Linea d'ombra - anno IX - n. 61 - giugno 1991

CONFRONTI e i maguttin che pei ponti vann. O sosto in piazza Marengo, avanti a una casa rossa. Ove abita la celebre Camilla. La vedo semper che esce e che rincasa, semper elegant, bella. Guarda anca lee le gru che ci ha semper sotto el rias, guarda la grande cattedra! di cemento che ogni giorno cresce, cresce avanti alla sua casa, scuote la testa e tira on sospiron. Poi, per consolarsi, credo, caccia foeura dalla sua borsetta una manciata di croccantini per i gatti e con largo gesto di seminator li sparge lì per terra: subito, sbucata non si sa da dove, da dietro la palizzata della fabbrica, da via Tenaglia, via Legnano o giù dal Parco e dall'Arena, una muta di randagi miagolanti accorre lì a sbranare quella grazia. Io credo che conoscon laCamilla, i gatt, che sono suoi fedeli abitué, come mi del gran Regista. Ma che vuole la Camilla? Non approva quel teaterche_vien su? Ah, fossi io il reggi tor, il sindaco ·di questo granMilan! Trasformerei tutto, tutto guarito è possibile, in teater: il Castello, la Nord, la Centrale, Brera, la Sormani, · Portello, la Borletti, le Va.resine, l'Archivio di via Senato e pure, con pardon, potendo purè el Domm. Semper per quella storia del rifugio, dell'illusione. Farei insomma viver la gente, invece che nella città alquanto tristarella, invece che col niagon, sempre nel teatro, nel calore, nella luce, in comode poltrone di velù, ad assistere ogni giorno al capo d'opera che prepara el noster geni, el Regista, el magnifich Regent. Sono andato poi, allo scopo di sbollir la gelosia, a visitar el Commenda, làal Monumental, al "Museo tra ilTempoel'Etemità". ·Prendendo il 33, il tram delle vedove, come lo chiamano. Ci ho portato i fiori. Solerte, l'impiegl;lto, mi die' la pianta con su segnato - con ona crosetta, natural - il postò ov'Egli è. Ed è di là dell'Emiciclo, propi in faccia al Famedio, visavì al Manzoni, al Verdi, al Cattaneo, al Boito, al Beltrami, al Berchet, all'Hayez, al Carcano, al Rovani, al Cantù ...Ma anca Lu, l'è in un bel mausoleo civico, ove trovano riposo illustri cittadini, Giovanni D'Anzi, esempi, Bracchi Alfredo, Guicciardi Emilio ... Mi metto là, coi fiori in man, gli dico che non è giusto che Lu, el suo Regista, el geni, tradisca la prosa per la lirica. Glielo dicesse Lu, el Commenda, magari in sogno. E fu allor, nel frusciar de' rami di pioppi e di magnolie, che mi parve d'udir la voce del Direttor, del Commenda, che diceva: «Ah, che gran teatro stabile l'è el gran Milan!» «E la vita?» osai domandar tutto tremante. «Una farsa irresistibile!». Descrizione del dolore Su Anna Maria Ortese FranzHaas In un albergo di Londra c'è nel cortile un gatto che non si muove. Una giovane donna è arrivata in città da due giorni e decide di rimanervi per sempre se quell'animale rimarrà seduto davanti a lei per più di un minuto. Il gatto si alza e va via e la donna lascia l'Inghilterra subito e per sempre. La donna che racconta questo sarà ancora spesso guidata da gatti lunatici nella sua vita di seri ttrjce, di città in città, con poco bagàglio, minuta e magra come è. Incontrerà cose tanto imprevedibili come la povertà, l'amore e l'arte che la scuoteranno non poco. Per il suo romanzo peggiore riceve nel 1967 il più grande premio letterario ·d'Italia, e quando esce nel 1975 la sua opera maggiore non viene recensita da nessun giornale del Paese. Anna Maria Ortese è nata nel 1914 a Roma. Qualche volta i critici di oggi cautamente collocano la sua prosa fra la migliore degli ultimi decenni. Ma ciò non diminuisce l'isolamento di questa scrittrice, in un paesaggio culturale disfatto dai massmedia, paesaggio in cui vige (severamente come da nessun'altra parte in Europa) la legge dèlla hit-parade anche nella letteratura. Le sue prime poesie e racconti napoletani sono come ragnatele dell'epoca borbonica che sprofondano nel fragore degli anni Trenta. Dalla guerra mette in salvo soltanto la vita; dopo non scrive più poesie. Per sopravvivere devono bastare ora i reportages su Napoli e Milano e su viaggi all'estero, testi che conquistano premi, sv_entanola fame e arricchiscono la letteratura degli anni Cinquanta di alcuni degli scritti migliori. Il suo primo vero insuccesso glielo porta nel 1965 il romanzo L'Iguana, uno dei pochi libri "destinati a onorare la letteratura italiana del dopoguerra", come qualcuno assicura con venti anni di ritardo. Scoraggiata dalla vita in appartamentini squallidi, congegna (contro la sua coscienza letteraria) un romanzo senti18 mentale su poveri amanti intellettuali - e riceve il Premio Strega. Come penitenza per questo peccato ·estetico la scrittrice rifiuta per otto anni ogni compromesso e descrive una variante irreale della sua gioventù, _inun sonnambulesco atto artisticolinguistico senza pari. Ma il romanzo Il porto di Toledo non viene notato, sparisce per molto tempo dai programmi editoriali, e si può tuttora presso i rigattieri napoletani trovare la sua prima edizione. . Ormai da quindici anni la scrittrice vive ritirata sulla costa ligure; ogni tanto la presentano sulle pagine culturali quale curiosità d'altri tempi, ma buona parte dei suoi libri si possono leggere solo nelle biblioteche. Questo silenzioso scandalo letterario continua nei manuali più recenti dove si parla dei beniamini An~a Maria Ortese, ieri (foto di Giovanni Giovannetti).

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