Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

CONFRONTI del pubblico e dove spesso manca il nome di Anna Maria Ortese. Dopo anni di lavoro uscirà fra qualche mese un altro suo · libro, ancora una volta ambientato in una Napoli borbonica. Ancora una volta la critica italiana avrà l'occasione di ignorarlo. E ci sarà da sperare nelle traduzioni straniere. Denaro e parole Anche la morte è un essere lunatico. La morte del fratello e il silenzio in famiglia, il tacito lutto degli indifesi porta la ragazza alla scrittura. Non sa scrivere, conosce appena la grammatica, ma scrive lo stesso: una poesia sul fratello, il marinaio morto, storie di pellirosse e di lumi solitari, di piante infelici e di alberi nella neve che, come uomini sfiniti,si appoggiano sul muro e piangono. Lei scrive e piange e sogna di sognare una che aspetta in silenzio di morire. In uno di questi racconti appare un giovane che è come un Dio e tutti al mondo portano il suo nome. "Alle sei della sera", si promettono, sempre al solito posto, anche fra mille anni. Ma l'uomo presto ha uno sguardo obliquo; molti racconti del volumeAngelici dolori finiscono così. E lei muore da tanto aspettare, . resiste ancora un po', guarda la porta, ma è soltan.to il vento. Queste storie di "anime svenute" sono sogni e lamenti, registrati nel linguaggio muto dello stupore davanti alle stranezze del mondo. Chi racconta è una donna, "recante nel volto e nelle vesti i segni di una magra e cupa infanzia, di un umiliato destino"; con gesto poetico, confina ogni felicità o terrore nel mondo fiabesco di giovani letterati. Di vero in queste storie c'è però il dolore, che resta, e accompagna la donna per la vit~. Due problemi principali sono sempre presenti in Anna Maria Ortese: sopravvivere materialmente ed esprimersi con le parole. Durante la guerra e anche dopo.è del tutto presa dalla sopravvivenza; poi tenta di vivere della sua arte. Sempre affannata dalla . paura di non riuscirci, viaggia e descrive ciò èhe vede o che potrebbe aver visto: la ragazza invecchiata che spera sempre di sposarsi; o il giovàne tisico che presto avrà figli dalla "faccia di piccoli vecchi cavalli"; oppure la bambina miope verso cui Dio è misericordioso: siccome è brutta avrà meno possibilità di peccare. La tristezza di questa vita è troppo confusa per essere definita, e la sociologia dà qui una mano alla letteratura. I racconti-reportage napoletani di Anna Maria Ortese sono stati attribuiti al neorealismo poiché danno anche un'immagine della desolazione del meridione. Ma con Vittorini c'entrano molto meno che con Djuna Barnes o con Katherine Mansfield. Durante ìl gioco di un gruppo, un bambino di sette anni si tocca d'improvviso il cuore, si siede lentamente in un angolo e muore. "Questa infanzia ha di infantile soltanto gli anni." Silenziosa come un ragno la miseria regna priva di ogni forma, là "dove il mare non bagna Napoli". E gli intellettuali del posto scrivono brutte poesie come "Questa è la mia città senza grazia" e disputano sulla rivalutazione del dialetto napoletano. La ragione dorme li suo sonno ingiusto. I capricci della penuria o del disamore o della propria inquietudine portano Anna Maria Ortese ancora in molte città, dove trasforma le avversità della vita in letteratura e questa di nuovo in mezzi per sopravvivere. Viaggia sempre in terza, "un modo come tanti per evitare compagnie volgari". Vive in molti posti e li descrive: Milano, che impone ai suoi schiavi incessantemente un silenzio astratto; Genova, la più gentile verso i suoi forestieri; la borghesia di Roma, un unico gnimo di impiegati e salumieri. In vendita in tutte le librerie Feltrinelli Bollettario quadrimestrale di scrittura e critica Portogallo a cura e traduzione 4 di Carmen Radulet e Alberto Pimenta Ass. Cult. Le Avanguardie C.P. 443 · 41100 Modena Abbonamento annuale Italia L 25.000 C/C postale n. 11933413 intestato a Bollettario Modena 19

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