Deliziosi tempi andati Poi calò.l'inverno E me lo godetti fino in fondo Gli allibratori e i pub Dove si passava la giornata E i vecchi che stavano cantando Quando le rose rifiorirono E si volsero una volta ancora Verso una nuova estate Poi cala l'inverno E non riesco a sopportare il gelo 23

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